Mù (Italia)
frazione del comune italiano di Edolo Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
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Mù (Mö in dialetto camuno[1]) è dal 1927 una frazione del comune di Edolo, in Val Camonica.
Mù frazione | |
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Resti del castello di Mù | |
Localizzazione | |
Stato | Italia |
Regione | Lombardia |
Provincia | Brescia |
Comune | Edolo |
Territorio | |
Coordinate | 46°10′51.89″N 10°20′20.29″E |
Altitudine | 717 m s.l.m. |
Abitanti | |
Altre informazioni | |
Cod. postale | 25048 |
Prefisso | 0364 |
Fuso orario | UTC+1 |
Cartografia | |
Il paese di Mù si trova sopraelevato rispetto l'abitato di Edolo, da cui è separato dal fiume Oglio. La parte a valle del paese, presso le sponde del fiume, era un tempo chiamata Capo di Ponte di Mù.
Il 6 marzo 1206 la famiglia Avogadro riceve dal vescovo di Brescia Giovanni da Palazzo l'investitura della corte di Cemmo, Mù, Pisogne e Gratacasolo.[2]
La domenica 15 marzo 1299 Cazoino da Capriolo, camerario del vescovo di Brescia Berardo Maggi, inizia da Mù la stesura dei beni vescovili in Val Camonica. Sono consoli della vicinia di Mù Giovanni Bonomini e Filippo Caveyate, che giurano secondo la formula consueta fedeltà al vescovo, e pagano la decima dovuta. Inoltre promettono di mantener pulito il canale che porta l'acqua al pratum de Botta, di proprietà della curia; il prato de Auru doveva essere irrigato con l'acqua che transitava per il paese di Mù. Inoltre Mù, Sonico ed Edolo dovevano provvedere al servizio di guardia del castello di Mù con due uomini giornalieri.[3] (Testo della dichiarazione di fedeltà in latino disponibile su wikisource)
Il 14 ottobre 1336 il vescovo di Brescia Jacopo de Atti investe iure feudi dei diritti di decima nei territori di Incudine, Cortenedolo, Mù, Cemmo, Zero, Viviano e Capo di Ponte a Maffeo e Giroldo Botelli di Nadro.[4]
Nel 1371 si firma presso la casa dei Federici di Edolo un accordo tra i pastori di Mù e quelli di Dalegno che vietavano loro di accedere alle malghe sul monte Avio.[5]
«Dictus mons de Lavio cum omnibus suis pertinentiis cui coheret: ab una parte communis Sonici, ab alia parte commune de Demo et Bertio, an alia parte comune de Mu, ab alia parte saxa sive cornua deserta, confinantia cum montibus tridentinis, salvis aliis coherentiis sit et esse debet communis et hominum de Mu, vel aliquem eorum, in possessione vel proprietate dicti montis; et quod debeant permittere dictos homines et commune de Mu pacifere possidere dictum montem tamquam rem suam propriam»
Alla pace di Breno del 31 dicembre 1397 i rappresentanti della comunità di Mù, Ubertino Bertolini e il notaio Bertolino Ubertini, si schierarono sulla sponda ghibellina.[6]
Nel 1432 Venezia fa smantellare il castello di Mù dei Federici.[7]
Famiglie che hanno ottenuto l'infeudazione vescovile dell'abitato:
Famiglia | Stemma | Periodo |
Avogadro | 1206 - | |
Botelli | 1336 - | |
Federici |
Le chiese di Mu sono:[8]
Il 6 ottobre 2018 è stata inaugurata la panchina gigante del progetto "Big bench community" nei pressi delle rovine del castello. È di color rosso, larga quasi 4 metri e offre un panorama unico su Edolo e dintorni.
Gli scütüm sono nei dialetti camuni dei soprannomi o nomiglioli, a volte personali, altre indicanti tratti caratteristici di una comunità. Quello che contraddistingue gli abitanti di Mù è Mànec (manici)[10], Maèg
Tradizione vuole che Mù fosse un tempo una grande borgata, fin quando un lago antico, che si estendeva presso la valle Foppa, straripò e sommerse l'abitato.[7]
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