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isola dell'arcipelago delle Eolie Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Lipari è un'isola italiana appartenente all'arcipelago delle isole Eolie, in Sicilia.
Lipari | |
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L'isola di Lipari dall'alto | |
Geografia fisica | |
Localizzazione | Mar Tirreno |
Coordinate | 38°28′51.75″N 14°56′23.69″E |
Arcipelago | Isole Eolie |
Superficie | 37,29 km² |
Altitudine massima | 602 m s.l.m. |
Geografia politica | |
Stato | Italia |
Regione | Sicilia |
Provincia | Messina |
Comune | Lipari |
Demografia | |
Abitanti | 9.000 circa |
Cartografia | |
voci di isole d'Italia presenti su Wikipedia |
È parte del comune di Lipari assieme alle altre isole Eolie, eccetto l'isola di Salina, il cui territorio è suddiviso nei tre comuni di Santa Marina Salina, Malfa e Leni. In antichità era già nota col nome Lipara (Λιπάρα, da λιπαρός in greco antico, che significa grasso, untuoso, e per estensione brillante, ricco e fertile). Era chiamata anche Milogonide o Meligunide (Milogonis o Meligunis, Μελιγουνίς).
L'isola di Lipari, come tutte le isole Eolie, è il risultato di una complessa serie di eruzioni vulcaniche che si sono succedute nel corso dei millenni. Avendo eruttato per l'ultima volta nel 1230, è da considerarsi un vulcano ancora attivo, pur in fase quiescente.
«L'isola di Lipari è di piccole dimensioni, abbastanza fertile ma, soprattutto, possiede quei prodotti che rendono lussuosa la vita degli uomini: fornisce ai suoi abitanti pesci di ogni tipo in gran quantità e quei frutti in grado di offrire straordinario diletto a chi ne goda.»
Nel paese principale, che porta lo stesso nome dell'isola, la via più frequentata è il corso Vittorio Emanuele, conosciuta dagli abitanti semplicemente come "Il Corso". La strada più caratteristica è la via Garibaldi, da cui si dipartono numerosi vicoli. Essa congiunge il castello di Lipari con Piazza Ugo di Sant'Onofrio, detta "Marina Corta". Quest'ultima è una delle piazze più caratteristiche delle Eolie, di forma irregolare, affacciata sul mare e ricca di bar e ristoranti. All'estremo est della piazza c'è la rocca del Castello di Lipari, mentre sul lato mare si staglia la storica Chiesa delle Anime del Purgatorio. La piazza, grazie alla sua posizione, è molto frequentata soprattutto nelle sere estive.
Un'altra piazza del centro storico di Lipari è la Piazza Giuseppe Mazzini, nota come "Sopra la Civita". Da qui si può accedere al castello e alla cattedrale. La piazza, in ristrutturazione dal 2011 e riaperta nel 2018, è la sede del Municipio. Un'altra strada importante è via Francesco Crispi, nota come Marina Lunga, un lungomare che collega il paese di Lipari con Canneto.
Il museo archeologico regionale eoliano, con sede nel complesso del Castello di Lipari, è uno dei più importanti del Mediterraneo e presenta circa cinquanta sale, nelle quali i materiali archeologici sono esposti in ordine cronologico. Si possono ammirare materiali preziosi provenienti sia dall'abitato, che dai corredi funerari, vasi, cippi, steli tombali e sarcofagi in pietra che testimoniano dell'evoluzione del culto dei defunti. Inoltre ceramiche di tipi e fogge varie, maschere teatrali e statue fittili.
La visita è facilitata anche dalle didascalie in italiano e inglese riportate sia in versione dettagliata, sia riassuntiva, per una rapida lettura.
Il centro storico di Lipari è dominato dalla cinta fortificata detta Castello posta su un'alta rupe a picco sul mare. L'abitato inizialmente forse privo di cortina muraria difensiva ha trovato difesa nel salto di quota che domina sia la pianura che il mare. La cinta muraria sembra sia stata realizzata in blocchi isodomi (parallelepipedi regolari e modulari) nel IV secolo a.C., e di essa rimangono le prime assise di una torre del IV-III secolo a.C. Ulteriori strutture si datano al Medioevo e propriamente al secolo XI e poi XIII. Infine le cortine murarie sono di epoca spagnola. All'interno della cinta vi è una ampia stratigrafia che dall'inizio del II millenni a.C. giunge sino a età medievale e moderna. La cattedrale di San Bartolomeo, votata nel 1084 e probabilmente edificata in età ruggeriana (1130 d.C. c.a) e rimaneggiata in varie epoche, fino al 1861 con la facciata in stile tardo baroccheggiante. A fianco i resti del Monastero del Santissimo Salvatore normanno, con un pregevolissimo chiostro in cui colonne e capitelli sono in parte di riuso da monumenti romani e in parte di realizzazione medievale.
Come in ogni zona della Sicilia anche a Lipari, e nelle isole Eolie in generale, si sono sviluppate tradizioni particolari riguardanti la cucina e in particolar maniera per quanto riguarda la produzione di dolci. I più famosi sono le nacatole e gli spicchitedda.
Il dolce si compone di una pasta esterna e di un ripieno interno. La pasta esterna è a base di farina, strutto, uova e zucchero mentre quella interna è per lo più un impasto di mandorle, zucchero, succo di mandarino e spezie varie (cannella, chiodi di garofano ecc.). La particolarità del dolce è che una volta composto, come una specie di tortello, la pasta esterna viene decorata con l'uso di pinzette e lamette in maniera tale da ottenere delle lavorazioni elaborate e dall'impatto stilistico elevato.
Al pari delle nacatole, sono i dolci tipici eoliani che si preparano durante il periodo natalizio. I dolci sono caratterizzati da un colore bruno acceso dovuto all'uso di mosto cotto, comunemente detto vino cotto, e sono particolarmente speziati. L'impasto è composto da farina, zucchero, vino cotto, strutto e aromatizzato secondo i gusti e le tradizioni familiari da chiodi di garofano, zest d'arancia o mandarini e cannella.
Una vecchia tradizione della frazione di Quattropani è quella di mettere delle zucche secche a protezione delle porte delle case per tenere alla larga le mahare (delle streghe); inoltre una leggenda afferma che in piena notte tre donne, vestite di nero, si aggirano per le strade.[1]
Secondo una leggenda locale esisterebbe un minuscolo essere fatato chiamato u fuddittu (il folletto), o anche u cappidduzzu (piccolo cappello), che viene visto compiere grossi balzi da una cima all’altra dei monti dell’isola. Il folletto può sia dispensare ricchi doni che fare dispetti e cattiverie.[1]
Dopo la seconda guerra mondiale, qui fu posta al confino Edda Ciano, una delle figlie di Mussolini.
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