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Luigi Trecourt (Bergamo, 1808 – Costa di Mezzate, 6 aprile 1890) è stato un pittore italiano.
Nato a Bergamo nel 1808 da Caterina Fantina e Andrea Trécourt, francese di Passy; nonostante le precarie condizioni economiche della famiglia, nel 1821 si iscrive all'Accademia Carrara di Bergamo, come i fratelli Giacomo e Francesco (1815-1885)[1], Francesco Coghetti, Francesco Ferrari e Piccio Carnovali, dove è allievo del neoclassicista Giuseppe Diotti[2], dal quale nel 1826 viene premiato con una medaglia d'argento[3] per la copia di un dorso di Laocoonte.
I primi anni dell'attività pittorica sono focalizzati sulla realizzazione di composizioni sacre e a soggetto biblico, in seguito si specializza in opere di stampo neoclassicista, con elementi maggiormente rivolti alla modernità rispetto al maestro Diotti che lo fanno apprezzare dalle grandi famiglie altoborghesi di zona, come i Camozzi-Vertova[4] e i Giulini, dei quali è spesso ospite presso Villa Belgiojoso Giulini di Velate[5].
Nel 1838 venne nominato maestro di pittura presso la scuola civica di Pavia, nello stesso periodo in cui Giacomo è Direttore della Civica Scuola di Pittura: è considerato uno dei maestri di Federico Faruffini e Tranquillo Cremona, esponenti di spicco del panorama artistico lombardo della seconda metà dell'Ottocento[6].
Oltre all'esecuzione di ritratti per famiglie borghesi della zona, è molto attivo nella decorazione e affrescatura in edifici di prestigio e chiese, unitamente agli altri artisti della scuola del Diotti.
Partecipa all'Esposizione dell'Accademia di belle arti di Brera del 1835 con La parabola dei fanciulli, del 1837 con La maledizione di Cam[7] e Sinite parvos venire ad me, oltre a far parte della commissione valutatrice della Mostra di Belle Arti di Brescia del 1857; l'ultima esposizione documentata è quella dell'Accademia Carrara del 1870 con Madonna col figlio.
Nel 1882 dona all'Accademia Carrara un fondo costituito da disegni e opere del fratello Giacomo, appena defunto, di Piccio Carnovali, Luigi Sabatelli e Francesco Coghetti[8].
Muore a Costa di Mezzate il 6 aprile 1890: viene sepolto nel locale cimitero[9].
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