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partito e coalizione politica italiana (1995-2007) Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
L'Ulivo è stata un'alleanza elettorale del centro-sinistra italiano. Essa ha costituito:
L'Ulivo | |
---|---|
Leader |
|
Stato | Italia |
Sede | Piazza dei Santi Apostoli, 73 - Roma |
Fondazione | 13 febbraio 1995[1] |
Dissoluzione | 14 ottobre 2007 |
Confluito in | Partito Democratico |
Ideologia | Socialdemocrazia Cristianesimo democratico Cristianesimo sociale Liberalismo sociale Riformismo Europeismo Socialismo liberale |
Collocazione | Centro-sinistra[2][3][4] |
Coalizione | L'Unione (2004-2008) |
Seggi massimi Camera | |
Seggi massimi Senato | |
Sorto per iniziativa di Romano Prodi come sintesi tra le esperienze dei Progressisti e quelle del centrista Patto per l'Italia, L'Ulivo ha rappresentato il raggruppamento di forze riformiste riunito attorno a tre sostanziali idee-cardine: la cultura socialista-socialdemocratica, quella cattolico-democratica e quella liberal democratica, cui seguivano un convinto impegno ambientalista ed europeista. Il raggruppamento ulivista è stato al governo negli anni 1996-2001 (governi: Prodi I, D'Alema I, D'Alema II e Amato II) e 2006-2008 (governo Prodi II). Ha inoltre dato l'appoggio esterno al governo Dini (1995-1996).
Sulla "radice" dell'Ulivo è sorto il 14 ottobre 2007 il Partito Democratico, che ha deciso di conservare nel proprio simbolo il ramoscello d'ulivo utilizzato già dal 1996. Con le primarie del Partito Democratico del 14 ottobre 2007, l'esperienza politica dell'Ulivo trova la sua conclusione[5].
«L'ulivo è forte, resistente, ben radicato nella sua terra. È l'albero di un'Europa mediterranea, che conosce il mare e la montagna, la pianura, i laghi e le colline. Ama il sole e resiste all'inverno. Abbiamo scelto questo simbolo perché finora l'unico albero della politica italiana era la quercia, e occorreva un'altra pianta politica che le si affiancasse, per mostrare che la varietà, una differenza compatibile, è una ricchezza da condividere.»
Con il nome di L'Ulivo si identifica, dal 1995 al 2004, l'insieme dei partiti della coalizione di centro-sinistra, presentatasi alle elezioni politiche del 1996 e del 2001; rispettivamente con i simboli di "L'Ulivo - alleanza per il Governo" e "L'Ulivo con Rutelli - insieme per l'Italia".
La politica italiana, in seguito alla scomparsa dei principali partiti di riferimento che ne avevano segnato la storia repubblicana, come la Democrazia Cristiana, il Partito Comunista Italiano e il Partito Socialista Italiano, volge ormai verso la prospettiva del bipolarismo, dopo l'esperienza delle elezioni politiche del 1994, in cui aveva prevalso la coalizione guidata da Silvio Berlusconi, andata in crisi dopo pochi mesi[7].
A tale alleanza di centro-destra si opponevano una coalizione centrista Patto per l'Italia (PPI-Segni-PSDI-PRI)[8] ed una di sinistra Alleanza dei Progressisti (PDS-PRC-PSI-Verdi-RS-CS-AD)[9].
In seguito alla sconfitta del '94 tra i partiti della sinistra riformista e le forze del centro italiano, si svilupparono rapporti di consultazione politica. Dopo la caduta del Governo Berlusconi I nel dicembre 1994 tuttavia, l'Italia fu per un anno governata da una squadra di tecnici guidati da Lamberto Dini, che ebbe il sostegno di un'inedita maggioranza di centro-sinistra formata da Progressisti (meno Rifondazione Comunista), PPI e Lega Nord. La fine del Governo Dini nel 1996 portò dunque a nuove elezioni, nelle quali lo stesso Dini si presentò con un suo partito di natura moderata e centrista: Rinnovamento Italiano, che scelse di entrare subito nel costituendo schieramento di centro-sinistra.
