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film del 1922 diretto da Fritz Lang Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Il dottor Mabuse (Dr. Mabuse, der Spieler) è un film del 1922 diretto da Fritz Lang, tratto dal romanzo omonimo di Norbert Jacques Dr. Mabuse, Der Spieler (1921).[1]. È una delle pellicole più celebri del cinema espressionista tedesco.
Il dottor Mabuse | |
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Un fotogramma del film | |
Titolo originale | Dr. Mabuse, der Spieler |
Lingua originale | tedesco (didascalie) |
Paese di produzione | Germania |
Anno | 1922 |
Durata | 270 min |
Dati tecnici | B/N rapporto: 1,33:1 film muto |
Genere | drammatico |
Regia | Fritz Lang |
Soggetto | Norbert Jacques (romanzo) |
Sceneggiatura | Fritz Lang, Thea von Harbou |
Produttore | Erich Pommer |
Casa di produzione | Uco-Film GmbH (con il nome Uco-Film der Decla-Bioscop AG) |
Fotografia | Carl Hoffmann |
Scenografia | Otto Hunte, Erich Kettelhut, Karl Stahl-Urach, Karl Vollbrecht |
Costumi | Vally Reinecke |
Interpreti e personaggi | |
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Il film dura 270 minuti, per cui lo stesso Lang lo divise in due parti:
Lang riprese il personaggio di Mabuse altre due volte, con Il testamento del dottor Mabuse del 1933 e Il diabolico dottor Mabuse del 1960. I tre film corrispondono a tre periodi difficili della storia tedesca: gli anni di crisi economica della Repubblica di Weimar, l'ascesa del Nazismo al governo del paese, la Guerra fredda. Alla trilogia sono ispirati vari film successivi di altri registi.
Il dottor Mabuse, medico psicoanalista, è l'incarnazione del male: capace di impadronirsi di immense fortune condizionando la borsa con mezzi illeciti, dedito al gioco d'azzardo e alla fabbricazione di denaro falso, ha come fine ultimo delle sue azioni la manipolazione degli individui e della realtà. Mabuse commissiona inizialmente il furto di un contratto commerciale, seminando il panico nel mercato azionario. I prezzi crollano e il genio malefico riesce a fare razzia dei titoli. Successivamente il contratto viene fatto ritrovare e i titoli riprendono valore. Mabuse diventa ricchissimo.
Immerso nell'ambiente della malavita, in cui opera come un'entità oscura e onnipotente, Mabuse si rende autore delle azioni più malvagie, eliminando ogni nemico o presunto tale. Mabuse, vestendo i panni dell'agitatore, sobilla la folla contro la polizia. Un protagonista della rivolta dirà che, pur non avendo mai conosciuto l'agitatore, era rimasto come soggiogato dalla sua retorica. Il dottore, sebbene sia in grado - tramite l'ipnosi e il magnetismo indotto - di soggiogare la mente delle persone, non riesce a far innamorare la contessa che egli ama e che tiene prigioniera. Alla fine il malefico psicoanalista, dopo essere sfuggito a una sparatoria, impazzisce rimanendo vittima dei propri incubi.
Il film fu prodotto dall'Uco-Film GmbH (Berlin) come Decla-Bioscop AG (Berlin). La lavorazione richiese 8 settimane per la prima parte, 9 settimane per la seconda.
«Il ristorante con le pareti di fiamma dove cenano Wenk e il suo amico è l'unica scenografia davvero espressionista. La sala da gioco “Petit Casino” con il suo arredamento bizzarro nella cui forma rotonda Siegfried Krakauer vede “il circolo come simbolo del caos” ricorda la stilizzazione decorativa dei Wiener Werkstätte di Vienna e di Monaco. Se ne riconosce lo stile "déco" degli anni venti, addirittura la Secessione viennese quando il croupier viene alzato da un congegno idraulico e fatto scendere di nuovo all'arrivo della polizia, o una ballerina cala in scena da una sorta di gigantesco lampadario. Il salotto da tè della contessa è tipicamente Art Déco».[3]
Il film costò ben 15 milioni di marchi.[4]
Distribuito dall'Universum Film (UFA), la prima parte del film uscì nelle sale cinematografiche tedesche a Berlino all'Ufa-Palast am Zoo il 27 aprile 1922[5]. La seconda parte fu presentata il 26 maggio 1922, nello stesso luogo.
«La stampa ne scrisse le lodi, quasi unanimemente, sottolineandone il valore di ritratto, quasi di simbolo o forse un sintomo, della contemporanea Germania di Weimar» (Francesco Bono)[4]
«Il successo di quest'opera non dipende dalla trama ma dai particolari, non dall'accaduto nel suo insieme ma da singoli episodi come espressione viva di un'epoca, legati da un consapevole intento artistico, dal ritmo e dalla velocità, dallo stile e dall'atmosfera. Vi è una concentrazione di danze e di delitti, di passione per il gioco e per la cocaina, di jazz e di retate poliziesche. Non manca neppure uno dei sintomi degli anni del dopoguerra: manovre in borsa, ciarlataneria e fascino dell'occulto, prostituzione e gozzoviglie, contrabbando, ipnosi e falsificazione, espressionismo, violenza e delitto.»
