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religiosa italiana Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Maria Troncatti (Corteno, 16 febbraio 1883 – Sucúa, 25 agosto 1969) è stata una religiosa italiana, missionaria della congregazione delle Figlie di Maria Ausiliatrice presso gli indios dell'Ecuador. È stata beatificata da papa Benedetto XVI nel 2012.
Seconda di quattordici figli, dei quali solo otto sopravvissuti, viene cresimata a tre anni e riceve la prima comunione a sei anni. Di carattere allegro e vivace, frequenta il catechismo e comincia a partecipare quotidianamente alla Messa, che la apre alla percezione dell'amore paterno di Dio. A quindici anni aderisce all'Associazione delle Figlie di Maria, fondata l'anno precedente dal parroco. Matura intanto in lei il desiderio di una totale consacrazione a Dio, ma deve attendere la maggiore età per chiedere di essere ammessa all'Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice. Dopo il noviziato, il 17 settembre 1908 emette i primi voti per un anno di prova. Il suo primo luogo di apostolato è a Varazze, in Liguria, poi, nell'imminenza della prima guerra mondiale, è mandata a frequentare un corso per crocerossine, e più tardi assiste i feriti giunti dal fronte.
Il 25 giugno 1915 si salva miracolosamente nell'alluvione che colpisce Varazze, dopo essersi affidata alla protezione speciale della Madonna[1]. Al termine della guerra è inviata per un anno a Genova, per assistere gli orfani di guerra, l'anno successivo è a Nizza, nella Casa madre dell'Istituto. Intanto, avendo espresso la sua disponibilità a partire per le missioni, viene destinata all'Ecuador. Con altre due consorelle giovanissime, a trentanove anni, il 9 novembre 1922 parte e giunge a Guayaquil, dove iniziano i suoi quarantasette anni di missione. Dapprima è a Chunchi, abitata in prevalenza da indios, e improvvisa un ambulatorio e un dispensario farmaceutico. Nel 1925 giunge a Méndez, in piena selva amazzonica, dove guarisce la figlia del capo degli indigeni, e lei e le consorelle vengono accolte con entusiasmo, subentrato alle prime minacce[2]. Il 4 dicembre 1925 giungono infine alla collina sagrada di Macas, dove i salesiani avevano creato un centro missionario: qui si svolgerà l'ultima parte dell'esistenza di suor Maria, dedita, in condizioni ambientali particolarmente difficili, a spendersi eroicamente nell'assistenza di poveri e malati, senza trascurare l'apostolato e trovando la forza necessaria nella preghiera.
Nascono nuovi problemi, dall'ostilità dei coloni bianchi, gelosi della propria supremazia sugli indigeni, a gravi epidemie, soprattutto vaiolo e morbillo. Nel 1944 la sede missionaria è trasferita a Sevilla don Bosco e vengono celebrati i primi matrimoni cristiani. Nel 1954 viene costruito un ospedale in muratura e un piccolo campo di aviazione, che pone fine all'isolamento della vallata. Ai corsi di infermieristica si affiancano corsi di preparazione al matrimonio. Il 4 luglio 1969, però, si concretizzano le minacce di coloni ostili, e la missione viene incendiata. Suor Maria rivela di avere ricevuto dalla Madonna l'annuncio della sua prossima fine, che interpreta come sacrificio espiatorio per la pacificazione tra indigeni e coloni[3]. Il 25 agosto 1969, a Sucúa, capoluogo dell'omonimo cantone ecuadoriano, il piccolo aereo che trasporta la suora precipita in fase di decollo: la religiosa è l'unica vttima, e il dolore unisce tutti quelli che l'avevano conosciuta, compresi gli indigeni e anche coloni. La sua tomba si trova a Macas.
Viene dichiarata Venerabile l'8 novembre 2008, il 24 novembre 2012 è dichiarata Beata, l'omelia per la beatificazione è stata tenuta a Macas dal cardinale Angelo Amato in rappresentanza del papa[4]. La memoria liturgica è il 25 agosto.
Ai fini della beatificazione la Chiesa cattolica ha considerato miracolosa la guarigione di Josefa Yolanda Solórzano Pisco, avvenuta a Portoviejo, capoluogo della provincia ecuadoriana di Manabí. Nell'aprile 2002 la donna cominciò ad accusare i primi sintomi di una patologia, scambiata inizialmente per un'affezione influenzale. Ma la situazione peggiorò rapidamente e l'inferma, ricoverata in ospedale, entrò in coma. Su richiesta dei familiari fu allora dimessa dall'ospedale perché potesse morire a casa.
Per iniziativa di un sacerdote salesiano parenti e amici cominciarono a pregare, chiedendo l'intercessione della Serva di Dio Maria Troncatti. Il 10 maggio 2002, inaspettatamente, la paziente ebbe un improvviso miglioramento, e in breve tempo recuperò le normali condizioni di salute. La guarigione fu giudicata scientificamente inspiegabile dalla Consulta Medica e miracolosa da quella teologica, aprendo la strada alla beatificazione[5].
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