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opera lirica di Richard Wagner Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
I maestri cantori di Norimberga (Die Meistersinger von Nürnberg) è un'opera di Richard Wagner in tre atti, composta fra il 1862 e il 1867. La prima dell'opera ebbe luogo con esito trionfale alla Bayerische Staatsoper di Monaco di Baviera il 21 giugno 1868, sotto la direzione di Hans von Bülow, alla presenza di Wagner e del re Ludwig II di Baviera, mecenate del compositore.
I maestri cantori di Norimberga | |
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Titolo originale | Die Meistersinger von Nürnberg |
Lingua originale | tedesco |
Genere | opera comica |
Musica | Richard Wagner |
Libretto | Richard Wagner |
Atti | tre |
Epoca di composizione | 1862-1867 |
Prima rappr. | 21 giugno 1868 |
Teatro | Teatro Nazionale, Monaco di Baviera |
Prima rappr. italiana | 26 dicembre 1889 |
Teatro | Teatro alla Scala, Milano |
Personaggi | |
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Autografo | Germanische Nationalmuseum, Norimberga |
La vicenda si svolge a Norimberga verso la metà del XVI secolo: a quel tempo, Norimberga era un libero comune imperiale e uno dei centri del Rinascimento nordeuropeo. Al centro della storia vi è la realmente esistita corporazione dei Meistersinger (Maestri Cantori), un'associazione di poeti e musicisti "dilettanti", provenienti soprattutto dai ceti artigiani e popolari. Questi artisti svilupparono una serie di regole proprie di composizione e di esecuzione, che Wagner studiò dettagliatamente. Il poeta-ciabattino Hans Sachs, protagonista, è un personaggio storico realmente esistito: Hans Sachs (1494-1576) fu il più famoso dei maestri cantori e una delle figure più amate della letteratura tedesca delle origini.
All'anziana saggezza di Sachs, ma soprattutto allo sgradevole conformismo di Beckmesser, Wagner contrappone il giovane cavaliere Walther, che partecipando all'annuale raduno dei maestri cantori vince la gara di canto e la mano della bella Eva.
L'opera I maestri cantori di Norimberga deve parte del suo fascino alla fedele ricostruzione storica della Norimberga rinascimentale e delle tradizioni delle corporazioni. Essa simboleggia idealmente lo spirito della "sacra arte tedesca" come elemento di coesione nazionale e popolare, anche superando l'istituzione stessa dello Stato. Nelle parole conclusive del poema, infatti, si legge:
"Finisca pure in polvere il Sacro Romano Impero, e ci resterebbe sempre la sacra Arte tedesca!"
Secondo il critico Rubens Tedeschi, i Cantori di Norimberga incarnano il glorioso "Volk" (il popolo), dapprima ancorati alle borghesi formule tradizionali, poi pronti a lanciarsi con Walther verso una nuova verità pur restando i medesimi luterani "tutti d'un pezzo". Il "gregge", come lo definì graziosamente lo stesso Wagner, cambia fronte ma non cambia aspetto.
Trattandosi dell'unica commedia scritta dal musicista, riemergono alcune caratteristiche tradizionali che Wagner aveva abbandonato nella sua nuova concezione del dramma musicale, specialmente nell'uso del coro e dei pezzi d'assieme. Tuttavia, come nota il critico Carl Dahlhaus, la tendenza arcaicizzante dell'opera - con i suoi monologhi, le canzoni, i concertati, i cori e i finali d'atto tumultuosi simili ad un grand opéra, non si sottrae alla concezione wagneriana matura del dramma, in quanto negli anni '60 il musicista padroneggiava il carattere della propria arte al punto da riconoscergli la facoltà di essere drammatica anche attraverso forme apparentemente antidrammatiche.
I leitmotiv (temi conduttori), che nel Tristano e nel Ring risaltano con estrema brevità, nei Maestri si intrecciano in lunghe melodie che sembrano integrate nel tessuto musicale. Ne consegue che la restaurazione melodica nello stile dell'opera convenzionale non è il frutto di un regresso dello stile wagneriano, ma scaturisce dall'espansione melodica dei leitmotiv.
