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personaggio della mitologia greca Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Iole (in greco antico: Ἰόλη?, Iólē) è un personaggio della mitologia greca. Fu una principessa d'Ecalia[1].
Nel Palazzo Ducale di Urbino è rappresentata una statua raffigurante Eracle e Iole vicini ad un caminetto.
Figlia di Eurito[1][2] e di Antiope (chiamata anche Antioche)[3], sposò Illo[4][5] e divenne madre di Cleodeo[4][6] e delle figlie Evecme[7], Aristecme[8] e Illi[9].
Bellissima donna, fu promessa in sposa a chiunque avesse battuto il padre ed i suoi fratelli in una gara di tiro con l'arco e nessuno all'infuori di Eracle fu in grado di batterli, così Eurito (consapevole del fatto che Eracle in precedenza aveva già riservato un triste destino all'ex moglie Megara[2]) chiuse la gara e gli negò la mano di Iole[1].
In seguito, per sfuggire al saccheggio della città messo in atto da Eracle deciso a vendicarsi[5] Iole si gettò dalle mura e nel volo il vestito le si aprì come un paracadute permettendole di non sfracellarsi a terra[10] ma finì per essere catturata e posta nelle mani di Eracle che la tenne come concubina.
Per questo gesto però, Eracle fu avvelenato dalla moglie Deianira e lui, come sua ultima volontà, ordinò al figlio maggiore (Illo) di sposarla[5].
Ovidio racconta che durante la prigionia, Iole ebbe il controllo su Eracle poiché lo costrinse a vestire abiti femminili mentre lei vestiva i suoi (la pelle di leone e la mazza) e che lui così vestito si vantava delle sue azioni eroiche. Questa versione mostra la vendetta di Iole verso Eracle reo di averle ucciso il padre[11].
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