Lago di Ledro
lago italiano Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
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Il lago di Ledro si trova in una valle sospesa che congiunge la valle del Chiese con il lago di Garda. A una altezza di 655 m, la sua superficie è di 2,187 km² e ha una circonferenza di circa 10 km. Nel lago è possibile la balneazione.
Lago di Ledro | |
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Vista sul lago di Ledro dalla Madonna di Besta | |
Stato | Italia |
Regione | Trentino-Alto Adige |
Provincia | Trento |
Coordinate | 45°52′36″N 10°45′02″E |
Altitudine | 655 m s.l.m. |
Dimensioni | |
Superficie | 2,187 km² |
Lunghezza | 2,83 km |
Larghezza | 0,77 km |
Profondità massima | 48 m |
Idrografia | |
Origine | glaciale |
Immissari principali | Massangla |
Emissari principali | Ponale |
Isole | no |
Negli anni ottanta, nell'autunno del 2009 e nel novembre 2011, parte del lago si è tinta di rosso per la fioritura dell'alga oscillatoria rubescens, indicatrice di un'aumentata trofia del lago.[1]
Il lago di Ledro ha una forma stretta e allungata, situato a nord-ovest del lago di Garda ad un'altitudine di 655 m s.l.m.
Il territorio della valle subì nel maggio del 1915, con lo scoppio della prima guerra mondiale, lo sgombero della popolazione, trasferita in alcuni campi di raccolta situati in Boemia/Moravia (Cechia) e Austria.
La valle divenne zona di guerra con a sud le linee italiane dilatate fino alle pendici della catena dei monti settentrionali (monte Vies, La Cocca, Costa di Salò, San Giovanni) e comprendente tutti i centri abitati; direttamente a contatto con quella italiana, a nord, la linea austriaca arroccata sulle creste a dirupo del Monte Cadria, Tomeabrù, Parì, Cima d'Oro, Valdes, Rocchetta, Cima Capi; alle spalle di questa, nella frazione di Campi (Riva del Garda), il forte Tombio a ulteriore rafforzamento dei trinceramenti di alta quota, fra i 1 600 e i 2 000 metri.
È possibile visitare buona parte della linea austro-ungarica e le trincee di collegamento poiché scavate in roccia a notevole profondità, verticale e orizzontale, lungo tutto il versante nord, da ovest a est, partendo dal forte di Lardaro fino a Riva del Garda. Le prime linee italiane d'assalto, proprio a causa della loro posizione ravvicinata alla prima austriaca, sono pressoché scomparse salvo alcune scavate in roccia e visitabili a Tiarno di Sopra e di Sotto, Bezzecca, nei pressi di Cima d'Oro e San Giovanni. La terza linea italiana, a sud, si estendeva dal Monte Nodic in frazione Pregasina di Riva del Garda correndo lungo Cima Fortini, monte Carone, passo Nota, Tremalzo e scendeva fino a Storo; questa è ancor'oggi ben visibile e praticabile col rampichino e fuoristrada; sono inoltre visibili alcune fortificazione italiane in calcestruzzo nella piana di Pur e all'imbocco della valle di Concei.
Durante i quasi quattro anni del conflitto, nella valle non si ebbero scontri fra grandi unità data l'esiguità dello spazio e la morfologia delle linee montane, particolarmente adatte alla difesa. All'inizio del conflitto i reparti italiani avanzarono fino a contatto con la linea austriaca accuratamente preparata in cresta da un paio d'anni e fornita di campi minati e filo spinato; forti combattimenti si ebbero a San Giovanni e allo Sperone, nei pressi di Cima d'Oro a quota 1 336 m e a Costa di Salò; nella valle di Concei frequenti furono gli scontri fra pattuglie di esploratori e incursori di ambo gli eserciti così come notevoli i bombardamenti dell'artiglieria italiana contro le fortificazioni di alta quota.
Alla fine del 1918, con il crollo del fronte austro-ungarico, ogni posizione fu abbandonata e successivamente i numerosi recuperanti locali di materiali di valore (ferro, rame, polvere pirica, munizioni) divelsero tutte le corazzature dalle cupole, dalle porte e dalle luci. L'artiglieria austriaca, dai forti di Riva e Campi, a disturbo della linea italiana, provocò la distruzione e l'incendio di tutti i centri abitati della valle di Ledro la cui ricostruzione fu opera dalla popolazione locale rimpatriata nel 1919 e supportata dal genio militare italiano con materiali da costruzione, mezzi di trasporto e supporto logistico quale cucine da campo, vettovagliamento, alloggi e terminò nel 1924.
Presso la sponda orientale del lago all'altezza dell'emissario Ponale sono stati ritrovati dei reperti di una civiltà palafitticola dell'età del bronzo, i quali rendono il lago un sito archeologico e il relativo museo di rilevanza mondiale. Sulla sponda del lago è stato ricostruito un villaggio a palafitta simile a quello esistente nell'antichità.[2]
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