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Loggia del Mercato Nuovo
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La loggia del Mercato Nuovo, detta popolarmente anche loggia del Porcellino, è un edificio storico di Firenze, situato al centro dell'omonima piazza. Il nome deriva per distinzione col Mercato Vecchio, situato nella zona dove oggi sorge piazza della Repubblica, mentre il riferimento popolare è legato alla presenza della celeberrima fontana del Porcellino.
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L'edificio appare nell'elenco redatto nel 1901 dalla Direzione Generale delle Antichità e Belle Arti, quale edificio monumentale da considerare patrimonio artistico nazionale.
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Storia
Riepilogo
Prospettiva

La loggia fu eretta per volontà del granduca Cosimo I de' Medici su progetto del legnaiolo Giovanni Battista del Tasso tra il 1547 e il 1551, in modo da creare un'area coperta e destinata alla mercatura della seta e di oggetti preziosi (e negli ambienti sovrastanti destinata ad archivio degli atti notarili). Su tale struttura intervenne successivamente Bernardo Buontalenti[1]), sostituendo alle colonne angolari quattro pilastri di rinforzo, "adattandovi otto nicchie da porvi statue di marmo alludenti alla Mercatura, e che la principale fosse Mercurio col caduceo", e utilizzando uno di questi per ricavare una scala a chiocciola per l'accesso ad uno stanzone soprastante.

A impreziosire il luogo era inoltre un tempo un orologio con un putto realizzato da Andrea del Verrocchio che batteva le ore, e la fontana del Porcellino di Pietro Tacca, originariamente collocata sul lato di via Calimala. Presso la loggia ebbero luogo varie tradizioni e feste popolari.
La loggia fu restaurata nel 1838 su progetto dell'architetto Paolo Veraci e successivamente fu oggetto di un progetto volto a collocare nelle nicchie - a imitazione di quanto nei decenni precedenti era accaduto al loggiato degli Uffizi - una serie di otto statue di illustri fiorentini, ben presto naufragato ma nell'ambito del quale si realizzarono comunque le attuali tre statue. In quegli anni la loggia era molto nota come mercato dei cappelli di paglia di Firenze.
Al 1928-1931 - dopo un intervento di rifacimento delle tettoie condotto nel 1904 - è documentato un altro importante cantiere volto a ricostruire i gradini di accesso, a rinnovare le basi di colonne e pilastri, le modanature di capitelli e cornici e ancora a ripristinare la tettoia e rinnovare le grondaie.
Negli anni cinquanta del Novecento si intervenne negli stanzoni sotto tetto per dare migliore sistemazione all'archivio storico del Comune, che nel frattempo aveva preso il posto di quello notarile. Nel 1964-1965 fu interamente rifatta la pavimentazione e restaurata la ruota di marmo centrale. La loggia e le statue furono quindi restaurate nel corso di un intervento durato dal 1996 al 2003, su progetto dell'architetto Claudio Cestelli e del dottor Carlo Francini, con la direzione dei lavori di Claudio Cestelli (impresa esecutrice R.A.M.).
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Descrizione
Riepilogo
Prospettiva

Venti colonne composite e otto pilastri di pietra ornati di nicchie e tabernacoli s'innalzano sopra di un basamento di alcuni gradini, e vanno a sostenere degli archi a tutto sesto e le volte a vela ornate nel centro da una specie di rosone di pietra con l'insegna medicea degli anelli di diamante e il motto "Semper". Fra le volte e il tetto si trovano diversi stanzoni ai quali si ascende per delle scalette a chiocciola situate nei pilastroni angolari, che fino al tempo di Cosimo I furono destinati per Archivio degli Atti originali notariali, affinché fossero più al sicuro dalle accidentalità[2].
Al centro della parte alta dei quattro lati sono grandi targhe con leggere varianti nel disegno della cornice, due delle quali (quelle sui lati lunghi) contenenti una iscrizione in latino in lettere capitali romane (segnalata e trascritta da Francesco Bigazzi) in ricordo della munificenza di Cosimo I, datata al 1548.
Nel lato fronteggiante il palazzo della Borsa Merci è collocata la copia della fontana del Cinghiale di Pietro Tacca (1633 circa, l'originale attualmente conservato presso il Museo Bardini) nota come del Porcellino (già posta davanti a quella che è l'attuale farmacia del Cinghiale e qui trasferita in occasione del cantiere del 1928), a sua volta copia in bronzo dell'originale ellenistico in marmo oggi alla Galleria degli Uffizi.
Sul pilastro a sinistra della fonte è una targa posta nel 2005 che ricorda come qui fosse nata l'ispirazione per la fiaba Il porcellino, del novelliere danese Hans Christian Andersen. Sempre alle spalle dell'opera è una targa in memoria di don Giulio Facibeni, con bassorilievo eseguito da Mario Moschi nel 1969.
- Un capitello
- Chiave di volta con insegne medicee
- La fontana del Porcellino da dietro
- Una delle due porte per la scalinata verso il piano superiore
- L'altra porticina sul lato sud ovest
Fontana del Porcellino

