I Maestri comacini (Magistri cumacini, commacini o comaceni in latino[1]) erano dei costruttori, muratori, stuccatori e artisti, raggruppati in una corporazione di imprese edili itineranti composte da professionisti specializzati, attive fin dal VII-VIII secolo nella zona tra il Comasco, il Canton Ticino e in generale la Lombardia.

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Dettaglio scultoreo della basilica di Sant'Abbondio (Como)

Etimologia

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Duomo di Massa Marittima, vasca battesimale di Giroldo da Como (1267)

L'etimologia è incerta: probabilmente il nome di comacini deriva da Como, terra d'origine di questi maestri.[2] Tuttavia già all'inizio del XX secolo Ugo Monneret de Villard ha contestato questa etimologia sostenendo che l'aggettivo che deriva da Como è comasco o comense e preferendo l'origine da cum machinis o cum macinis riferendosi alle impalcature e argani che questi artigiani utilizzavano nella costruzione delle loro opere.[senza fonte]

Altri lo fanno derivare da una radice germanica mak-, dal significato generico di "costruire", analogamente al francese maçon; solo successivamente venne collegato alla regione di Como per paretimologia con comàcino.[3]

Il dibattito è tuttora aperto: alcuni autori preferiscono l'etimologia geografica[4] mentre altri stanno rivalutando la teoria di Ugo Monneret de Villard.[5]

Storia

Il primo documento che cita dei Magister Commacinus è l'Editto di Rotari del 643, negli articoli 144 e 145. Successivamente viene redatto un Memoratorium de mercedibus commacinorum, un tariffario tecnico che stabilisce i prezzi delle opere prestate, probabilmente in epoca liutprandea, o forse sotto il regno di Grimoaldo.[3] Queste maestranze altamente specializzate in campo artistico dunque compaiono già in età longobarda.[6]

Gli anonimi appartenenti alla corporazione erano anche decoratori e scultori, e furono tra i primi maestri del romanico lombardo. Questi scultori si spostavano molto e la loro opera è documentata sin agli inizi del IX secolo su tutte le Prealpi, nella Pianura Padana, nel Canton Ticino, nel Lazio, nelle Marche e in Umbria. Alcuni di loro si spinsero a lavorare fino in Germania, Danimarca e Svezia.[senza fonte]

Tra le migliori opere di questa scuola ci sono la decorazione esterna della basilica di Sant'Abbondio a Como, oppure il coro della basilica di San Fedele, sempre a Como, con figure zoomorfe, mostri, grifoni, ecc. In queste rappresentazioni, le figure umane sono rare e caratterizzate da un aspetto tozzo e poco realistico. Maggiore è la loro maestria nel raffigurare figure animali e complessi intrecci vegetali: ciò è forse dovuto al fatto che questi manovali poterono contare su modelli di stoffe e altri oggetti orientali. Il rilievo è piatto e stilizzato, e ampio è il ricorso al trapano per creare un netto distacco con lo sfondo, di profondità fissa, e per dare effetti di chiaroscuro.

Note

Bibliografia

Voci correlate

Altri progetti

Collegamenti esterni

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