«Con Il dottor Mabuse, Fritz Lang unì l’espressionismo degli scenari all’intreccio poliziesco, di cui rimase sempre uno specialista. Il suo protagonista aveva alcuni tratti caratteristici di Fantômas, ma la bisca di cui era tenutario dava una chiara immagine della depravazione tedesca al tempo dell’inflazione; i conflitti tra banditi e poliziotti ricordavano gli scontri che si ebbero per le strade e che furono ordinati da Noske, allora ministro degli interni.»
Lang scrisse nel 1924 "la forza del film è nella valorizzazione del cinema come documento di un'epoca"[8] e racconta di aver tratto ispirazione per diversi episodi da articoli di giornale. Sono girate con stile documentaristico le scene dell'assedio alla casa di Mabuse e della sua fuga nelle fogne, oppure quelle che descrivono la perfetta organizzazione della banda criminale. A Lotte H. Eisner il regista ricorda inoltre che il film iniziava con una sequenza d'apertura, successivamente tagliata (non sa dire quando) e oggi scomparsa, composta da un montaggio di scene di attualità riferite all'insurrezione spartachista, all'assassinio di Rathenau, al putsch di Kapp e ad altri episodi violenti degli anni precedenti. "Chi è dietro tutto questo?" recitava la didascalia ed era seguita da una parola che andava ingrandendosi fino a riempire lo schermo, un "Io (Ich)" prorompente, la presenza di Mabuse.[9]
L'influenza dello stile espressionista si ritrova nelle bizzarre scenografie, nei violenti chiaro-scuri, nelle atmosfere ad effetto, nel simbolismo (vedi tecnica cinematografica). Lang si è divertito a offrirci, in una sequenza del film, per bocca dello stesso Mabuse una definizione dell'espressionismo. Nella sequenza del ricevimento in casa del conte Told, il conte a un certo punto chiede: "Cosa pensa dell'espressionismo, Herr Doktor?", e Mabuse risponde: "L'espressionismo è solo un gioco, ma oggigiorno tutto nella vita è solo un gioco". Lotte H. Eisner, profonda conoscitrice di questo movimento culturale, a cui ha dedicato un libro fondamentale, Lo schermo demoniaco, commenta che la battuta può intendersi in due sensi: Mabuse è un giocatore e Fritz Lang si è sempre rifiutato di fare giochi estetizzanti.[10]
Le prime inquadrature del film mostrano una mano che dispone a ventaglio alcune fotografie tratte da un mazzo posto su un tavolo da toeletta. Ritraggono il dottor Mabuse nei suoi vari travestimenti. La mano di Mabuse le mischia come carte da gioco, ne sceglie una e la consegna al suo truccatore affinché esegua il travestimento prescelto.
Stefano Socci così descrive Mabuse:
«Mabuse indossa una serie di maschere, ma quando Lang ci mostra il sembiante originale, quello del bandito, anch'esso appare stravolto dal trucco... Qualcuno ha giustamente paragonato il volto "base" del criminale a quello della Gorgone. Nelle sue raffigurazioni ha la struttura centripeta di una ragnatela o di un orologio: lo sguardo dello spettatore corre subito verso gli occhi. Occhi grandi e chiari, orbite di stregone, folte sopracciglia, tele-specchi che possono modificare il senso del tempo. L'intuizione geniale di Lang è quella di estendere la composizione del volto di Mabuse a tutta la scenografia...Mabuse è onnipresente.[11]»
«Cinquanta anni dopo la loro registrazione ottica, i ritratti del dottore, della contessa Told, del procuratore von Wenk e di Chérie Carozza sono altrettanto “vivi”, altrettanto accattivanti di quanto lo furono nel 1922, e questo anche per il pubblico meno familiarizzato con le convenzioni del muto. Nessun film parlato ha meglio realizzato il progetto di instaurare tra schermo e spettatore quel particolare legame affettivo che è la partecipazione ad un racconto romanzesco dato non come illusione ma come “realtà” […] È in questo senso che Mabuse rappresenta un esito. Perché, beninteso, tale fu il progetto di quasi tutti i film molto prima di Mabuse. Ma fino a questo capolavoro di Lang, si può dire che il cinema è rimasto carente sul piano della credibilità romanzesca. Né Ince, né Griffith, né Perret, né Feuillade giungono, per l'occhio contemporaneo, a conferire ai loro personaggi questo spessore che caratterizza il personaggio romanzesco».[12]