La fontana è collocata al centro del lato della loggia del Mercato Nuovo fronteggiante il palazzo della Borsa Merci e, nonostante la sua notorietà, quella che si vede è un copia del 2008 dell'opera realizzata da Pietro Tacca nel 1633 circa (attualmente conservata presso il Museo Stefano Bardini), con un basamento realizzato dallo stesso verso il 1540 in occasione della sistemazione dell'opera come fontana pubblica, a ristoro dei commercianti e degli avventori del Mercato Nuovo. Peraltro la sua collocazione originale era sul lato orientale della loggia, nello spazio antistante la farmacia del Cinghiale, da dove venne qui trasferita in occasione dei lavori che interessarono la loggia nel 1928, per facilitare il traffico veicolare lungo l'asse di Por Santa Maria. Proprio l'uso continuativo del getto d'acqua portò già nel XIX secolo a un grave deterioramento del metallo, portò infine a produrne una copia installata nel 1857. Dopo la seconda guerra mondiale, essendosi radicato l'uso di sfregare il muso dell'animale per ingraziarsi la Fortuna e auspicare (per il turista occasionale) un ritorno a Firenze, si è posto il problema di una consunzione della stessa fusione del cinghiale del Tacca. Così, nel 1998, l'intera fonte è stata rimossa e sostituita da una copia che riproduce con grande fedeltà i punti di abrasione dell'originale e le varie patine superficiali, realizzata dalla Fonderia Marinelli nel 1988.
Le statue

A fine Ottocento nacque un progetto volto a ornare le nicchie della loggia con statue celebrative di personaggi illustri, in analogia e completamento ideale dell'impresa che aveva visto tra il 1842 e il 1858 popolarsi il loggiato degli Uffizi con le effigi dei grandi toscani, e, come chiarito dagli stessi promotori dell'impresa, anche in ragione delle polemiche suscitate negli anni seguenti in merito ai personaggi comunque celebri che erano stati esclusi dal ciclo.
Per quanto delineatosi nei decenni precedenti, il progetto iniziò a concretizzarsi solo negli anni ottanta dell'Ottocento, con la costituzione di un Comitato per le Statue nella Loggia del Mercato Nuovo, inizialmente presieduto da Gaetano Milanesi, che accoglieva quali membri della commissione esecutiva, tra i molti, Guido Carocci, Odoardo Corazzini, Isidoro Del Lungo, Luigi Del Moro ed Enrico Pazzi. Anche in questo caso le dispute circa l'individuazione dei personaggi da celebrare furono accese, alimentate dalla testimonianza di Leopoldo del Migliore che nel 1684 ricordava come mel progetto originario le otto nicchiedovessero contenere "statue di marmo alludenti alla Mercatura".
Per quanto Pietro Franceschini avesse strenuamente sostenuto di conseguenza che le statue dovessero "avere soggetti che fossero stati utili al Commercio e lo avessero onorato" (anche perché l'insieme formasse così un monumento unico compensando le dimensioni ridotte delle singole figure da varie parti giudicate meschine) la commissione optò in realtà per una interpretazione ampia di questo indirizzo. Così, oltre ai tre personaggi le cui statue furono inaugurate tra il 1892 e il 1895 e che ancora oggi occupano le nicchie (Giovanni Villani, Bernardo Cennini e Michele di Lando), si indicarono gli ulteriori nomi da omaggiare in Folco Portinari (statua che avrebbe dopvuto scolpire Cesare Zocchi), Giovanni Battista del Tasso o Francesco Talenti (da Arturo Calosci), Andrea del Sarto (da Dante Sodini), Lorenzo Ghiberti (da Paolo Testi) e Luca della Robbia (da Urbano Lucchesi), tutti legati alla storia di Firenze dal Medioevo al Rinascimento ma non direttamente riconducibili al tema della mercatura.
Il fatto che il programma non venisse completato (per quanto non chiarito dalla letteratura rintracciata e consultata) è presumibilmente da addebitare al mutare delle istanze storiche del periodo, oramai teso a valori sempre più distanti dalle glorie municipali per il rafforzato nazionalismo, poi definitivamente consacrato con l'avvento della prima guerra mondiale.
La pietra dello scandalo o dell'acculata

Una curiosità del luogo è la cosiddetta pietra dello scandalo o dell'acculata, un tondo marmoreo bicolore posto al centro della loggia visibile solamente quando non ci sono bancarelle. Tale pietra (quella che si vede è un rifacimento del 1838 e di nuovo restaurato nel 1885[3]) riproduce a grandezza naturale una delle ruote del Carroccio, simbolo della Repubblica fiorentina, sul quale veniva issato il gonfalone della città: sul punto contrassegnato dalla pietra veniva infatti posizionato il Carroccio attorno al quale si riunivano le truppe fiorentine prima di ogni battaglia.
La pietra aveva anche un'altra funzione: era il punto esatto dove venivano puniti i mercanti disonesti e i debitori insolventi nella Firenze rinascimentale. La punizione consisteva nell'incatenare i malcapitati e una volta calate le braghe ne venivano battute le natiche ripetutamente sulla pietra, secondo l'"acculata". Da questa usanza umiliante sarebbero nati dei modi di dire popolari come "essere con il culo a terra" e, forse, l'espressione "sculo", inteso come sfortuna.
Lapidi
Sulla loggia del Mercato Nuovo, in alto sui lati orientale e occidentale, si trovano due lapidi di dedica della costruzione dell'edificio, quasi identiche.
Traduzione: «Cosimo de' Medici, secondo Duca di Firenze, innalzò nel 1548, per pubblica magnificenza e salubrità, un portico con una fila trasversale di colonne, accessibile da ogni parte, contro ogni offesa del cielo, a beneficio dei suoi cittadini che negoziavano nel mercato». Sull'iscrizione davanti via Val di Lamona la data sembra corretta in seguito a un errore: su due II è stata incisa una V.
- L'iscrizione est
- L'iscrizione est
Su uno dei pilastri è presente una lapide del 2005 che ricorda la fiaba Il Porcellino di Hans Christian Andersen, citato come "Handersen":
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Su uno dei pilastri nei pressi del Porcellino si trova una placca dedicata a don Giulio Facibeni, che lo ritrae a bassorilievo baciato amorevolmente da due bambini e la scritta "Credidimus Charitati". L'opera è dello scultore Mario Moschi (1969).
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Note
Bibliografia
Voci correlate
Altri progetti
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