Nell'estate del 1845 Wagner, allora Kapellmeister del Teatro di corte di Dresda, si trovava in villeggiatura alle terme di Marienbad, nell'attuale Repubblica Ceca, quando concepì per la prima volta l'idea de I maestri cantori. Tra le sue letture di quei giorni vi era il volume Geschichte der poetischen National-Literatur der Deutschen (Storia della letteratura poetica nazionale dei Tedeschi) di Georg Gottfried Gervinus, la sua fonte per l'episodio di Sachs e il "marcatore": il pensiero di rovesciare la situazione e far sì che fosse Sachs, battendo sulla scarpa, a segnalare gli errori del rivale lo divertì moltissimo e in breve tempo immaginò tutta la parte finale del secondo atto. Di poco seguente è il primo abbozzo in prosa dell'intera opera (datato 16 luglio 1845): si trattava, in effetti, della parodia della sua precedente opera, Tannhäuser, che vedeva anch'essa al centro della vicenda una gara canora.
La materia venne accantonata dal compositore per lungo tempo. Solo nel 1861, all'indomani della composizione di Tristano e Isotta, Wagner recuperò l'idea di un'opera vivace e serena: ne diede l'annuncio in una lettera datata 30 ottobre 1861 al suo editore Schott.
Nella sua autobiografia, Mein Leben, Wagner collega la decisione di scrivere I maestri cantori a un viaggio a Venezia del novembre 1861 assieme a Mathilde Wesendonck, la donna da lui amata mentre attendeva alla composizione del Tristano, e al di lei marito Otto.
«Scrivendo ai Wesendonck, a Zurigo, non ne avevo fatto mistero [Wagner allude alla sua delusione per il fallito tentativo di mettere in scena Tristano e Isotta a Vienna]: forse per rasserenarmi essi mi diedero appuntamento a Venezia, dove si recavano in viaggio di piacere. Dio sa che cosa avevo in testa, quando in una grigia giornata di novembre presi il treno per Trieste, e di qui il vapore, che di nuovo sopportai molto male, per Venezia, dove alloggiai in una cameretta del Danieli. I miei amici, ch'erano tra loro in ottimi termini, sguazzavano nei godimenti pittorici e pareva si fossero proposti di scacciarmi i grilli dal capo facendomi partecipare alle loro delizie. Della mia situazione a Vienna sembrava non volessero sentir nulla: del resto, dopo il fallimento dell'impresa parigina [la rappresentazione del Tannhäuser a Parigi nel marzo 1861], iniziata con così gloriose prospettive, avevo già dovuto riscontrare nella maggior parte dei miei amici una silenziosa e rassegnata rinuncia a ulteriori speranze in un mio successo. Wesendonck, armato d'uno smisurato binocolo, si teneva sempre pronto a visite artistiche; non riuscì tuttavia che una volta a trascinarmi con sé all'Accademia, che, nel mio precedente soggiorno veneziano, m'ero sempre limitato a guardare dall'esterno. Devo dire che, nonostante tutta la mia indifferenza, l'Assunzione della Vergine del Tiziano mi diede un'emozione estetica di straordinaria elevatezza, cosicché dopo questa esperienza mi sentii improvvisamente rianimare in tutta la mia energia vitale.
Decisi di comporre i Maestri cantori.»
Non è chiaro cosa il compositore abbia voluto dire in questo passo, dato che, come si è detto, la decisione di scrivere l'opera era già stata presa in precedenza. In generale, nei suoi ricordi, scritti a molti anni di distanza, Wagner ha spesso la tendenza a crearsi una propria "mitologia" personale e a collegare eventi a date e momenti emblematici e significativi.
Per studiare la storia, la terminologia e le consuetudini del Meistergesang (l'arte dei maestri cantori), Wagner si documentò su testi quali Über den altdeutschen Meistergesang (La poesia degli antichi maestri cantori tedeschi) di Jacob Grimm e la cronaca norimberghese dell'anno 1697 di Johann Christoph Wagenseil, con l'appendice Von der Meistersänger holdseliger Kunst (Della nobile arte dei maestri cantori). Scrisse un nuovo abbozzo in prosa, che però aveva perso in parte i toni farseschi della prima stesura: con alle spalle più di 20 anni di amarezze e vicissitudini personali e artistiche, ora Wagner poneva più l'accento sul tema a lui caro della rinuncia, già celebrato nel Tristano, in questo caso la nobile rinuncia di Hans Sachs alla giovane Eva.
