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arcivescovo cattolico indiano Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Marampudi Joji (Bhimavaram, 7 ottobre 1942 – Secunderabad, 27 agosto 2010) è stato un arcivescovo cattolico indiano.
Marampudi Joji arcivescovo della Chiesa cattolica | |
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Incarichi ricoperti |
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Nato | 7 ottobre 1942 a Bhimavaram |
Ordinato presbitero | 14 dicembre 1971 |
Nominato vescovo | 21 dicembre 1991 da papa Giovanni Paolo II |
Consacrato vescovo | 19 marzo 1992 dall'arcivescovo Giorgio Zur |
Elevato arcivescovo | 29 gennaio 2000 da papa Giovanni Paolo II |
Deceduto | 27 agosto 2010 (67 anni) a Secunderabad |
Nacque a Bhimavaram, città indiana situata nella parte orientale dello stato dell'Andhra Pradesh, il 7 ottobre 1942 in una famiglia dalit di etnia telugu. Il piccolo Joji incontra il cristianesimo attraverso i missionari del Pontificio Istituto Missioni Estere (PIME), i primi ad estendere la missione cristiana tra i fuori casta della diocesi di Hyderabad: è stato battezzato proprio da un missionario del PIME.
Fu ordinato sacerdote il 14 dicembre 1971. Il 21 dicembre 1991 fu eletto, da papa Giovanni Paolo II, vescovo di Khammam, e consacrato il 19 marzo 1992 dall'arcivescovo Giorgio Zur (allora nunzio apostolico in India), co-consacranti l'arcivescovo Saminini Arulappa (allora arcivescovo di Hyderabad) e il vescovo Joseph Thumma (allora vescovo di Vijayawada). Successivamente fu nominato vescovo di Vijayawada.
Il 29 gennaio 2000 fu nominato arcivescovo di Hyderabad, succedendo proprio a monsignor Arulappa, che qualche settimana prima del suo insediamento ne aveva criticato la nomina per motivi di appartenenza sociale[1]. Infatti monsignor Joji è stato il primo arcivescovo fuori casta in India; le critiche furono smorzate dallo stesso arcivescovo Joji.
Monsignor Joji apparteneva alla cosiddetta classe dei dalit, che in sanscrito significa calpestati, e un tempo trattati effettivamente come rifiuto sociale. La sua nomina arcivescovile, primo arcivescovo dalit, è stato un importante fatto storico per la Chiesa cattolica in India, che conta ben 16 milioni di dalit tra i suoi fedeli[1]. Egli è considerato fra le più grandi figure della Chiesa cattolica indiana per l’impegno in difesa dei dalit. Per oltre 30 anni, egli si è battuto per l’emancipazione dei fuori casta all’interno della società indiana, dialogando con le più alte cariche politiche e religiose.
Monsignor Joji fu al centro della grave situazione umanitaria che dall'estate del 2008 ebbe luogo in India contro i cristiani, a causa della legge promulgata dal governo che vieta la professione di altre religioni nelle città sacre alla religione Indù; l'arcivescovo di Hyderabad denunciò la posizione del capo ministro cattolico Y. S. Rajasekhara Reddy, che avrebbe ceduto alla volontà degli estremisti indù[2]. Più volte intervenne poi in occasione delle frequenti uccisioni di cristiani per chiedere l'intervento del governo a tutela del popolo cattolico e per assicurare alla giustizia i colpevoli degli omicidi[3], e non risparmiandosi di criticare, insieme alla comunità cristiana, l'azione inerte del governo in questa direzione[4].
Il 28 settembre 2008, intervistato dalla rubrica religiosa di Rai Uno A sua immagine, denunciò la grave situazione cui versava il mondo cattolico in India e le minacce di morte che lui stesso ed altri vescovi indiani avevano ricevuto[5].
Morì per un attacco cardiaco nella casa episcopale di Secunderabad nel pomeriggio del 27 agosto 2010. I funerali sono stati celebrati il 30 agosto 2010 nella cattedrale di Vijayawada. Secondo le sue precise volontà, il corpo è stato sepolto a Vijayawada.
La genealogia episcopale è:
La successione apostolica è:
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