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mitragliatrice media Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
La M1919 Browning è una mitragliatrice media americana calibro. 30 (7,62 mm) ampiamente utilizzata nel XX secolo, in particolare durante la Seconda guerra mondiale, la Guerra di Corea e la Guerra del Vietnam. La M1919 ha prestato servizio come arma da fanteria, coassiale, da postazione, da aviazione e antiaerea nelle forze armate di svariate nazioni. Molte M1919 furono in seguito convertite nel nuovo munizionamento 7,62 × 51 mm NATO e sono ancora oggi visibili in servizio.
La M1919 fu l'adattamento per il raffreddamento ad aria dell'allora mitragliatrice standard (raffreddata ad acqua) delle forze americane, la M1917 progettata da John Browning. Lo sviluppo di mitragliatrici a uso generalizzato negli anni Cinquanta, in particolare della M60, relegò la M1919 in ruoli secondari. Gli Stati Uniti convertirono molte armi in 7,62 mm NATO con la designazione Mk 21 Mod 0 e questi esemplari furono usati in gran numero sulle navi di pattuglia in Vietnam, tra gli anni Sessanta e Settanta. Anche altre nazioni della NATO convertirono gli esemplari disponibili per la nuova munizione e in alcuni eserciti l'arma è rimasta in servizio fino alla fine degli anni Novanta.
Un analogo processo di conversione portò alla nascita della ben più massiccia e potente M2, un'arma che usava lo stesso principio di funzionamento ma scalata verso l'alto per utilizzare la nuova munizione .50 BMG (12,7 mm). La M1919 è riconoscibile per le sue dimensioni più contenute e la presenza di un manicotto traforato attorno alla canna.
La M1919 è progettata per sparare la munizione .30 M1906 (meglio nota come .30-06 Springfield) e la sua derivata .30 M2 tramite un nastro in tessuto che si inserisce nell'arma dal lato sinistro. Solo in un secondo tempo furono adottati il nastro metallico disintegrante M1 e la nuova munizione 7,62 mm NATO.
Il caricamento avviene inserendo il nastro nell'arma dal lato sinistro finché un dispositivo all'interno del castello non blocca il nastro in posizione. A questo punto, con il palmo della mano rivolto rigorosamente verso l'alto, si tira e rilascia la manetta di armamento. Questo fa avanzare il primo colpo nel nastro in posizione al centro del castello così che il braccio estrattore possa agganciare la munizione. Tirando nuovamente la manetta di armamento il primo colpo viene agganciato dal braccio estrattore e fatto scorrere verticalmente lungo delle guide (sagomate in modo da accogliere precisamente il collarino della munizione) prima di essere inserito nella camera di scoppio sottostante, mentre il secondo colpo ancora sul nastro scorre nella posizione del precedente pronto per essere estratto dal nastro dal braccio. Al rilascio della manetta, l'otturatore si muove in avanti sotto l'azione della molla di recupero: il colpo estratto in precedenza viene accompagnato nella camera di scoppio mentre il braccio estrattore, mosso da guide sagomate sulle facce laterali del castello, torna verso l'alto e aggancia il fondello della prossima munizione dal nastro, pronto a ripetere il ciclo a ogni sparo. Il ciclo prosegue finché il grilletto viene tenuto premuto.
A questo punto si deve considerare il progetto originale dell'arma (M1917), ovvero una mitragliatrice raffreddata ad acqua. Quando si decise di alleggerire l'arma rimuovendo il manicotto con il liquido, il funzionamento a otturatore chiuso comincià a causare l'insorgenza di situazioni potenzialmente pericolose. Nel caso l'arma sia infatti particolarmente calda a seguito di sessioni di fuoco prolungato, la munizione pronta al fuoco finisce per trovarsi in una camera di scoppio estremamente calda (anche al punto da emettere la caratteristica luce rossa del ferro incandescente) e questo calore può provocare l'ignizione della polvere con conseguente sparo accidentale dell'arma. A questo punto ogni colpo contribuirebbe ad aumentare sempre di più la temperatura della camera di scoppio e, data l'alimentazione automatica dell'arma, tutti i colpi presenti nel nastro verrebbero sparati in rapida sequenza senza che l'operatore possa in alcun modo interrompere tale ciclo fino all'esaurimento dello munizioni. Questo spiega perché i soldati sono addestrati ad azionare la manetta d'armamento con il palmo verso l'alto: in questo modo, in caso di sparo accidentale, il pollice andrebbe a trovarsi fuori dal percorso della manetta che al contrario potrebbe rompere il dito dell'operatore.
