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banchiere italiano Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Lodovico Capponi juniore (Firenze, 19 marzo 1534[1] – Firenze, 6 maggio 1614[1]) è stato un banchiere italiano, uomo di corte e mecenate fiorentino, figlio di Lodovico Capponi seniore.
Lodovico Capponi,[2] uno dei cortigiani prediletti di Cosimo I de' Medici, era un personaggio molto colto, amante della cultura e delle arti, che sostenne e promosse artisti come Agnolo Bronzino e Alessandro Allori.
Oltre che molto ricco era considerato anche uno dei più affascinanti uomini della sua epoca e il celebre ritratto del Bronzino (1550-1555), nelle proprietà dei Capponi fino all'Ottocento quando finì a Vienna nella collezione Liechtenstein, per poi confluire nella Frick Collection di New York, testimonia ancora dopo secoli un fascino e una classe regale che sembrano innati. Egli è anche forse ritratto nel San Giovanni Battista, sempre del Bronzino, alla Galleria Borghese di Roma, e in un ritratto di Alessandro Allori agli Uffizi.
Oltre che per le vicende artistiche la sua figura è ricordata anche per un tormentato amore con Maddalena Vettori, una giovane che ebbe modo di conoscere in un soggiorno presso la sua villa che confinava con quella dei Salviati: Maddalena era infatti diventata figliastra di Piero Salviati dopo che sua madre era rimasta vedova, il quale l'aveva destinata in sposa a suo figlio avuto da un precedente matrimonio.
Sebbene il promesso sposo fosse morto in battaglia, il Salviati non acconsentì al repentino innamoramento della figlia e di tutta risposta la fece chiudere in un convento. Il Capponi, che era di spirito ardito, non demorse e rinnovò le proprie offerte matrimoniali ai Salviati, che non vennero ascoltate.
La fanciulla riuscì a uscire dal convento e divenne una dama di compagnia alla corte di Eleonora di Toledo a Palazzo Pitti, ma le era proibito di uscire da sola, per cui l'unica occasione per vederla erano i cortei ufficiali che passavano da via Maggio e il Ponte Santa Trinita. Per questo Lodovico acquistò un palazzo vicino al tragitto, il Palazzo Vettori-Capponi, sotto al quale era solita ritrovarsi una folla di curiosi in occasione dei passaggi della corte per assistere agli sguardi appassionati tra i due innamorati separati. Fu solo con l'intercessione della Granduchessa che il Salviati accettò le profferte di Lodovico e si poté celebrare il matrimonio, dopo le peripezie che la coppia aveva dovuto affrontare.
La cerimonia avvenne nell'attuale piazza Santa Trinita e un cronista dell'epoca riporta come "piovevano confetti come grandine in primavera, e il vino scorreva come fosse acqua".
L'epilogo della storia matrimoniale non fu felice: il matrimonio finì a rotoli qualche decennio dopo, a causa di dissapori coniugali causati dalla mala influenza sulla madre del figlio della coppia, Bernardino.
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