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Gorgonia
gruppo di cnidari sessili polipoidi coloniali Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
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Le gorgonie sono animali invertebrati marini bentonici sessili polipoidi coloniali, appartenenti al phylum Cnidaria, classe Anthozoa, sottoclasse Octocorallia, ordine Alcyonacea.
Con il termine "gorgonia" si fa riferimento ad alcune specie di ottocoralli alcionacei (cosiddetti coralli molli), appartenenti ai sottordini Calcaxonia, Holaxonia e Scleraxonia, caratterizzati morfologia arborescente e dalla presenza di una particolare proteina, la gorgonina, che conferisce sostegno allo scheletro.
Un tempo le gorgonie erano considerate ottocoralli appartenenti all'ordine Gorgonacea (Lamouroux, 1816), che comprendeva oltre 1.9000 specie, il gruppo ora non più ritenuto valido e le specie di gorgonie sono ora smistate nei sottordini Calcaxonia, Holaxonia e Scleraxonia, all'interno dell'ordine Alcyonacea (Lamouroux, 1812).[1] Tali sottordini presentano però ancora molti problemi di omogeneità e coerenza dal punto di vista morfologico e genetico.

L'ordine Gorgonacea prendeva il nome dal genere Gorgonia, genere tipo della famiglia Gorgoniidae.
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Etimologia
La parola gorgonia deriva dal latino gorgonia, che a sua volta derivante dal greco Γοργόνη "gorgone", a indicare le ramificazioni tipiche di questi coralli che ricordano i capelli intrecciati delle gorgoni, tre creature mostruose della mitologia greca con serpenti al posto dei capelli.[2]
Descrizione
Riepilogo
Prospettiva

Le gorgonie sono animali marini bentonici sessili, cioè fissi al substrato, che consistono in una colonia di numerosi polipi. La colonia di una gorgonia è caratterizzate da una morfologia arborescente ramificata, in genere disposte su un solo piano, spesso di notevoli dimensioni e vivacemente colorate.[3]

L'elemento caratterizzante delle gorgonie è costituito dal loro asse portante, uno scheletro rigido, in genere di consistenza legnosa, formato da diverse sostanze tra le quali la gorgonina, una proteina elastica.


Lo scheletro di una gorgonia è formato da una parte interna, detta sclerasse, che forma l'impalcatura portante della colonia, e da una parte esterna, detta cenenchima, che ne costituisce la protezione e su cui si sviluppano i polipi. Lo sclerasse a sua volta può essere scomposto in due parti: la medulla al centro e uno strato esterno, detto cortex, formato prevalentemente di gorgonina, una proteina elastica, che può contenere o meno degli scleriti calcarei, oppure delle lamelle di carbonato di calcio. Questa struttura risulta al tempo stesso robusta e flessibile, consentendo alle ramificazioni del corallo di resistere alle correnti nelle quali solitamente si sviluppano queste specie.[4]
Gorgonina
La gorgonina è una scleroproteina, ovvero un composto organico complesso formato da proteine, carboidrati e alogeni (principalmente iodio e bromo), che compone la struttura di sostegno (lo sclerasse) delle gorgonie.
La presenza della gorgonina, fibrosa ed elastica, conferisce allo sclerasse delle gorgonie robustezza e al tempo stesso flessibilità, consentendo alle ramificazioni del corallo di resistere alle correnti nelle quali solitamente si sviluppano queste specie.
La gorgonina è prodotta da cellule specializzate dello sclerasse dette assoblasti. Studi hanno dimostrato che la produzione ha un andamento stagionale: più veloce nel periodo estivo e più lenta in inverno. Questa diversa velocità di accrescimento produce dei cerchi concentrici all'interno dell'asse dei coralli che hanno anche una diversa colorazione e consistenza: più scuri e sottili quelli invernali e più larghi e chiari quelli estivi. Questi anelli possono essere pertanto conteggiati e forniscono un metodo per misurare l'età del corallo.
Studi sulla crescita, sulla composizione e sulla struttura dello scheletro di alcune specie di gorgonia possono essere fortemente correlati con le variazioni stagionali e climatiche. Tali variazioni, unitamente alla grande diffusione e notevole longevità delle gorgonie le rende estremamente utili in paleoclimatologia e paleoceanografia.
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Alimentazione
Le gorgonie, come tutti gli cnidari polipoidi coloniali, si nutrono attraverso i polipi che catturano l'alimento presente in sospensione nella colonna d'acqua. Nelle gorgonie in pochi casi è stata documentata la cattura di piccoli organismi zooplanctonici ed è opinione diffusa che le gorgonie abbiano una ridotta capacità di catturare prede vagili a causa di una minore densità di cnidocisti sui tentacoli rispetto a quanto pensato, ad esempio, tra gli attiniari; l'assimilazione di sostanza organica particolata o disciolta potrebbe essere la fonte di nutrimento principale delle gorgonie. Anche il fitoplancton sembra rappresentare una importante risorsa trofica, un apporto energetico finora sempre sottovalutato.[5]
Ecologia
Riepilogo
Prospettiva

Le gorgonie sono una componente molto importante del benthos marino. Sono particolarmente abbondanti in ambienti ricchi di biodiversità, come il coralligeno del Mediterraneo e le barriere coralline tropicali.