Per prevenire il surriscaldamento dell'arma i soldati erano addestrati a sparare in brevi raffiche, solitamente tra i tre i cinque colpi. La regola delle raffiche brevi era valida per qualunque mitragliatrice dell'epoca, ma era anche vero che molte di esse possedevano canne a cambio rapido (MG 42 in primis) e un azionamento a otturatore aperto, che preveniva il problema del cook-off non inserendo un colpo in una camera di scoppio potenzialmente rovente.
Quando l'arma è pronta al fuoco, il colpo si trova nella camera di scoppio con otturatore e canna saldamente vincolati uno all'altro tramite il blocco di chiusura posto sul retro dell'estensione della canna. Quando il grilletto viene premuto verso l'alto dall'operatore, l'altra estremità spinge verso il basso il dente di aggancio del cane, permettendo al percussore (a molla) di muoversi in avanti colpendo l'innesco della munizione.[7]
Mentre il sistema otturatore-canna-estensione canna si muove all'indietro sotto azione del rinculo, il blocco di chiusura viene forzato verso l'alto da una canna sagomata sulla parete del castello. L'estensione della canna in arretramento impatta sul blocco acceleratore, un pezzo metallico a forma di mezzaluna che ruota attorno a un perno appena al di sotto dell'otturatore. Le due punte dell'acceleratore si interfacciano con due recessi nella parte inferiore dell'otturatore, imprimendo al blocco un'ulteriore spinta (da qui il nome acceleratore).[7]
L'estrattore-espulsore consiste di un braccio oscillante mosso da una camma sul lato sinistro del castello. All'arretramento dell'otturatore il braccio viene spinto verso il basso assieme al nuovo colpo da caricare, spingendo allo stesso tempo il bossolo vuoto fuori dall'arma verso il basso. Una molla sul coperchio superiore dell'arma spinge l'estrattore verso il basso (in modo che possa sempre agganciare il nuovo colpo dal nastro) permettendo però di rilasciare il nastro con la copertura sollevata (quindi senza tensione sull'estrattore).[7]
La leva di alimentazione del nastro è collegata al nottolino di alimentazione all'estremità anteriore e ha un perno sul retro che scorre su un tracciato sagomato sulla faccia superiore dell'otturatore. Un perno sullo sportello superiore dell'arma funge da punto di rotazione per la leva di alimentazione: il movimento all'indietro dell'otturatore spinge il perno posteriore della leva verso destra, costringendo l'altra estremità a muoversi in direzione opposta agganciando il nastro in un punto più a sinistra del precedente. Il movimento in avanti dell'otturatore costringe invece la leva a compiere il movimento opposto, spostando la parte anteriore verso destra assieme al nastro (nel caso di un nastro frammentante M1, la maglia vuota viene espulsa dal lato destro dell'arma)[7]. Un "ammortizzatore" integrale al castello permette di assorbire parte dell'urto, rendendo l'operazione dell'arma più fluida e controllabile.
A eccezione della M1919A6, tutte le altre varianti dell'arma devono essere montate su treppiede (o al limite bipiede) per essere usate con effetti apprezzabili. Il movimento verticale dell'arma su affusto richiede la regolazione di una vite, mentre il movimento orizzontale è libero. L'arma dispone di mire metalliche: un palo anteriore e un'apertura posteriore che scorre su una guida graduata da 200 a 1.800 m in incrementi di 200 m. Quando riposta, l'apertura è sostituita da una tacca di mira da battaglia che permette di usare rapidamente l'arma in caso di emergenza.
