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prete italiano Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Liprando (... – Bergamo, 6 - 7 gennaio 1113) è stato un presbitero italiano di Milano, diventato famoso per una disputa con l'arcivescovo Grossolano, che lo portò a passare attraverso due pire infuocate per dimostrare l'accusa di simonia che aveva rivolto contro l'arcivescovo.
Secondo il cronista Arnolfo, Liprando era figlio di un prete, dettaglio importante in un periodo in cui Milano era piagata dalle lotte tra i patarini, che si opponevano al concubinaggio e ad altre pratiche del clero giudicate inadatte a uomini di religione, e coloro che difendevano le tradizioni della Chiesa milanese. Liprando divenne prete a sua volta, divenendo titolare della chiesa di San Paolo in Compito, oltre che membro del clero decumano della città,[1] e probabilmente si unì al movimento patarino.
Il 5 aprile, giovedì santo, dell'anno 1075, il capo dei patarini Erlembaldo Cotta rifiutò per la seconda volta l'olio crismale consacrato da preti a suo dire simoniaci, e i canonici della cattedrale rifiutarono a loro volta di celebrare i riti in modo diverso dalla tradizione. Il giorno di Pasqua pertanto Liprando si offrì volontario e impose il crisma di Erlembaldo ai catecumeni, battezzandoli. Durante gli scontri che seguirono di lì a pochi giorni, nei quali i patarini vennero cacciati da Milano, Liprando fu catturato da uomini della fazione avversaria che gli tagliarono il naso e le orecchie, sfigurandolo per sempre. Fu accolto a Bergamo nel monastero di Astino dove morì forse il 6 gennaio, giorno dell'Epifania, e dove gli furono celebrate solenni esequie e dove fu sepolto.[2]
Nel 1965, Enzo Jannacci gli ha dedicato la canzone Prete Liprando e il giudizio di Dio, su testo di Dario Fo, pubblicata nell'album Enzo Jannacci in teatro.
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