Guardie Rosse (Italia)
formazione di difesa proletaria attiva in Italia nel 1919-1920 Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
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formazione di difesa proletaria attiva in Italia nel 1919-1920 Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Le Guardie Rosse furono una formazione di difesa proletaria attiva in Italia principalmente durante il biennio rosso (1919-1920) e, in forma minore, fino al 1922.
Guardie Rosse | |
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1920: fabbriche presidiate dalle Guardie Rosse | |
Attiva | 1919 - 1922 (di fatto) |
Nazione | Italia |
Contesto | Biennio rosso e periodo interbellico |
Ideologia | Socialismo Comunismo Anarco-sindacalismo Antifascismo |
Alleanze | Arditi del Popolo |
Affinità politiche | Partito Socialista Italiano Partito Comunista d'Italia |
Componenti | |
Fondatori | Nicola Bombacci |
Simboli | |
Simbolo | Falce e martello |
Attività | |
Azioni principali | Occupazione delle fabbriche Giornate rosse di Viareggio Rivolta dei Bersaglieri Fatti di Empoli Repubblica di Albona |
Furono attive durante l'occupazione delle fabbriche di Torino[1], durante i fatti di Empoli 1921 e quelli di Crema.[senza fonte] Esse confluirono poi, in gran parte, nell'organizzazione paramilitare degli Arditi del Popolo.[senza fonte] Nello specifico la circolare n° 7 del 18 aprile 1921 del Partito Comunista d'Italia (PCd'I) (sezione italiana della Terza Internazionale) sintetizza il concetto di Guardia Rossa a nome del comitato centrale allora vigente:
«La guardia rossa è un proletario armato e l'arma che adopera deve incutere spavento non ai lavoratori ma alla borghesia – essa deve godere la stima ed il rispetto dei compagni perché difende i diritti del popolo. Unico scopo comune è la libertà e il comunismo e la difesa delle conquiste della Rivoluzione.[2][3]»
Avendo ipotizzato l'imminenza della rivoluzione, il Partito Comunista d'Italia ritiene necessario armare una "milizia proletaria", integrata tra i lavoratori di fabbriche e campagne, per spiegare la sua funzione e le tesi del comunismo all'interno della suddetta classe, per non apparire come "braccio armato" del partito slegato dalle dinamiche sociali.[4]
Nel 1919 Spartacus Picenus, pseudonimo di Raffaele Mario Offidani[5], scrisse un canto[6] intitolato "La Guardia Rossa", che fu fatto ascoltare a Lenin in persona. Quest'ultimo obiettò che la musica non fosse abbastanza marziale.[7] Il testo:
«È la Guardia Rossa
che marcia alla riscossa
e scuote dalla fossa
la schiava umanità.
Giacque vilmente la plebe in catene
sotto il tallon dell'iniquo padron:
dopo millenni di strazi e di pene
l'asino alfine si cangia in leon.
Sbrana furente il succhion coronato
spoglia il nababbo dell'or che rubò,
danna per fame al lavoro obbligato
chi mai non lavorò, non lavorò...
Quando alla notte la plebe riposa
nella campagna e nell'ampia città,
più non la turba la tema paurosa
del suo vampiro che la svenerà.
Ché sempre veglia devota e tremenda
la Guardia Rossa alla sua libertà:
la tirannia cancrenosa ed orrenda
più non ritornerà, non tornerà!
Ché la Guardia Rossa
già l'inchiodò alla fossa,
nell'epica riscossa
dell'umanità»
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