Come arma di supporto, la M1919 richiedeva una squadra di almeno due uomini per il suo funzionamento. Tuttavia, all'atto pratico, quattro uomini erano coinvolti nelle operazioni: il tiratore (che sparava con l'arma e, in movimento trasportava il treppiede e le munizioni), l'assistente al tiro (che si occupava dell'alimentazione e trasportava gli strumenti e i pezzi di ricambio necessari) e altri due uomini addetti al trasporto munizioni[8]. L'idea originale era fare sì che l'arma fosse più facilmente trasportabile e questa presentava quindi una canna leggera e un bipiede quando introdotta nella variante M1919A1. Sfortunatamente, l'arma presentò problemi in entrambi i campi: il movimento era ostacolato dall'eccessivo peso, mentre la canna si riscaldava rapidamente in caso di fuoco prolungato. Questo portò allo sviluppo della M1919A2, che presentava una canna pesante e un treppiede, due caratteristiche che permettevano di usare l'arma anche in raffiche prolungate.
La M1919A4 pesava 14 kg e veniva generalmente montata su un treppiede da fanteria, ma non mancavano affusti da veicolo. L'arma vide un uso esteso durante la Seconda guerra mondiale montata su jeep, trasporti truppe, carri armati e veicoli anfibi. La M1919A4 fu essenziale nell'aumentare il potenziale di fuoco dei soldati americani durante il conflitto[9].
La M1919A5 fu un'ulteriore sviluppo della A4 e presentava un punto di montaggio spostato verso la volata per permettere il montaggio dell'arma su veicoli corazzati e questa rimase l'armamento secondario di base per tutta la Seconda guerra mondiale. La variante M37 coassiale poteva essere alimentata sia da destra che da sinistra e presentava una manetta di armamento modificata che permetteva all'operatore di caricare l'arma dall'interno del veicolo. Una variante sperimentale con organi di mira appositamente sviluppati fu designata M37F.
Un'altra versione, denominata M1919A6, nacque dal tentativo di trasformare l'arma in una vera mitragliatrice leggera dotandola di bipiede, calcio, maniglia di trasporto, canna leggera (1,8 kg contro 3,2 kg) e frangifiamma. La M1919A6 era di fatto più pesante della A4 (senza il treppiede) ma il bipiede permetteva un più rapido dispiegamento e eliminava di fatto il quarto membro della squadra[10]. La variante A6 fu usata con sempre maggior frequenza nelle fasi terminali della Seconda guerra mondiale e soprattutto in Corea. Nonostante le modifiche fosse volte a rendere l'arma più adatta al ruolo di mitragliatrice leggera, si trattava comunque di un ripiego e nonostante l'affidabilità la M1919A6 rimaneva comunque poco pratica per il nuovo ruolo. Di fatti, se nel caso della A4 si avevano due uomini che si accollavano uno la mitragliatrice (14 kg) e l'altro il treppiede (6,4 kg), nel caso della A6 un solo uomo doveva sobbarcarsi la sola arma che era però più pesante (14,7 kg)[11].
Alla fine degli anni Cinquanta, una M1919 azionata da remoto tramite solenoide fu sviluppata per l'uso nel sottosistema d'armi XM1/E1 e fu designata M37C. La conversione in 7,62 mm NATO operata dalla Marina porterà alla nascita della Mk 21 Mod 0 che fu usata anche in Vietnam.
Dagli anni Sessanta fino a tutti gli anni Novanta, lo IDF ha usato mitragliatrici M1919A4 convertite in 7,62 mm NATO sui veicoli corazzati. Fu anche sviluppato un nuovo nastro che riduceva gli inceppamenti causati dal nastro M1 standard e permetteva di usare tre munizioni: 7,62 mm NATO, .30-06 e 8 mm Mauser.
Con l'assistenza degli ingegneri della Fabrique Nationale de Herstal[12], la M1919 fu completamente rielaborata nella variante aeronautica AN/M2 (Army-Navy). L'arma fu adottata sia in ruolo offensivo che difensivo sugli aerei: tali armi richiedevano basso peso, potenza di fuoco e affidabilità e avere tutte e tre le caratteristiche contemporaneamente si era dimostrato difficile, considerando che l'azionamento a otturatore chiuso era necessario per la compatibilità con i dispositivi di sincronizzazione. Le pareti del castello e le parti mobili dell'arma furono assottigliate e alleggerite e grazie al raffreddamento garantito dall'alta velocità dell'aereo, la canna poté essere ulteriormente alleggerita. Il risultato fu una mitragliatrice più leggera di circa un terzo e con un rateo di fuoco che sfiorava i 1.500 colpi al minuto[12], necessario per aumentare le possibilità di colpire bersagli in movimento rapido. Il dispositivo di alimentazione della M2 doveva sollevare il nastro (5 kg in tutto) dal porta munizioni e inserirlo autonomamente nell'arma[13]. Tra il personale militare l'arma si guadagnò la reputazione per essere in assoluto l'arma più difficile da riparare in caso di malfunzionamenti e/o danneggiamenti[13].
