Terminati gli studi ecclesiastici ("con inusuale successo", secondo quanto afferma la Catholic Enciclopedia), insegnò filosofia per undici anni, dal 1837 fino alla rivoluzione del 1848, anno in cui, a causa della stessa rivoluzione, si trasferì a Malta. Al ritorno in Italia ebbe l'incarico di insegnare teologia.
Nel 1841 fondò a Napoli, con il filosofo e teologo Gaetano Sanseverino (1811-1865), il periodico cattolico La Scienza e la Fede, con lo scopo di criticare le nuove idee del razionalismo, dell'idealismo e del liberalismo, dalle pagine del quale veniva sostenuta una strenua battaglia in favore del brigantaggio, interpretato come movimento politico contrario all'unità d'Italia, ovvero: "La cagione del brigantaggio è politica, cioè l'odio al nuovo governo".
Fu studioso della filosofia scolastica di Tommaso ed iniziatore del cosiddetto neotomismo o neoscolastica[2]: gli storici della teologia cattolica lo considerano come colui che fece rinascere la filosofia scolastica dell'Aquinate. Inaugurò questo movimento nel 1840 con la pubblicazione del Corso di filosofia. Portò avanti questo movimento attraverso l'insegnamento nelle aule, con libri di testo sulla filosofia, con articoli su La Civiltà Cattolica e altri periodici, con altri lavori maggiori, e anche attraverso il suo lavoro di membro dell'Accademia Romana, alla quale fu chiamato da Leone XIII.
Con i padri Carlo Maria Curci, Carlo Piccirillo e Raffaele Ballerini sostenne su La Civiltà Cattolica la tesi, per quei tempi revisionista, secondo la quale il brigantaggio fu la legittima resistenza di un popolo a una conquista non solo territoriale, ma soprattutto ideologica[3].
Carlos Sommervogel s.j. parla di più di quaranta lavori pubblicati dal Liberatore, ed elenca i titoli di più di novecento articoli, includendo le recensioni su La Civiltà Cattolica.
La Chiesa cattolica del suo tempo vide in lui per più di mezzo secolo l'infaticabile campione della verità nei campi della filosofia e della teologia.
I filosofi della sua scuola mettono in evidenza nei suoi scritti la acutezza dei giudizi, la forza degli argomenti, la sequenza logica del pensiero, la stretta osservazione dei fatti, la conoscenza dell'uomo e del mondo, la semplicità ed eleganza dello stile.
All'inizio del XX secolo era giudicato da molti nella Chiesa cattolica il più grande filosofo dei suoi tempi. Si riteneva che vivesse santamente, e si scorgeva in lui un profondo spiritoreligioso.
Theses ex metaphysica selectae quas suscipit propugnandas Franciscus Pirenzio in collegio neapolitano S. J. ab. divi Sebastiani Quinto Idus Septembris anno MDCCCXLII, Napoli 1842
Per il Liberatore il ritorno all'Aquinate doveva essere orientato alle sue dottrine originarie: Liberatore era convinto che dopo di lui ben poco di nuovo aveva prodotto il pensiero umano.
Brigantaggio. Legittima difesa del Sud. Gli articoli della "Civiltà Cattolica" (1861-1870), introduzione di Giovanni Turco, Napoli, Editoriale Il Giglio, 2000
Tommaso Mirabella, Il pensiero politico del p. Matteo Liberatore ed il suo contributo ai rapporti tra Chiesa e Stato, Milano 1956;
M. Scaduto, Il pensiero politico del p. Matteo Liberatore ed il contributo ai rapporti tra la Chiesa e lo Stato, in Archivum historicum Societatis Iesu, XXVII (1958), pp. 176 s.;
Roger Aubert, Aspects divers du néo-thomisme sous le pontificat de Léon XIII, in Aspetti della cultura cattolica nell'età di Leone XIII, a cura di Giuseppe Rossini, Roma 1961, pp. 133-227;
Gabriele De Rosa, Storia del movimento cattolico in Italia, I-II, Bari 1966, ad ind.;
Federico Lombardi, La Civiltà cattolica e la stesura della "Rerum novarum". Nuovi documenti sul contributo del p. Matteo Liberatore, in La Civiltà cattolica, 1982, n. 1, pp. 471-476;
Francesco Dante, Storia della "Civiltà cattolica", Roma 1990, pp. 273-283;
Nomenclator literarius theologiae catholicae, V, pp. 1488-1491;
Carlos Sommervogel, Bibliothèque de la Compagnie de Jésus, IV, coll. 1774-1803;
Grande antologia filosofica, XXVII, Milano 1989, pp. 255-268.