Dall'unione della maggior parte delle forze di centro (esclusi solo i settori centristi di Forza Italia ed il CCD-CDU) e le forze della sinistra riformista, nacque una nuova coalizione di centro-sinistra. Questa era così formata da partiti moderato-riformisti di centro e centrosinistra (PPI, RI, AD, La Rete, PSI) alleati con partiti collocati nell'ambito della sinistra moderata e democratica (Rinascita Socialista, Verdi, Cristiano Sociali, PDS): era così nata la coalizione de L'Ulivo. Tale coalizione riconobbe come proprio leader l'ex Presidente dell'IRI ed ex Ministro dell'Industria Romano Prodi, economista da sempre vicino ai settori riformisti e "morotei" della Democrazia Cristiana e perciò ben visto tanto dai settori centristi quanto da quelli di sinistra dello schieramento.
Questi dunque, come leader del centro-sinistra italiano siglò accordi di desistenza con il principale partito dell'area della sinistra radicale, PRC (che comunque rimaneva fuori dall'alleanza) e portò la sua coalizione alla vittoria nelle elezioni politiche del 1996[10].
Alle elezioni politiche del 1996 infatti, in alcune circoscrizioni, il Partito della Rifondazione Comunista presentò candidati con il simbolo dei Progressisti e con l'appoggio esterno dei partiti dell'Ulivo, in base a reciproci accordi di desistenza.
Così per la prima volta in Italia si creava un unico blocco che oltre ai tradizionali eredi delle culture socialista, socialdemocratica, cattolico-popolare e liberale, coinvolgeva anche i post-comunisti e gli ambientalisti.
Partiti e movimenti fondatori della coalizione erano[10]:
In seguito, faranno parte dell'Ulivo anche:
Le evoluzioni di partiti già esistenti:
Partecipano stabilmente, in molte competizioni elettorali, anche partiti regionalisti come:
«L'alleanza di centro sinistra dell'Ulivo è stata uno dei governi di maggior successo nella storia italiana del dopoguerra. [...] Romano Prodi ha gestito l'arduo compito di ridurre il cronico disavanzo di bilancio dell'Italia, che ha, quindi, permesso al Paese di entrare nella moneta unica europea nel 1998. La coalizione ha anche privatizzato società statali per un valore di 75 miliardi di dollari, ha ridotto l'inflazione dimezzandola e ha ridato crescita economica, sebbene l'Italia ancora rimane indietro alla media dell'UE sia nella crescita che nella disoccupazione. Ultimo ma non di secondaria importanza, i principali pezzi della coalizione sono riusciti a sopravvivere per l'intero periodo della legislatura, benché sotto tre differenti primi ministri in quattro gestioni.[11]»
Nel 1996 la coalizione dell'Ulivo vince le elezioni politiche, prevalendo sul Polo per le Libertà di Silvio Berlusconi, conseguendo un'ampia maggioranza al Senato ma senza riuscire a raggiungerla alla Camera dei deputati, dove necessita dell'appoggio di Rifondazione Comunista (altro partito nato dalla scissione del PCI), con cui aveva stabilito accordi pre-elettorali, denominati "patti di desistenza". Questo provocherà problemi e rallentamenti nei progetti della coalizione, con in particolare la caduta del Governo Prodi I, nell'ottobre 1998[12].
Governo | Periodo |
---|---|
Governo Prodi I | 17 maggio 1996 - 21 ottobre 1998 |
Governo D'Alema I | 21 ottobre 1998 - 22 dicembre 1999 |
Governo D'Alema II | 22 dicembre 1999 - 26 aprile 2000 |
Governo Amato II | 26 aprile 2000 - 11 giugno 2001 |
I cinque anni di governo della coalizione ulivista (dal 1996 al 2001) portano, tra l'altro, all'approvazione di leggi di snellimento burocratico, di liberalizzazione economica, di acquisizione di diritti, di miglioramento economico generale, importanti per lo sviluppo dell'Italia che con il Governo Prodi I ha consolidato la propria appartenenza all'Unione europea in coincidenza con l'avvento dell'euro.