Il libretto fu completato nel gennaio 1862, e anche la prima parte della composizione musicale gli riuscì rapidamente: l'ispirazione per il preludio gli nacque osservando un tramonto sul fiume Reno e su Magonza.
«Durante un magnifico tramonto, contemplando dal mio balcone la splendida vista della città "d'oro" di Magonza col Reno che le scorreva davanti maestoso in un fiammeggiare di luci, sentii formarsi improvvisamente nell'anima, nitido e preciso, il preludio dei Maestri Cantori, che una volta m'era apparso con oscuri contorni a guisa d'un lontano miraggio. Lo notai tale a quale come ora sta nella partitura, racchiudente in sé, con la maggior precisione, i motivi principali dell'intero dramma. Da questo momento in poi continuai a comporre una scena dopo l'altra, secondo l'ordine in cui si presentavano nel testo.»
Gli anni seguenti furono segnati da ristrettezze economiche e da continue peregrinazioni, fino all'approdo a Monaco, alla corte di re Luigi II; ma, accanto all'amicizia del giovane sovrano, Wagner si trovò a dover fronteggiare, per vari motivi, anche la crescente ostilità della corte, della stampa e dell'opinione pubblica. Molto impegnative furono anche le prove e la prima messa in scena del Tristano nel giugno 1865, perciò il lavoro su I maestri cantori subì un rallentamento. All'inizio del 1866, costretto a lasciare la capitale bavarese e stabilitosi in Svizzera con l'amante Cosima von Bülow, poté riprendere in mano l'opera: l'abbozzo orchestrale del primo atto fu completato il 21 febbraio, il secondo atto fu iniziato il 15 maggio e terminato il 6 settembre, il terzo atto fu intrapreso il 2 ottobre e concluso il 7 febbraio 1867. La partitura fu terminata, nella sua versione definitiva, il 24 ottobre.
La partitura di Wagner prevede l'utilizzo di:
Da suonare sul palco:
La vicenda si svolge nella città tedesca di Norimberga, nel XVI secolo.
La chiesa di S. Caterina di Norimberga in un giorno di giugno, vigilia di San Giovanni. La Messa sta finendo e i fedeli intonano un corale, quando il giovane cavaliere Walther von Stolzing arriva, in cerca dell'amata Eva. Trovatala, le chiede se sia già promessa a qualcuno. Eva è subito attratta da Walther, ma deve informarlo che suo padre, il fabbro e maestro cantore Veit Pogner, ha stabilito di dare sua figlia in moglie al vincitore della gara di canto della gilda dei maestri cantori, prevista per il giorno seguente, festa di S. Giovanni. La nutrice di Eva, Magdalene, convince il suo corteggiatore, David, a istruire Walther nell'arte dei maestri cantori, in modo che possa essere accolto nella loro corporazione nell'assemblea che si svolgerà in chiesa dopo la Messa, e possa quindi avere il diritto di partecipare alla contesa.
Mentre la chiesa viene preparata per l'incontro, Walther si intrattiene a parlare con David, che gli dice di essere l'apprendista di Hans Sachs, calzolaio, maestro cantore molto rispettato. Quindi dà al giovane una rapida e piuttosto confusa lezione sulle regole di composizione e di canto dei Maestri cantori, con una sfilza di melodie diverse per temi, toni, piedi metrici (molti dei quali erano effettivamente esistenti all'epoca), inoltre lo mette a conoscenza della gerarchia vigente all'interno della corporazione. Walther rimane costernato dalla complessità delle regole, ma è tuttavia deciso a concorrere e ad ottenere subito il grado di Maestro cantore senza passare per gli altri.
