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scrittrice, formatrice, traduttrice Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Guia Risari (Milano, 14 agosto 1971) è una scrittrice e traduttrice italiana.
Milanese di nascita, Guia Risari nel 1990 consegue la maturità classica presso il Liceo Ginnasio Giuseppe Parini, per poi intraprendere gli studi di Filosofia morale all'Università, e laurearsi nel 1995 con una tesi su Jean Améry. Contemporaneamente agli studi lavora come giornalista per l'Unità e come educatrice sociale; inoltre partecipa in qualità di volontaria alla missione umanitaria presso il campo profughi di Klana.[1]
Approfondisce quindi gli studi sull'antisemitismo attraverso il master in "Modern Jewish Studies" ("Studi ebraici moderni") conseguito nel 1997 presso l'università di Leeds. Dal 1998 trascorre un lungo periodo in Francia per continuare gli studi a Montpellier, a Tolosa ed a Parigi. Tra il 1999 ed il 2008 si divide tra la Sorbona e La Sapienza di Roma. Nello stesso periodo lavora come bibliotecaria, docente, traduttrice, giornalista, scrittrice e conferenziera, senza mai abbandonare il volontariato.
L'autrice non di rado è traduttrice delle proprie stesse opere, che pubblica anche in lingue diverse.[2] Gli studi effettuati, il surrealismo, la sensibilità verso le minoranze, la stima per i bambini,[3] vengono rielaborati attraverso la scrittura,[4] cui si dedica interamente a partire dal 2001.[5]
Ad eccezione delle traduzioni e della saggistica, gli scritti di Guia Risari sono generalmente corredati da immagini create di volta in volta da vari autori: ad esempio dai colori di Elisa Macellari per Il decamerino[6] o di Cecco Mariniello per Pane e oro e per La macchina di Celestino,[7] dai collage di Marc Taeger per Achille il puntino,[8] o dalle illustrazioni a matita di Arianna Floris per La porta di Anne.[9]
Il pesce spada e la serratura[10] è illustrato da Altan e richiama il gioco surrealista dei cadaveri eccellenti.[11]
Il taccuino di Simone Weil è corredato dalle illustrazioni di Pia Valentinis. Il romanzo racconta le vicende reali e lo scenario storico in cui è vissuta Simone Weil, sotto forma di un diario immaginario. Stampato in una tipografia artigianale,[12] e dotato di un segnalibro, il volume si presenta nella foggia di un taccuino vero: le pagine sono "in carta naturale realizzata con fibre di cotone" e la rilegatura è tenuta insieme da un elastico.[13]
La terre respire, con gli acquarelli di Alessandro Sanna, rappresenta "un inno alla potenza della natura"; Le chat âme, illustrato da Ghislaine Herbéra, narra la storia di un gatto considerato come "animale-guida, sorta di doppio ancestrale"; Le Petit Chaperon bleu, con le immagini di Clémence Pollet, è una "versione surreale di Cappuccetto Rosso".[14]
L'interazione fra scrittura e grafica, la cura dell'edizione, tipiche del libro d'artista, sono anche caratteristiche proprie del surrealismo ed in particolare del surrealismo femminile. Analogamente sono elementi comuni alla produzione letteraria del surrealismo femminile il libro-oggetto,[15] l'interdisciplinarità,[16] l'utilizzo della narrativa fiabesca[17] popolata di creature magiche[18] e di gatti considerati come alter ego,[19] l'attenzione alla natura,[20] il ricorso all'immaginazione ed alla scrittura per contrastare le negatività ed i pregiudizi razziali.[21]
In generale, gli scritti per l'infanzia di Guia Risari s'innestano nel nuovo modello letterario italiano del XXI secolo, tramite il quale i bambini vengono sollecitati ad una lettura attiva e critica, incoraggiati a rielaborare la realtà in maniera creativa.[22] La bambina protagonista di Pane e oro, ad esempio, riesce a superare la propria umile condizione con la fantasia, con il solo aiuto di un foglio e di una matita.[23]
Achille il puntino, pubblicato anche in Spagna e compreso nell'elenco di titoli Nati per leggere,[24] fornisce ai piccoli lettori gli strumenti per scoprire nuovi mondi attraverso l'oralità, la lettura e la scrittura. Il punto infatti contiene in sé una pluralità di significati e di immagini, che prendono vita e si trasformano. Attraverso metamorfosi successive, il punto permette di visualizzare forme antropomorfe e sollecita i bambini a porre domande sul corpo umano, oggetto di curiosità e di mistero.[25]