Tuttavia nel quinquennio, pur dotato di una certa continuità esecutiva, si possono riconoscere tratti distintivi individuabili nei tre differenti capi del governo che si succedettero. Con Romano Prodi, l'Ulivo al governo si occupò di rilanciare il Paese con un programma riformista, europeista, in concertazione con le forze sindacali. La sua attività si estende per quasi due anni e mezzo, entrando, all'epoca, al secondo posto, nella storia della Repubblica, per durata di un esecutivo (superando il governo Moro del 1966). Con Massimo D'Alema vi fu un periodo caratterizzato da un iniziale rilassamento dopo la corsa per il rispetto dei Maastricht (in questo momento e per i successivi cinque anni, il leader e promotore dell'Ulivo, Romano Prodi, ha l'incarico di svolgere le mansioni di Presidente della Commissione Europea). Termina dopo la sconfitta elettorale nelle elezioni regionali del 2000, di cui D'Alema si assume la responsabilità e si dimette[13]. Sotto Giuliano Amato, per un anno, con ormai un consolidato risanamento economico alle spalle ci fu il tentativo di recuperare negli aspetti più duri ad evolversi nell'economia italiana, come l'occupazione.
Quando la direzione di Rifondazione Comunista decise di ritirare l'appoggio esterno al Governo Prodi I, i parlamentari eletti si divisero: il presidente del partito, Armando Cossutta, raccolse i favorevoli al proseguimento dell'esperienza di governo, facendo partire una scissione da Rifondazione che portò alla nascita del nuovo Partito dei Comunisti Italiani. Tuttavia questa mossa non fu sufficiente, e per un solo voto il governo venne sfiduciato[12], con il voto determinante di Silvio Liotta di Rinnovamento Italiano[14].
Prodi fu costretto alle dimissioni e il Presidente della Repubblica, Oscar Luigi Scalfaro, avviò le consultazioni per l'incarico ad un nuovo premier: per evitare nuove elezioni e consentire un nuovo governo di centrosinistra, venne costituito un nuovo gruppo parlamentare di esponenti di centro, l'Unione Democratica per la Repubblica (UDR), guidato da Francesco Cossiga e Clemente Mastella, al quale aderì anche il CDU di Rocco Buttiglione, sostenitore della premiership di Massimo D'Alema, che ottenne la fiducia. In un secondo momento, però, il CDU tornerà nella coalizione di centrodestra[15].
Romano Prodi fu quindi, temporaneamente allontanato dalla politica italiana, sostenendolo come candidato alla Commissione Europea.
L'avvocato Giovanni Maria Flick, che fu Ministro di grazia e giustizia del Governo Prodi I, prima delle elezioni del 1996 si era occupato di scrivere il programma dell'Ulivo sulla giustizia, i cui punti principali prevedevano:
All'epoca alcuni magistrati si mostrarono scettici sul fatto che tale programma sarebbe stato seguito dall'Ulivo, e prospettarono che invece sarebbero state varate riforme volte a minare l'indipendenza della magistratura e ad affossare le iniziative giudiziarie sulla corruzione.
Piercamillo Davigo: «I progressisti ci distruggeranno e lo faranno con più astuzia di quelli del centrodestra: senza farsene accorgere, senza strillare, e questa volta senza nemmeno incontrare ostacoli dall'altra parte. Saranno tutti d'accordo, quando si tratterà di disarmarci»[16].
Marcello Maddalena: «Sarà la sinistra a normalizzarci, e d'altra parte è sempre stato così: facile stare dalla parte dei magistrati quando si è all'opposizione. Ma basta che un partito si avvicini all'area di governo, e automaticamente vede i poteri di controllo indipendenti – dalla magistratura alla stampa – come una minaccia. È un processo che è già iniziato con il governo Dini»[16].
Tra le proposte di riforma, quelle che vennero approvate passarono con maggioranze del 90-95%, dovute ad accordi con l'allora opposizione.