La M2 appariva anche in versione geminata, accoppiando due M2 con alimentazioni opposte (una da destra l'altra da sinistra) che potevano essere azionato da un solo operatore e raggiungevano un rateo di fuoco totale di oltre 2.400 colpi al minuto. Le M2 furono montate su numerosi aerei dall'inizio del secondo conflitto mondiale ma la loro eliminazione iniziò nel 1943 quando ormai la M2 (stavolta in calibro. 50 BMG) e il cannone automatico Hispano-Suiza HS.404 da 20 mm avevano preso piede. L'arma venne a questo punto relegata a ruoli di terra e spesso ceduta alle potenze alleate[14].
La stessa arma poteva essere camerata per il. 303 Bitish e fu ampiamente usata come arma per i caccia fino a che fu soppiantata dai più efficaci cannoni automatici Hispano-Suiza HS.404. I caccia Mosquitoes montavano quattro mitragliatrici .303 sul muso mentre i Beaufighters ne avevano sei sotto le ali, entrambi a fianco di quattro cannoni automatici da 20 mm montati sotto la fusoliera.
La variante in .303 era montata anche sugli Hawker Hurricanes consegnati alle forze aeree sovietiche durante la Seconda guerra mondiale. I piloti le paragonavano alle russe ShKAS in termini di affidabilità. "L'unico problema per le armi era la polvere" ricordava il pilota Nikolaj G. Golodnikov "risolvevamo il problema incollando percalle in tutti i fori dall'arma e quando aprivamo il fuoco i proiettili passavano attraverso senza problemi. A quel punto l'arma era veramente efficiente, tranne che su distanze quali 150 e 300"[15].
Varianti simili furono prodotte dalla FN specialmente nel calibro 8 mm Mauser, ampiamente diffuso in Europa orientale, e dalla Carl Gustaf SGF nei calibri 6,5 × 55 mm e 8 × 63 mm.
L'argentina adottò una variante prodotta dalla Colt e camerata per la munizione proprietaria 7,65 × 53 mm.
La M1919 fu prodotta durante il secondo conflitto mondiale da tre diverse compagnie statunitensi: Buffalo Arms Corporation, Rock Island Arsenal e Saginaw Steering Gear (sussidiaria della General Motors). Nel Regno Unito, invece, la produzione fu affidata quasi esclusivamente alla BSA. Il prezzo iniziale era di circa $ 667,00 a pezzo ma l'avvio della produzione di massa portò a una graduale riduzione fino a un minimo di $ 141,44 a pezzo. Nel 1978, il prezzo per una M1919A4 si aggirava sui $ 579.00 a pezzo[16].
In principio la M1919 fu pensata per l'uso sui carri armati. Il raffreddamento ad aria rendeva la M1917 inadatta all'uso sui carri armati a causa del troppo ingombro e della vulnerabilità del manicotto. Browning modificò la M1917 con raffreddamento ad aria eliminando il manicotto e sostituendolo con una canna dal profilo più pesante.
Altre nazioni hanno usato varianti della M1919 in diversi ruoli. Le Forze Aeree della Rhodesia adottarono le Browning Mk II inglesi (.303 British) accoppiandole per l'uso aereo sui loro elicotteri Alouette III G-Car[36], più altri esemplari dotati di bipiedi presi dalla FN MAG, impugnatura a pistola e calciature per l'uso a terra[37][38]. Anche la FN Herstal ha prodotto su licenza esemplari di M1919 e queste sono state usate, tra gli altri, sui caccia Fokker D.XXI e IAR-80/81. Gli austriaci adottarono la M1919A4 con la designazione MG A4[35], mentre i danesi adottarono le due varianti A4 e A5 con le denominazioni rispettivamente MG m52-1 e MG m52-11[35]. Anche gli israeliani hanno usato fino a tempi relativamente recenti la variante A4 convertita in 7,62 mm NATO sui loro veicoli corazzati[35].
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