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Madonna del manganello

Rappresentazione iconografica Da Wikipedia, l'enciclopedia libera

Madonna del manganello
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La Madonna del manganello (in Calabria nota come Madonna della mazza) è una rappresentazione iconografica della figura cristiana della Madonna, diffusasi inizialmente a Monteleone (la futura Vibo Valentia) e a Nicastro (oggi quartiere di Lamezia Terme)[1] durante il ventennio fascista e caduta in disuso con la fine del regime.

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Il santino della Madonna del manganello

Una statua con tale rappresentazione, da cui vennero tratti dei santini[2], era presente a Monteleone, ma scomparve alla fine della seconda guerra mondiale[3].

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Iconografia

Riepilogo
Prospettiva

La Madonna del manganello, che mai ricevette un riconoscimento ecclesiastico ufficiale, rientrò in un insieme di rappresentazioni, principalmente in forma di statue e santini, diffuse negli anni trenta del XX secolo, nell'ottica dello spirito clerico-fascista voluto da settori della Chiesa cattolica e dal regime stesso. Anticipazione illustre di queste rappresentazioni è il celebre pannello della Madonna del fascio (1927), attualmente conservato a Predappio.

Nell'ambito di questa corrente, si arrivò nel 1926 a definire san Francesco "precursore del Duce", o l'icona di santa Chiara in trionfo sui fasci littori[4].

Sempre nel contesto di questa corrente clericale si possono inquadrare le numerose "preghiere per il Duce", che furono composte in quegli anni, e divulgate proprio tramite il retro di questi santini[4].

La statua della Madonna del Manganello fu realizzata da Giuseppe Malecore (1876-1967), uno scultore di Lecce specializzato - al pari del padre, Francesco, e del fratello, Aristide - nella lavorazione della cartapesta[5], come arredo sacro per una chiesa non parrocchiale di Monteleone, dal 1928 diventata Vibo Valentia.

La statua rappresentava una Madonna con bambino, nella tipica iconografia della Madonna del Soccorso[6] che, mentre nella mano sinistra sorreggeva il figlio Gesù, con la destra sollevava un manganello nodoso. Ai piedi della donna si trovava un secondo bambino in piedi. La statua era realizzata in cartapesta colorata, e da questa rappresentazione furono realizzate in seguito, con metodo fotografico, alcune serie di santini[7].

L'immagine fu ripresa dagli organi del partito, che la elessero dapprima a "patrona degli squadristi", poi a "protettrice dei fascisti"[8].

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La "preghiera"

Asvero Gravelli, giornalista organico al regime, direttore della rivista «Antieuropa» e raccoglitore dei canti fascisti, compose una sorta di preghiera, che sarebbe stata collocata anche nel retro del santino della Madonna del manganello, la quale così recitava:

«O tu santo Manganello
tu patrono saggio e austero,
più che bomba e che coltello
coi nemici sei severo.
O tu santo Manganello
di nodosa quercia figlio
ver miracolo opri ognor,
se nell'ora del periglio
batti i vili e gli impostor.
Manganello, Manganello,
che rischiari ogni cervello,
sempre tu sarai sol quello
che il fascista adorerà.[9]»
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Rievocazione cinematografica

La figura della Madonna del manganello è stata rievocata da Corrado Guzzanti nel film del 2006 Fascisti su Marte.[10][11]

Note

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Voci correlate

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