Il 13 maggio 2001, mentre Romano Prodi è impegnato a Bruxelles con la presidenza della Commissione europea, la coalizione dell'Ulivo vede in Francesco Rutelli il possibile premier che possa portare avanti i progetti avviati nel quinquennio uscente[17]. La coalizione si presenta all'appuntamento elettorale formata dagli stessi partiti di cinque anni prima, con l'aggiunta dell'UDEUR di Clemente Mastella (nato sulla scia della vecchia UDR ormai disciolta), che partecipa al progetto politico della Margherita, guidato dal candidato premier[18]. Rimane fuori Rifondazione Comunista, che presenta i suoi candidati autonomamente.
L'Ulivo non regge il confronto con il centrodestra di Silvio Berlusconi e perde le elezioni[15]. Tra le cause della sconfitta:
Gli anni della XIV legislatura sono stati caratterizzati dal ruolo di opposizione ai governi di Silvio Berlusconi e, dal punto di vista interno, anni di fervente riorganizzazione e riavvicinamento con le forze del centrosinstra rimaste fuori dalla coalizione Ulivista. Infatti, i partiti dell'Ulivo puntarono a consolidare le proprie strutture e a semplificare il quadro politico complessivo: lo fecero i Democratici di Sinistra, che celebrarono un congresso straordinario per rilanciare l'azione del partito; lo fecero i partiti dell'area di centro che si riunirono in un soggetto unitario, La Margherita. Come opposizione al Governo Berlusconi, inoltre, la coalizione riaprì un dialogo con soggetti che precedentemente erano rimasti fuori, in primis Rifondazione Comunista e Italia dei Valori, che stipularono un patto con i partiti riuniti nell'Ulivo per far nascere forme di collaborazione nel contesto delle amministrazioni locali ed anche nelle istituzioni nazionali. Durante questi anni da opposizione, l'Ulivo (ed il centrosinistra in genere), sin dagli appuntamenti elettorali successivi al 2001, comincia a recuperare consensi soprattutto alle elezioni amministrative del 2002, 2003 e 2004.
In vista delle elezioni europee del 2004, Romano Prodi, che si apprestava ormai a divenire nuovamente leader del centro-sinistra, propose alle forze dell'Ulivo di presentarsi congiuntamente in una lista unitaria[19]. Accolsero l'appello i Democratici di Sinistra, la Margherita, i Socialisti Democratici Italiani e il Movimento Repubblicani Europei (non vi aderirono invece i Verdi e i Comunisti Italiani)[20]. Fu così che l'Ulivo da coalizione si trasformò in una federazione di partiti. Parallelamente, lo schieramento di centro-sinistra assunse prima la denominazione di Grande Alleanza Democratica[21] e successivamente l'Unione[20].
Dall'autunno-inverno del 2005 si delinea la "nuova identità" dell'Ulivo, che si materializza come accordo-base (proiettato alla nascita di un partito unitario) fra i due maggiori partiti dell'Unione, i DS e la Margherita, con la partecipazione di movimenti e forze e di culture che si richiamano al riformismo, alla tradizione socialdemocratica, cristiano-sociale, repubblicana, liberaldemocratica.
In conformità con le decisioni e gli accordi stipulati qualche mese prima, l'Ulivo è presente sulla scena politica delle elezioni 2006 nella competizione per la Camera dei deputati[22], dove viene presentata la lista unitaria in tutte le circoscrizioni.
Le elezioni si risolvono con una vittoria dell'Unione, ma soltanto per poche decine di migliaia di voti: alla Camera, il centrosinistra, con un vantaggio di 24 000 voti, ottiene il premio di maggioranza che assicura stabilità parlamentare; al Senato, la coalizione guidata da Prodi prevale per soli due seggi (determinanti i voti ottenuti nella circoscrizione Estero), pur avendo preso complessivamente meno voti della Casa delle Libertà.
