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ex premier della Repubblica popolare cinese Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Li Peng[2] (李鵬T, 李鹏S, Lǐ PéngP, Li P'engW; Chengdu, 20 ottobre 1928 – Pechino, 22 luglio 2019) è stato un politico cinese.
Li Peng | |
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Primo ministro del Consiglio di Stato della Repubblica Popolare Cinese | |
Durata mandato | 24 novembre 1987[1] – 17 marzo 1998 |
Capo di Stato | Deng Xiaoping Jiang Zemin |
Presidente | Li Xiannian Yang Shangkun Jiang Zemin |
Predecessore | Zhao Ziyang |
Successore | Zhu Rongji |
Presidente del Comitato permanente dell'Assemblea nazionale del popolo | |
Durata mandato | 15 marzo 1998 – 15 marzo 2003 |
Capo di Stato | Jiang Zemin |
Predecessore | Qiao Shi |
Successore | Wu Bangguo |
Dati generali | |
Partito politico | Partito Comunista Cinese |
È stato il primo ministro della Repubblica Popolare Cinese dal 1987 al 1998, secondo solo a Jiang Zemin nella gerarchia di allora del Partito Comunista Cinese.
Li nacque a Chengdu, nel Sichuan, figlio di un rivoluzionario comunista, fra i primissimi fondatori del PCC. Aveva appena tre anni quando suo padre fu fucilato dal Guomindang; poco dopo, Li venne adottato da Zhou Enlai (che diverrà il primo capo del governo della Cina popolare nel 1949) e sua moglie Deng Yingchao.
Nel 1941 cominciò gli studi all'Istituto di Scienze Naturali di Yan'an, la base comunista di allora. Nel 1945, a 17 anni, entrò nel Partito Comunista. Nel 1948 si recò a Mosca per completare gli studi tecnici, e qui peraltro divenne presidente di un'associazione studentesca cinese.
Durante la Rivoluzione Culturale, Li non fu colpito, ma nemmeno partecipò al movimento. Solo nel 1979 infatti divenne viceministro dell'Industria Pesante e segretario della cellula del Partito di detto Ministero; nel 1981 venne promosso ministro. Fu contemporaneamente anche viceministro delle Risorse Acquatiche e vicesegretario della cellula locale. Dal 1983 fu vice primo ministro e ministro delle Risorse Acquatiche, quindi, dal 1985, anche ministro responsabile della Commissione di Stato per l'Istruzione.
La prima metà degli anni Ottanta segnò la sua ascesa ai massimi vertici del Partito. Nel 1982 il XII Congresso nazionale del Partito Comunista Cinese lo elesse membro del Comitato centrale. Nel 1985 fu promosso all'Ufficio politico e alla Segreteria. Nonostante questi suoi importanti incarichi, Li non prese mai parte attiva al dibattito inaugurato agli alti vertici del Partito sull'apertura al libero mercato inaugurata da Deng Xiaoping. Sembra comunque che tendesse maggiormente verso la fazione più critica nei confronti delle riforme, timorosa non tanto del libero mercato, quanto di una conformazione alla perestrojka di Michail Gorbačëv, in atto nell'Unione Sovietica proprio in quegli anni, che stava minando l'autorità del Partito. In ogni caso, il socialismo con caratteristiche cinesi di Deng mantenne sempre il potere del Partito un punto fermo e indiscutibile.
La reintroduzione caotica del capitalismo provocò numerose insurrezioni e proteste, specialmente studentesche. Nel gennaio 1987, la responsabilità delle proteste venne addossata a Hu Yaobang, che venne così privato del ruolo di segretario generale del PCC. Questi venne sostituito da Zhao Ziyang, allora primo ministro, la cui carica restò così vacante; Li, in qualità di suo vice, venne chiamato a sostituirlo. In virtù della sua nuova carica, divenne anche membro del Comitato permanente dell'ufficio politico del Partito Comunista Cinese.
Zhao tendeva maggiormente verso un'economia di mercato del tutto aperta agli investimenti stranieri. Questa sua posizione e l'inflazione crescente ebbero il risultato di moltiplicare le proteste, anche all'interno dello stesso Partito Comunista, dove era maggiormente sentito lo "spettro" dell'influenza occidentale. I disordini culminarono con la protesta di piazza Tienanmen, repressa nel sangue dall'esercito. Li ebbe un ruolo non indifferente nella repressione, che contribuì a minare la sua già bassa popolarità.
A differenza di Deng Xiaoping, che in seguito alla repressione dovette rinunciare alla presidenza della Commissione militare centrale, Li riuscì a restare in carica anche sotto il nuovo presidente Jiang Zemin. Di Jiang, Li condivideva la volontà di continuare sì la transizione al libero mercato, ma mantenendo un ferreo controllo delle autorità centrali. Ciò anche alla luce del crollo dell'URSS, avvenuto nel 1991. Durante il suo governo, Li alleggerì i finanziamenti statali alle imprese private e innalzò il tasso d'interesse. Nel 1992 fu tra i promotori degli ambiziosi progetti della diga delle Tre Gole e della capsula spaziale Shenzhou.
Nel 1998, al termine del suo secondo mandato, Li dovette dimettersi. Il suo successore Zhu Rongji, fu scelto proprio per mettere a punto un'accelerazione della crescita economica, che Li aveva osteggiato a favore della centralizzazione.
Dopo il termine del suo governo, Jiang volle garantire a Li una posizione onorifica prima del suo ritiro definitivo. Quindi nel 1998 venne eletto presidente del Comitato permanente dell'Assemblea nazionale del popolo, nonostante la scarsa popolarità e l'ancora minore propensione degli stessi deputati ad eleggerlo: basti pensare che fu eletto con il 90% dei voti, pur essendo l'unico candidato. In ogni caso, la presidenza di Li fu solamente cerimoniale e non vide successi degni di nota. Gran parte del suo lavoro fu inoltre rivolto alla realizzazione della diga delle Tre Gole, la più vasta del mondo.
Nel 2002, Li lasciò il Comitato Centrale del Partito, compresi quindi anche l'Ufficio Politico ed il suo Comitato Permanente. Il 15 marzo 2003 fu sostituito da Wu Bangguo alla presidenza dell'Assemblea, lasciando così l'ambiente politico.
Gli oppositori dell'autorità del PCC considerano Li Peng il "macellaio di Tienanmen". Altri ancora criticano il suo approccio economico, in particolare rimproverandogli la costruzione di mega-opere laddove invece avrebbe potuto impiegare il denaro richiesto per migliorare le condizioni di vita dei cinesi e i settori dell'istruzione, della sanità e della legalità.[senza fonte]
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