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IV Giochi del Mediterraneo

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IV Giochi del Mediterraneo
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I IV Giochi del Mediterraneo si svolsero dal 21 al 29 settembre 1963 a Napoli, in Italia.

Voce principale: Giochi del Mediterraneo.
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Assegnazione e sviluppo delle infrastrutture

La manifestazione venne assegnata all'Italia dopo aver battuto la candidatura della Grecia, questo anche grazie al parere favorevole proprio del principe ereditario greco Costantino che era rimasto impressionato dall'accoglienza ricevuta quando nel 1960 gareggiò nel Golfo di Napoli nel corso delle Olimpiadi di Roma. Napoli poté così ospitare per la prima volta una grande manifestazione sportiva e per lo sviluppo delle infrastrutture sportive della città partenopea il CONI e la Cassa per il mezzogiorno stanziarono rispettivamente un miliardo e mezzo milione di lire[senza fonte].

Per l'occasione furono edificati il Palazzetto dello sport Mario Argento e la Piscina Felice Scandone. Tre stadi cittadini furono oggetto di ristrutturazione: lo Stadio San Paolo, lo Stadio della Liberazione, che venne rinominato dedicandolo al giornalista Arturo Collana,[1] e l'Alberico Albricci.[2]

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Sedi di gara

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Francobollo commemorativo
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Francobollo commemorativo
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Foto aerea dello Stadio San Paolo.

Per i IV Giochi del Mediterraneo sono stati utilizzati i seguenti impianti sportivi.

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Nazioni partecipanti

Parteciparono alla competizione 1 057 atleti provenienti da 13 distinti Paesi. Non poterono partecipare: l'Albania, perché non regolarizzò nei tempi stabiliti la propria iscrizione; e l'Algeria, poiché priva di comitato olimpico.[3] La Libia rinunciò.[3] Israele non venne invitata, in virtù del boicottaggio di alcuni Paesi arabi, fedeli alla linea anti-sionista del generale Gamal Abd el-Nasser.[3]

Le reazioni per il mancato invito di Israele

Il mancato invito d'Israele, oltre alle polemiche politiche, scatenò diverse reazioni da parte di alcune Federazioni sportive, poiché venne ritenuto contrario allo spirito olimpico.[3]

Le federazioni dell'atletica pesante minacciarono di non inviare i loro atleti.[3]

La Federazione internazionale dell'atletica leggera ritirò il riconoscimento dell'ufficialità alla manifestazione. Per ovviare al problema si giunse ad un compromesso: le competizioni di atletica leggera furono inserite nel programma dei Giochi sotto la forma di Meeting internazionale ed agli atleti vennero assegnate medaglie con dizione distinta da quelle assegnate agli sportivi delle altre discipline.[3]

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Discipline sportive

Durante la manifestazione si tennero 93 eventi in 17 diversi sport:

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Calendario

  Cerimonia di apertura  Competizioni  Cerimonia di chiusura
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Cerimonia di apertura

Riepilogo
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Un momento della sfilata delle delegazioni durante la cerimonia d'apertura.
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Un atleta impegnato nel rito dell'acqua.
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I 13 zampilli simboleggianti i Paesi partecipanti.

La cerimonia d'apertura venne ideata da Magliano Galante, che si era già occupato di organizzare la cerimonia dei Giochi olimpici estivi di Roma 1960.[4] Si svolse il 21 settembre 1963, dalle 17:30, presso lo Stadio San Paolo, alla presenza del Presidente della Repubblica Italiana Antonio Segni. Sulle tribune furono presenti circa 50 000 spettatori. Suonarono tre bande militari e il coro del Teatro San Carlo.[4] Per la prima volta venne eseguito l'inno dei Giochi scritto da Michele Galdieri e musicato da Gino Conte.[4]

Durante la cerimonia sfilarono le tredici delegazioni nazionali, precedute da tre ragazze con vessilo rappresentante un Mediterraneo blu su sfondo bianco e dei cartelli rievocanti le precedenti edizioni dei Giochi (Alessandria d'Egitto 1951, Barcellona 1955 e Beirut 1959).[5]

Dopo la sfilata degli atleti, su un podio lesse un discorso il Sindaco di Napoli e il presidente del comitato internazionale dei Giochi. Il Presidente Antonio Segni dichiarò poi aperta la manifestazione.[5]

Si svolse quindi la cerimonia dell'acqua: le anfore contenenti le acque raccolte presso le sponde di ciascuno dei tredici Paesi partecipanti vennero versate dagli atleti in una grande vasca. Ad ogni anfora rovesciata nella vasca, prese vita uno zampillo in una fontana illuminata, posizionata in cima alla tribuna. I tredici zampilli rappresentarono idealmente ognuna delle delegazioni. Al termine vennero liberati tremila colombi che riempirono il cielo.[5]

I tredici portabandiera si radunarono attorno al podio, sul quale salì l'alfiere italiano Fritz Dennerlein che lesse il giuramento:[5]

«A nome di tutti i concorrenti, giuro che parteciperemo ai Quarti Giochi del Mediterraneo con spirito leale e cavalleresco ed animati dai più profondi sentimenti di fraternità per una sempre maggiore esaltazione dello sport e dei vincoli che da secoli uniscono i nostri Paesi.»

Subito dopo la cerimonia si disputò la partita di calcio Italia-Tunisia.[4]

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Le competizioni

L'Italia dominò le competizioni vincendo 42 medaglie d'oro sulle 93 assegnate, grazie in particolare ai suoi pugili (8 titoli), ai suoi atleti (8 titoli) e ai suoi ciclisti (5 titoli).

La Turchia si contraddistinse soprattutto nella lotta, dove vinse 10 medaglie d'oro.

I Giochi sono stati inoltre illuminati dalle esibizioni del tunisino Mohammed Gammoudi (vincitore dei 5 000 e dei 10,000 metri piani) e del maratoneta marocchino Bakir Benaïssa che, dopo aver vinto l'oro all'edizione di Beirut 1959, ha mantenuto il titolo concludendo la corsa con 10 minuti di vantaggio sugli avversari.

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