L'Ulivo si conferma come la lista più votata, ottiene quasi 12 milioni di voti con una percentuale del 31,3. I risultati elettorali, e il fatto che il simbolo dell'Ulivo abbia raccolto più voti della sommatoria Ds-Margherita, pone come tema centrale la costituzione del grande partito unitario, il Partito Democratico, tant'è che a livello parlamentare si assume la decisione di costituire gruppi unitari nel nome dell'Ulivo. Alla Camera, l'Ulivo ottiene 218 deputati: ai 220 ottenuti dalla lista unitaria, se ne aggiungono cinque ottenuti all'estero sotto il simbolo dell'Unione; quattro sono detratti a favore dell'Udeur[23] e tre a favore dell'Italia dei Valori[24], a titolo di diritto di tribuna qualora le due formazioni non avessero superato gli sbarramenti previsti. Al Senato, l'Ulivo ottiene 107 parlamentari: 62 eletti nei DS, 39 nella Margherita, 1 nell'Ulivo (Molise), 4 all'estero sotto il simbolo dell'Unione, 2 attraverso candidature comuni con la SVP; un deputato è invece devoluto all'Italia dei Valori[25]. I capigruppo sono Dario Franceschini alla Camera e Anna Finocchiaro al Senato.
All'indomani delle elezioni politiche, si svolgono le elezioni del nuovo presidente della Repubblica, che portano al Quirinale Giorgio Napolitano. Il nuovo Capo dello Stato, il 17 maggio 2006, affida a Prodi l'incarico di formare il nuovo governo[26]. Tra l'altro, per una singolarità degli eventi, Prodi aveva ricevuto il medesimo incarico esattamente dieci anni prima (il 17 maggio 1996)[27].
Romano Prodi, appena re-insediatosi come capo del Governo, conferma l'obiettivo di portare a compimento il grande progetto del "Partito Democratico", fondato sull'esperienza dell'Ulivo, nel quale far confluire DS, DL e movimenti portatori di altre culture. Visti i nuovi obiettivi (la costituzione di un partito unico), viene archiviata l'iniziativa della Federazione che, pur avendo previsto di riunirsi all'indomani delle elezioni politiche, finisce definitivamente in soffitta.
Il 17 luglio 2006 si svolgono le assemblee nazionali di DS e DL che danno un indirizzo favorevole alla costruzione del soggetto unitario. Ma il sigillo ufficiale all'iniziativa è rimandato ai congressi nazionali che i due partiti tengono nell'aprile 2007: la Margherita presenta un'unica linea - sostenuta dal suo presidente Rutelli insieme all'area ulivista - di avviare la fase costituente del PD; i DS, invece, svolgono un congresso a mozioni dove, accanto alla mozione (che ottiene il 75% dei consensi) del segretario Fassino protesa e spedita verso il PD, si contrappongono altre due mozioni, l'una contraria, l'altra scettica.
Il 5 maggio 2007, le aree diessine che si rifanno alla mozione Mussi e a parte della mozione Angius, contrarie alla nascita del PD, danno vita ad un nuovo movimento, denominato Sinistra Democratica che si pone l'obiettivo di unificare la sinistra nel nome del socialismo europeo[28].
Il percorso del PD (che in questa fase costituente assume il nome di L'Ulivo-Partito Democratico e mantiene lo storico simbolo ulivista) intanto prosegue con la predisposizione delle regole per l'elezione dell'Assemblea Costituente, attraverso il metodo delle primarie, in programma per il 14 ottobre 2007, data di nascita ufficiale del nuovo partito. A tale scopo viene costituito un "Comitato 14 ottobre", composto da 45 rappresentanti politici e della società civile[29].
Con le Primarie del Partito Democratico del 14 ottobre 2007 l'esperienza politica dell'Ulivo ha una battuta di arresto che diviene definitiva in seguito alla decisione del Partito Democratico di presentarsi solo con l'Italia dei Valori alle elezioni politiche del 2008.
Elezione | Voti | % | Seggi | Note | |
---|---|---|---|---|---|
Politiche 1996 | Maggioritario Camera | 15.747.455 | 42,2 | 247 / 475 |
(1) |
Senato | 13.013.275 | 39,9 | 152 / 315 |
||
Politiche 2001 | Maggioritario Camera | 16.288.228 | 43,7 | 189 / 475 |
(2) |
Senato | 13.106.860 | 38,7 | 125 / 315 |
||
Politiche 2006 | Camera | 11.930.983 | 31,3 | 220 / 630 |
|
Senato | - | - | 107 / 315 |
(3) |
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