Lizzano (Cesena)
frazione del comune italiano di Cesena Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
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Lizzano è una piccola frazione di Cesena sita nel quartiere Oltre Savio, un tempo nota soprattutto per ospitare la settecentesca Villa Silvia, luogo di incontro e svago per personaggi del mondo della cultura come Giosuè Carducci e Alessandro Bonci.
Lizzano frazione | |
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Localizzazione | |
Stato | Italia |
Regione | Emilia-Romagna |
Provincia | Forlì-Cesena |
Comune | Cesena |
Territorio | |
Coordinate | 44°07′31″N 12°10′30″E |
Abitanti | |
Altre informazioni | |
Cod. postale | 47023 |
Prefisso | 0547 |
Fuso orario | UTC+1 |
Cartografia | |
In seguito nei pressi di Lizzano il Comune scelse di realizzare un grande impianto sportivo sul quale tuttora si allena l'A.C. Cesena[1], noto come centro sportivo Villa Silvia e dedicato al fondatore del Cesena Calcio, conte Alberto Rognoni.
Nel 2000 balzò alle cronache nazionali per la tristemente famosa strage di Lizzano[2].
Acquistata dalla famiglia Pasolini-Zanelli nel 1806 divenne il salotto buono della cultura romagnola. Carducci e Bonci sono solo alcuni dei nomi più famosi per aver frequentato la villa, insieme con Paolo Amaducci o Antonio Messeri. Il 3 settembre 1920 la contessa Silvia Baroni Semitecolo (vedova Pasolini Zanelli) morì senza più eredi, e in qualità di ultima inquilina della villa, la lasciò in eredità al Comune di Cesena[3].
Venne in seguito utilizzata come colonia estiva per bambini colpiti da tubercolosi.
Dalla primavera 2007 la villa è divenuta la sede operativa dell'AMMI (Associazione Musica Meccanica Italiana) che sviluppa l'attività di divulgazione, salvaguardia e restauro degli strumenti musicali meccanici e cura l'allestimento di un museo permanente di strumenti musicali di particolare interesse, attività didattiche per ragazzi, un laboratorio e una scuola di restauro.
Memore del glorioso passato di Villa Silvia, la presenza dall'AMMI vuole interpretare la volontà e l'ultimo desiderio della contessa Silvia facendosi promotrice di iniziative e attività che diffondano la cultura e la tradizione musicale[4].
Circondata da un'area verde di quattro ettari che vanta numerose piante secolari, conserva un roseto antico di epoca ottocentesca. La stanza del Carducci è tuttora visitabile: allo stesso poeta è dedicata una mostra permanente allestita all'interno della villa.
Dopo alcuni giorni di apprensione e mistero, il 6 febbraio 2000 in un pozzo di una piccola casetta a Lizzano vengono ritrovati i corpi, in avanzato stato di decomposizione, dei genitori, della moglie e della figlia di Massimo Predi, da tutti conosciuto come Gillo. Predi nel frattempo è irreperibile da alcuni giorni. Il suo efferato delitto sconvolge l'Italia[2]. Viene arrestato l'11 febbraio a Bari, poi condannato all'ergastolo sia in primo grado che in appello[5].
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