Cominciano intanto ad arrivare nella chiesa i Maestri cantori, tra cui Hans Sachs, lo scrivano comunale Beckmesser, e il padre di Eva, Veit Pogner. Beckmesser, anche lui innamorato di Eva e deciso a ottenere la vittoria nella gara canora, concepisce subito un'istantanea antipatia per Walther. Pogner prende la parola e annuncia che il vincitore della gara avrà l'onore di sposare sua figlia Eva; quando Hans Sachs obietta che la giovane deve pure avere il diritto di esprimere il suo parere sulla questione, Pogner replica che ella potrà rifiutare il vincitore, ma che dovrà comunque scegliere un Maestro cantore. Un'altra proposta di Sachs, che sia il popolo e non la corporazione a nominare il vincitore, viene rigettata dagli altri Maestri.
Walther viene introdotto nell'assemblea, e i Maestri lo accoglieranno fra loro se saprà cantare una canzone di sua composizione: Beckmesser, il "censore" (chiamato così perché dovrà annotare su una lavagna tutti gli errori eventualmente commessi dal giovane), sarà colui che, dietro un paravento onde evitare distrazioni, dovrà giudicare la sua esibizione. Walther si lancia in un gioioso inno alla primavera e all'amore, in forma libera, improvvisato e pieno di licenze, e il suo mancato rispetto delle rigide regole fa inorridire i Maestri: il suo canto è costantemente interrotto dallo sfregare del gessetto di Beckmesser, che, malignamente, annota gli errori uno dopo l'altro. Sebbene Sachs insista perché a Walther sia permesso di finire la sua canzone, il resto del gruppo boccia la prova del giovane cavaliere.
A sera, in una strada di Norimberga, all'angolo fra la casa di Pogner e la bottega di Hans Sachs. David informa Magdalena del fallimento di Walther. Delusa dalla notizia, Magdalena si allontana dimenticandosi di dare a David il cibo che aveva portato per lui. Ciò suscita la derisione e le prese in giro degli altri apprendisti, e David sta per reagire quando Sachs arriva e con un fischio chiama il suo apprendista nella bottega.
Entra Pogner con Eva, i due conversano: Eva esita a chiedergli l'esito dell'esame di Walther, e Pogner dentro di sé comincia ad avere dei dubbi sull'opportunità di offrire sua figlia in sposa come premio per il vincitore della gara. Entrati in casa, Magdalene si avvicina e rivela a Eva il fallimento di Walther. Rattristata, Eva decide di chiedere consiglio al saggio Sachs.
Al crepuscolo, Hans Sachs si siede di fronte a casa per lavorare a un nuovo paio di scarpe per Beckmesser, riflettendo nel frattempo sulla canzone di Walther, che l'ha molto colpito. Sopraggiunge Eva, e i due discorrono sulla gara canora dell'indomani. Eva non nasconde il suo scarso trasporto per Beckmesser, che sembra essere l'unico possibile vincitore, e accenna al fatto che non le dispiacerebbe se fosse Sachs, vedovo, a vincere. Sebbene colpito, Sachs protesta che sarebbe un marito troppo vecchio per lei. Dopo vari incitamenti, Sachs riferisce dell'esito deludente della prova di Walther all'assemblea della corporazione. Questo fa inquietare e rattristare Eva, confermando il sospetto di Sachs che ella sia innamorata del giovane, ma egli non dà a vedere di aver capito, anzi, continua a deprecare l'ignoranza del cavaliere, provocando la stizza di Eva, che lo lascia furibonda. La ragazza si imbatte in Magdalene, che la informa che Beckmesser sta arrivando per farle una serenata: Eva, decisa ad andare in cerca di Walther, ordina a Magdalene di mettersi alla finestra della sua stanza da letto fingendo di essere lei.
Proprio mentre Eva sta per andare, compare Walther, che le racconta del suo fiasco. Ferito nel suo orgoglio nobiliare e ormai convinto di non poter ottenere la vittoria nella tenzone imminente, Walther convince Eva a fuggire con lui. Ma Sachs ha ascoltato il loro piano, e mentre i giovani passano là davanti, illumina la strada con la sua lanterna, costringendoli a nascondersi in un angolo buio di fianco alla casa di Pogner. Walther vorrebbe affrontare Sachs, ma deve rinunciare per l'arrivo di Beckmesser.