Il "potere salvifico della fantasia" contrasta perfino la realtà più tragica, come quella di Anna Frank, che Guia Risari rivisita attraverso La porta di Anne,[26] in cui la persecuzione degli Ebrei è narrata in maniera da restare impressa nella memoria di tutti i lettori.[27] Si tratta di una trasposizione creativa e corale degli studi sull'antisemitismo, che qualche anno prima aveva dato i suoi frutti nelle opere di saggistica dell'autrice.[28]
Il romanzo Il viaggio di Lea[29] è stato valutato tra i finalisti del "Premio Strega Ragazze e Ragazzi" 2016-17, Categoria +11.[30]
Guia Risari si è occupata di antisemitismo da un punto di vista filosofico nel corso degli studi accademici a Leeds, analizzando poi sistematicamente anche il carattere dell'antisemitismo italiano attraverso l'opera di Giorgio Bassani. Risari fa riferimento soprattutto all'approccio critico della Scuola di Francoforte ed all'analisi condotta da Zygmunt Bauman sul rapporto tra modernità e l'olocausto, in base alle quali le caratteristiche dell'epoca moderna (ordine, omogeneità e funzionalità) hanno inasprito l'antico pregiudizio contro gli Ebrei, percepiti sempre più come "l'altro", il "diverso" da isolare e distruggere. Per la prima volta la macchina burocratica si fa carico di tale compito, deresponsabilizzando i singoli individui.[28]
Accostandosi a Il romanzo di Ferrara di Bassani, Guia Risari prende inoltre in esame l'aspetto delle testimonianze letterarie dell'olocausto. La letteratura dell'olocausto, attraversando vari stadi dal diario, al saggio, alla poesia ed al racconto, si trasforma in strumento di commemorazione, interpretazione ed elaborazione degli eventi e dei traumi.[31] Nel Romanzo di Ferrara l'autrice riconosce la complessità di un'opera che è “allo stesso tempo storica, narrativa e documento personale”, nella quale Bassani è insieme “reporter e testimone, che descrive, con consapevolezza crescente, la scena di un trauma personale e collettivo”, pur mantenendo toni pacati.[32] L'enfasi di Bassani è infatti sulla necessità di preservare la memoria di un evento, l'olocausto, che ha macchiato una parte dell'umanità, e non sulla commiserazione delle vittime né sulla ferocia dei carnefici: ciò che conta è il diritto all'esistenza di ogni essere vivente.[33]
In The document within the walls, scritto in inglese, Guia Risari sonda l'opera narrativa di Bassani con accuratezza, verificando perfino le cifre dei caduti sulla Lapide di via Mazzini,[34] ed utilizzando un modello interpretativo che sfrutta sia i mezzi della critica letteraria, sia quelli della critica della società. Lo scopo della sua ricerca è esaminare l'antisemitismo in Italia durante il periodo fascista come è descritto nelle pagine del Romanzo di Ferrara, che andrebbe considerato “non una semplice raccolta di racconti, ma un vero e proprio documento” dell'integrazione ebrea e del tradimento italiano, della persecuzione fascista e della dolorosa disillusione delle vittime.[35] L'autrice esprime dubbi sul "mito del buon italiano", in base al quale la persecuzione degli Ebrei in Italia sia stata meno feroce di quella nazista.[36]
In Jean Améry. Il risentimento come morale, opera derivata dalla tesi di laurea[37] e per la quale Guia Risari ha conseguito cinque premi,[4] l'autrice suggerisce una rivalutazione della nozione di risentimento, che reputa "l'unico modo di moralizzare la vita e la storia".[38] Il risentimento dei sopravvissuti ai campi di concentramento viene indicato quale sola maniera per emendare la storia, senza dimenticarla né perdonarla, e viene rivalutato sulla scia di Adorno e di Horkheimer, ossia affrancato dall'essere una reazione patologica e malsana.[39] Améry rende pubblico il proprio risentimento senza falsi pudori: "la intuizione fondamentale di Améry consiste esattamente nell'aver compreso la complessa ambivalenza del risentimento, che è rifiuto del presente e, nello stesso tempo, legame emotivo, esistenziale, al passato",[38] un "multiforme moto dell'animo, che consente di conservare e rivivere la memoria dell'offesa senza offuscare l'uso della ragione critica".[40]
La necessità di non dimenticare è ripresa nel saggio introduttivo di Guia Risari all'edizione italiana di Le sang du ciel di Piotr Rawicz, tradotto dalla stessa Risari,[41] che ripropone anche il doppio ruolo dell'autore quale testimone e narratore dell'olocausto,[42] ribadendo l'importanza di dare voce al dolore causato da altri senza motivo, affinché non se ne perda la memoria.[43]
La produzione letteraria di Guia Risari si estende a diversi generi.[44]
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