Figlia di Maria Margarethe Gräfin van der Straten-Ponthoz e del conte Federico Bossi Fedrigotti (dal quale ha ereditato coi fratelli una rinomata azienda vitivinicola)[1][2], è vedova del cronista del Corriere della SeraEttore Botti e madre di Vittorio ed Eduardo[3]. Ha studiato a Milano, dove si è laureata in letteratura francese.[4] Ha collaborato al Corriere della Sera scrivendo articoli culturali e di costume. Ha vissuto a Madrid dal 1993 al 1997.[5]
Nel 2002 il romanzo Cari saluti è stato selezionato al Premio Pen Club italiano[10], mentre l'anno seguente la raccolta di racconti autobiografici La valigia del signor Budischowsky si aggiudica il Premio Settembrini.[11]
Nel 2019 le è stato conferito il Premio della Fondazione Campiello alla carriera.[12]
Felicità, con Benedetta Selene Zorzi, Il Margine, 2013.[19]
Una statua per le Zigherane, in Io sono il Nordest. Voci di scrittrici per raccontare un territorio, a cura di Francesca Visentin, Rovigo, Apogeo Editore, 2016.
Quei giorni senza tempo. Storie di sepsi dalla terapia intensiva, con Maurizio Cucchi, Stampa 2009, 2016 (seconda edizione 2019).
Rita Cavigioli, Sorelle nel tempo: Ritratti di donne che invecchiano insieme in “Di buona famiglia” di I. Bossi Fedrigotti, Italian Quarterly, n. 155-156, 2003, pp. 37-47
Tonia Caterina Riviello, The Sea of Silence in Isabella Fedrigotti‘s “Di buona famiglia”, Rivista di studi italiani, n. 2, 2004, pp. 184-197
Laura A. Salsini, Re-envisioning the Risorgimento: Isabella Bossi Fedrigotti‘s “Amore mio uccidi Garibaldi”, Forum Italicum, n. 1, 2008, pp. 83-98