Mentre Eva e Walther stanno nascosti, Beckmesser comincia la sua serenata. Sachs lo interrompe iniziando a cantare una chiassosa canzone mentre martella la forma delle scarpe. Irritato, Beckmesser gli dice di smetterla, ma il calzolaio replica innocentemente che proprio lui, Beckmesser, gli ha ordinato le scarpe per l'indomani, perciò non può interrompersi. Beckmesser, che ha visto qualcuno affacciarsi alla finestra di Eva (Magdalena travestita), non ha tempo per mettersi a discutere: riluttante, accetta la proposta di Sachs, cioè che egli farà da "censore", segnalando ogni errore nella serenata con una martellata sulle scarpe. Beckmesser comincia, ma commette così tanti errori che, colpo dopo colpo, Sachs è in grado di portare a termine il lavoro ben prima del previsto, con grande scorno dello scrivano. Il rumore sveglia l'intero vicinato. David, riconoscendo nella donna alla finestra la sua amata Magdalena e vedendo qualcuno farle una serenata, si getta addosso a Beckmesser. Gli altri apprendisti si buttano nella mischia, e la situazione degenera in una rissa gigantesca che coinvolge tutto il quartiere. Nella confusione, Walther prova a scappare con Eva, ma Sachs spinge Eva in casa sua e trascina Walther nella sua bottega. La quiete viene ristabilita, improvvisamente così come era stata rotta, dall'intervento del guardiano di notte.
Di buon mattino, Sachs è nella sua bottega e legge un grosso volume in-folio. Perso nei suoi pensieri, dapprima non risponde a David, di ritorno dall'aver consegnato a Beckmesser le sue scarpe. David alla fine riesce ad attirare l'attenzione del suo maestro, e i due discutono sui festeggiamenti di quel giorno: è la festa di San Giovanni, l'onomastico di Hans (diminutivo di Johannes) Sachs. David recita i suoi versi di auguri per Sachs, ed esce.
Rimasto solo, Sachs riflette sulla rissa della scorsa notte e, più in generale, sulla follia che governa il mondo, stravolgendone ogni tanto a capriccio il corso normale (Wahn! Wahn! Überall Wahn!: "Follia! Follia! Follia dappertutto!"). Il suo tentativo di impedire una fuga era sfociato in uno scoppio di violenza. Ciò nonostante, egli è deciso a far sì che quel giorno la follia lavori per i suoi scopi.
Walther, che ha passato la notte in casa di Sachs, entra nella stanza. Racconta a Sachs di aver fatto un sogno meraviglioso e, incoraggiato dal calzolaio, decide di metterlo in musica. Il ciabattino maestro cantore illustra al cavaliere il valore delle regole poetiche e lo esorta a dare forma e schema opportuni al contenuto del sogno: con l'aiuto di Sachs, che scrive il testo mentre il giovane lo canta, Walther riesce così a produrre alcune strofe di una "canzone da maestro". Manca ancora da comporre un'ultima strofa, ma Walther è stanco: i due uomini si allontanano per prepararsi per la festa.
Beckmesser, ancora pesto per la notte precedente, entra nella bottega. Vede il foglio con i versi della canzone, scritti nella calligrafia di Sachs, e conclude che anche il ciabattino aspiri alla mano di Eva e voglia partecipare alla gara. Sachs rientra nella stanza, e Beckmesser gli chiede dei versi. Ma Sachs dichiara di non essere interessato a gareggiare per Eva, anzi offre allo stupito Beckmesser di prendere i versi da lui scritti: addirittura, promette di non rivendicare mai la canzone come sua. Beckmesser si allontana in tutta fretta per prepararsi per la gara, entusiasta all'idea di poter usare versi scritti dal famoso Hans Sachs per la sua canzone.