L'inizio ha un ritmo veloce. Su un treno internazionale viaggia un corriere che deve consegnare un importante contratto commerciale. La borsa con i documenti è appoggiata sul sedile accanto a lui. Il passeggero che occupa lo stesso scompartimento lo aggredisce e gli ruba la borsa dei documenti. La borsa vola fuori dal finestrino del treno e atterra sul sedile posteriore di una macchina guidata da un complice che attende ad un sottopassaggio. La borsa si sposta da un luogo all'altro con un sincronismo perfetto. A tre riprese, tre persone consultano, in tre luoghi diversi, le lancette dell'orologio. Il montaggio sottolinea la quasi simultaneità degli avvenimenti. Ogni immagine implica l'altra, dando senso a quella, insostituibile, che sola può seguirla. Serghei Jutkevic racconta a Lotte H. Eisner che il giovane Sergej Ėjzenštejn ammirato dalla precisione del montaggio, per studiarne la sofisticata tecnica, aveva suddiviso le scene per montarle in modo diverso e poi tornare a montarle nell'ordine originale.[13]
I processi psicologici vengono esteriorizzati, “espressi” visivamente. I contrasti chiaroscurali producono l'effetto di “shock” caratteristico dell'arte espressionista. Un esempio: la confusione mentale e la disperazione del conte sono rappresentati nella scena in cui brancola ubriaco di notte nelle sale del suo palazzo al lume di candela. Tra le opere d'arte esposte, dal buio emerge un'enorme statua primitiva fluorescente, scintillano i cristalli di un lampadario, una maschera africana “irrompe come un grido”. Tutti questi oggetti preziosi non sono più elementi scenografici: “sono i geroglifici di una solitudine, di una disperazione indicibili”.
Lang impiega di nuovo effetti chiaroscurali nella scena dell'assassinio di Hull e del suo amico che avviene di notte, in un angolo oscuro retrostante il ristorante Schramm, sotto una tremolante luce a gas, e sembra anticipare l'angoscia delle strade notturne di La donna del ritratto, Strada scarlatta, Gardenia blu.[14]
Altri effetti espressionisti di “shock” Lang li ottiene con immagini filtrate attraverso lenti che ingrandiscono o deformano. Li ritroviamo nella “splendida scena con gli occhiali cinesi al tavolo da gioco”. Mabuse gioca con gli occhiali dalle lenti rettangolari e il loro luccichio provoca un vero e proprio effetto espressionista di shock. Gli occhi del dottor Mabuse si avvicinano a grande velocità allo spettatore, la sua testa avanza, ingrandendosi sempre più, finché quasi “erompe dallo schermo”.
In un'altra scena, a teatro, attraverso un binocolo appare lo scorcio inizialmente sfocato, poi gradualmente più netto, di un palcoscenico di rivista: da una macchia illeggibile si passa ad un quadro lucido quando il binocolo viene aggiustato. Il giovane Hitchcock, tre anni dopo, nel suo primo film Il giardino del piacere, esordisce con una scena molto simile, rendendo omaggio alla lezione del maestro, già consapevole che il tema del guardare attraverso delle lenti tocca l'essenza stessa del cinema.
Gli spettatori e i critici dell'epoca apprezzarono molto le scene notturne in cui "le macchine sfrecciano sulla strada e le lampade ad arco si vedono estendersi per chilometri nel buio come stelle", e la scena in cui "un treno sopraelevato passa in primo piano su un viadotto buio, con le finestre illuminate che lampeggiano nella notte".[15]
Lang racconta che le scene notturne di Mabuse furono girate in studio. Il treno sopraelevato era un treno giocattolo, fotografato in studio e poi sovrimpresso alla scena, girata precedentemente nella strada di notte. Con Arno Wagner scoprì che per le scene notturne riprese con un obiettivo grandangolare, il momento migliore per girare è quello del crepuscolo, quei cinque sei minuti tra il giorno e la notte.[16]
Le didascalie animate allora erano una novità. La scritta “TSI NAN FU” che compare sotto le carte da gioco, nella partita fra Wenk e Mabuse, suggestionò i critici non meno del pubblico. Si trattava di un semplice foglio di carta dipinto in color legno con le lettere lasciate in bianco e illuminate dal di sotto. Quando Wenk alza le carte, la scritta si illumina, le lettere si dilatano gradualmente. Lo scopo è quello di rappresentare visivamente la forza irresistibile dello sguardo ipnotico di Mabuse che incatena non solo la sua vittima ma anche il suo pubblico.
Un altro effetto forte fu provocato, dopo l'esibizione del finto Sandor Weltmann, dalla didascalia “MELIOR” che scorre davanti all'auto di Wenck, ai bordi della strada, da ogni lato, rinnovandosi sempre e trascinandolo ipnoticamente verso il precipizio, la cava di Melior.[17]
Wolfgang Preiss ritornerà nel 1989 in un cameo nel film di Claude Chabrol, Doctor M., liberamente ispirato al personaggio creato da Norbert Jacques.
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