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giornalista e saggista italiana (1930-2015) Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Grazia Livi (Firenze, 19 marzo 1930 – Milano, 18 gennaio 2015) è stata una giornalista, saggista e scrittrice italiana.
Grazia Livi nacque a Firenze[1] nel 19 marzo 1930 da una famiglia fiorentina di intellettuali e docenti universitari; ha vissuto alcuni anni anche a Londra[2] mentre trascorse gli ultimi anni della sua vita a Milano[3]. Dopo essersi laureata in filologia romanza con Gianfranco Contini ed avere avuto come maestri anche Domenico De Robertis, Roberto Longhi, Gaetano Salvemini e Bruno Migliorini, si sposa. Dal 1960 fino al 1970, come giornalista inviata, ha pubblicato articoli su importanti testate italiane tra le quali La Nazione, Il Mondo, L'Europeo e Epoca[4]. Il lavoro di giornalista come inviata le fa incontrare alcune tra le più eminenti figure del Novecento, come Le Corbusier, Moshe Menuhin, Albert Schweitzer.
Il primo romanzo, Gli scapoli di Londra[5], venne recensito sul Corriere della Sera da Eugenio Montale che affermò «che poche donne sanno scrivere come Grazia Livi». Anche il poeta Mario Luzi le scrisse una lettera di apprezzamento.
Tra gli incontri significativi della sua vita vanno senz'altro ricordati quello con Anna Banti, cui ha dedicato un saggio nel libro Le lettere del mio nome.[6] Anna Banti incoraggiò Grazia Livi a scrivere e le commissionò i primi articoli per la rivista Paragone a partire da quello dedicato a Virginia Woolf che la Banti definì «bellissimo».
Nel romanzo Lo sposo impaziente[7], dedicato a Lev Tolstoj ed alla moglie Sof’ia Andreevna ed in parte ispirato dai loro diari, Grazia Livi narra il viaggio dei neosposi e la loro prima notte di nozze. Per poter parlare di questo grande scrittore la Livi è stata in Russia. È scomparsa a Milano nel 2015.[8]
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