Venuta con la scusa che le sue scarpe nuove hanno bisogno di un ritocco, Eva arriva alla bottega in cerca di Walther. Sachs capisce che le scarpe vanno benissimo, ma finge di mettersi al lavoro su di esse. Mentre lavora, racconta a Eva di aver sentito una bellissima canzone, cui mancava solamente la fine. In quel momento entra Walther, splendidamente vestito per la gara, e canta l'ultima strofa della sua canzone: Eva piange di gioia al vederlo, e la coppia è colma di gratitudine verso Sachs, che ha insegnato a Walther la sua arte per amore della giovane. Eva chiede a Sachs di perdonarla per aver giocato con i suoi sentimenti, ma il calzolaio si schermisce, lamentando la sua sorte di anziano artigiano, poeta e vedovo. Alla fine, tuttavia, ammette che, nonostante i suoi sentimenti per Eva, vuole evitare la sorte di Re Marke (autocitazione di Wagner di un'altra sua opera, Tristano e Isotta: Re Marke è il marito di Isotta, che lo tradisce con suo nipote Tristano), e perciò dà ai due innamorati la sua benedizione.
Sopraggiungono David e Magdalena. Sachs comunica loro che è stata composta una nuova canzone da maestro, cui, secondo le regole dei Maestri cantori, deve essere dato un nome. Poiché un apprendista non può fare da testimone a un battesimo, Sachs promuove David al rango di "compagno", con il tradizionale schiaffo sulle orecchie. Battezza quindi la canzone l'"aria felice del sogno svelato del mattino" (Selige Morgentraum-Deutweise). Dopo aver riflettuto sulla loro buona sorte, il quintetto parte per andare alla festa.
La festa di San Giovanni ha luogo nel prato vicino al fiume Pegnitz. Sfilano tutte le corporazioni cittadine, ciascuna con il proprio inno, e per ultimi i Maestri cantori. All'arrivo di Hans Sachs, il più amato fra questi, la folla intona il suo Lied più celebre, Wach' auf! ("Svegliati!"). La gara inizia. Il primo concorrente è Beckmesser, che tenta di usare i versi cedutigli da Sachs. Ma egli non è riuscito a imparare una canzone non sua e non è in grado di adattare le parole a una melodia appropriata, e finisce per cantare in modo così impacciato da suscitare l'ilarità del pubblico. Prima di andarsene via pieno di rabbia, Beckmesser afferma che l'autore della canzone è Hans Sachs, ma questi nega: per dimostrarlo, chiama Walther a esibirsi.
La canzone di Walther non rispetta le regole dei Maestri cantori, ma è così bella che tutti ne sono conquistati. Egli viene proclamato vincitore all'unanimità, e ottiene in premio la mano di Eva. I Maestri cantori vogliono nominarlo sul posto membro della corporazione, ma inizialmente egli rifiuta (Will ohne Meister selig sein!, "Voglio essere felice senza essere maestro!"); Sachs interviene, consigliandogli di non offendere i Maestri, che, nonostante i loro difetti, hanno avuto a cuore la sopravvivenza dell'eccelsa arte tedesca anche in quegli anni turbolenti. Walther alla fine accetta, e nell'apoteosi generale la folla canta ancora una volta le lodi di Hans Sachs, l'amato Maestro Cantore di Norimberga.
«... Sempre a Norimberga, in compagnia di mio cognato [il cantante Heinrich Wolfram, marito della sorella di Wagner, Klara], buontempone assai apprezzato dai colleghi di teatro, feci alcune esperienze dell'allegra vita notturna nelle osterie e nelle strette viuzze di quell'antica città: esperienze che, nonostante il loro argomento insignificante e quasi triviale, s'impressero fortemente in me e risuscitarono più tardi in forma nuova e bizzarra. Tra l'altro partecipai alle beffe giocate a un povero falegname, che, per la sua debolezza di credersi un grande cantante, era diventato lo zimbello di quella banda di burloni: quella sera lo ferimmo irrimediabilmente nel suo orgoglio di "maestro cantore". Presi pure parte, a tarda notte, a una rumorosa rissa norimberghese, tra due squadre di nottambuli che volevano entrambe essere ospitate, fuori orario, in una bottiglieria. Rissa che, tanto era stata fragorosa, tanto fu rapida nello spegnersi: in un minuto tutto ridivenne tranquillo e silenzioso, e io potei rincasare tranquillamente, ridendo e scherzando, a braccetto con mio cognato, per le strade illuminate dalla luna.»
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