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scrittore, commediografo e giornalista francese Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Henri Lavedan, nato Henri Léon Emile Lavedan (Orléans, 9 aprile 1859 – Parigi, 3 / 4 settembre 1940[1][2]), è stato uno scrittore, commediografo e giornalista francese.
Figlio del giornalista cattolico Léon Lavedan (1826–1904), direttore del giornale Correspondant, e di Céline Louise Estelle Leralle (1824–1904),[1] Henri Lavedan studiò dapprima al seminario della Chapelle-Saint-Mesmin nel 1867, sotto la guida del vescovo d'Orléans Félix Dupanloup,[3] poi durante i suoi studi universitari di giurisprudenza iniziò la carriera di giornalista come critico di costume, collaborando con Le Figaro, il Gil Blas e l'Écho de Paris.[2]
I suoi articoli giornalistici furono raccolti nei libri La Haute (L'alto, 1909), Bon an, mal an (Buon anno, cattivo anno, 1908-1913), Les Grandes Heures (Grandi ore, 1915-1921), incentrati sulla derisione del mondo aristocratico.[1][2]
Ai tempi dell'Affare Dreyfus, tra il 1894 e il 1906, si schierò dalla parte degli "antidreyfusardi", partigiani della sua colpevolezza.[2][4]
L'otto dicembre 1898 fu membro accademico di Francia, in sostituzione di Henri Meilhac.[1][2][5]
Fu nominato cavaliere il 31 dicembre 1892, ufficiale il 5 agosto 1907, poi comandante il 5 luglio 1913, della Legion d'onore.[1]
Dal 1890, Lavedan si dedicò anche al teatro rappresentando Une famille (Una famiglia) alla Comédie-Française e due anni dopo Le Prince d’Aurec (Il principe Aurec, 1892), rinominato successivamente Les Descendants (I discendenti), al Théâtre du Vaudeville, basati sulla satira della nobiltà,[2] che ottennero un grande successo.[5]
La sua attività teatrale proseguì con Les Deux Noblesses (Le due nobiltà, 1894), Catherine (Caterina, 1897), Le Nouveau Jeu (Il nuovo gioco, 1898), Le Vieux Marcheur (Il vecchio camminatore, 1899), Le Marquis de Priola (Il marchese di Priola, 1902), in cui cercò di attualizzare il personaggio di Don Giovanni, Varennes (1904) (in collaborazione con G. Lenôtre), Le Bon Temps (Il buon tempo, 1906), L’assassinat du duc de Guise (L'assassinio del Duca di Guisa, 1908).[1] Molto apprezzato Le Duel (Il duello, 1905, Comédie-Française), approfondimento psicologico del rapporto tra due fratelli, oltre che delle relazioni e le differenze tra l'etica, le leggi dello Stato e la morale, le leggi della Chiesa.[2][5]
Tutte queste opere si caratterizzarono per elementi duplici, come la brillantezza, la comicità, l'arguzia da un lato e la spiritualità, la serietà e l'incitamento al bene dall'altro, e rappresentano un importante documento dell'epoca.[5] Lavedan ricevette sia critiche sia elogi e fu considerato un moralista da alcuni e da altri un autore di pochades satiriche.[5]
Nel cinema francese degli inizi del XX secolo Lavedan si distinse con il soggetto dell'acclamato L’assassinat du duc de Guise (L'assassinio del Duca di Guisa, 1908), diretto da André Calmettes e Charles Le Bargy.[4][5]
Dopo la prima guerra mondiale Lavedan abbandonò il teatro per riavvicinarsi alla narrativa, con il ciclo di romanzi in quattro volumi intitolato Le Chemin du Salut (La via della salvezza, 1920-1924), scrivendo un saggio storico su san Vincenzo de' Paoli, Monsieur Vincent aumonier des galères (Monsieur Vincent per combattere le galee, 1928), infine un libro di memorie Avant l'oubli (Prima di dimenticare, 1933-1938).[1][2][4]
Henri Lavedan morì a Parigi il 3 o il 4 settembre 1940 ed è sepolto nel cimitero di Père-Lachaise (XIX divisione).[7]
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