Alcune specie, come la gorgonia rossa (Paramuricea clavata), la gorgonia bianca (Eunicella singularis), la gorgonia gialla (Eunicella cavolinii) o il corallo rosso (Corallium rubrum) possono sviluppare dense aggregazioni di elevata complessità strutturale, note come foreste di gorgonie; tali biocostruzioni ospitano una notevole biodiversità e sono una delle biocenosi marine più emblematiche del mar Mediterraneo.[6]
Alcune di queste strutture si trovano a profondità non raggiungibili dall'uomo ma che sono negli ultimi decenni divenute accessibili grazie ai sottomarini a comando remoto (noti come ROV, dall'acronimo inglese di Remotely Operated Vehicle). Ciò ha permesso di documentare la presenza di nuove specie come per esempio Viminella flagellum che assieme alla gorgonia candelabro (Ellisella paraplexauroides) è l'unica specie nota della famiglia Ellisellidae nel Mediterraneo. Queste gorgonie, a profondità comprese tra 110 e 250 m, formano dense aggregazioni monospecifiche talora in associazione con altre gorgonie come Callogorgia verticillata (Primnoidae), Swiftia pallida e Paramuricea macrospina (Plexauridae), Eunicella spp. (Gorgoniidae).[7]
Meritano almeno un cenno le gorgonie bambù (famiglia Isididae), presenti nel Mediterraneo con tre specie: la più nota è la gorgonia bambù bianca (Isidella elongata), una specie di acque profonde che vive su fondali sabbiosi, a profondità da 115 sino 1500 m, classificata dalla IUCN come specie in pericolo critico di estinzione[8];le altre due specie, Acanella arbuscula e Acanella furcata, sono state scoperte solo recentemente.[6]
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Conservazione
Riepilogo
Prospettiva
Le gorgonie sono organismi molto sensibili al riscaldamento delle acque, e pertanto sono seriamente minacciate dai cambiamenti climatici: l'innalzamento della temperatura dell'acqua è responsabile di eventi di mortalità di massa di gorgonie sempre più frequenti nel Mediterraneo.

Effetti del cambiamento climatico sulle gorgonie

Negli ultimi anni a causa del riscaldamento globale le condizioni estive nel Mar Mediterraneo, con temperature sempre più alte e scarsa disponibilità di cibo, portano a condizioni di stress termico per molte specie di gorgonie. Condizioni estive anomale, con prolungati periodi di alte temperature, hanno determinato, a partire dal 1999, diversi eventi di mortalità di massa di gorgonie. Ulteriori studi hanno dimostrato che le condizioni di stress da “caldo eccessivo” rendono gli organismi bentonici più vulnerabili alle malattie, ai parassiti e alle infezioni batteriche. Molte gorgonie, come Paramuricea clavata nel Mar Ligure, sono morte a causa di infezioni da Vibrio spp. Il recupero di queste specie (resilienza) dopo questi eventi richiede generalmente tempi lunghi e dopo 3 anni le colonie sopravvissute o neo-reclutate mostrano ancora una taglia molto inferiore a quella prima dell’evento di mortalità. Il riscaldamento globale sta trasformando la biodiversità del Mar Mediterraneo e sta cambiando il futuro di animali particolarmente sensibili ad un rapido aumento di temperatura, come le gorgonie. Le gorgonie sono particolarmente sensibili al riscaldamento dell’acqua del mare, specie se per periodi prolungati e quando avviene in maniera repentina, e possono andare incontro anche ad una mortalità di massa. La velocità del riscaldamento globale, infatti, non consente agli organismi marini di adattarsi a questi squilibri improvvisi. Ricerche effettuate nel Mar Ligure suggeriscono che l’aumento delle temperature negli anni ‘90 abbia causato la mortalità di gorgonie ad una profondità di 40 m. Nel 2020, in alcune aree di Portofino e dell’Isola d'Elba, quasi il 50% delle gorgonie è stato affetto da necrosi a causa dell’aumento di temperatura. Indirettamente, l’aumento della temperatura ha anche causato la proliferazione delle mucillagini, polisaccaridi complessi prodotti da piante e microrganismi. Essi si depositano sulle gorgonie fino a soffocarle, provocandone la morte. La perdita delle gorgonie può causare impatti drammatici su diversi ecosistemi marini, perché esse costituiscono un vero e proprio habitat per altre specie e contribuiscono alla lotta contro il cambiamento climatico, sequestrando carbonio dall’atmosfera e mantenendo la stabilità climatica del pianeta. Sono oggi in corso ricerche ed esperimenti per il trapianto di gorgonie e la ricostruzione delle foreste di gorgonie mediterranee, ma ulteriori studi sono necessari per proteggere il futuro di queste creature e di tutte le specie che dipendono da esse.[9][10]
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Tassonomia
Riepilogo
Prospettiva



Studi di filogenetica molecolare hanno ricollocato il gruppo Gorgonacea all'interno dell'ordine Alcyonacea, in tre sottordini, che si distinguono in base alla struttura e alla composizione del loro sclerasse:[4][11]
- Calcaxonia - comprendente 5 famiglie e circa 650 specie[12], caratterizzate da scheletro assile formato in prevalenza da gorgonina, in cui l'impalcatura è sorretta soprattutto da lamelle concentriche di carbonato di calcio; i rami della colonia hanno in genere consistenza flessibile ed elastica.
- Holaxonia - comprendente 5 famiglie e circa 1.000 specie[13], caratterizzate da scheletro assile formato in prevalenza da gorgonina, privo di lamelle di carbonato di calcio e privo di scleriti calcarei, che sono però presenti nel cenenchima; le colonie, hanno in genere consistenza poco elastica.
- Scleraxonia - comprendente 9 famiglie e circa 250 specie[14], caratterizzate da scheletro assile formato in prevalenza da gorgonina, privo di lamelle concentriche di carbonato di calcio, ma rivestito da abbondanti scleriti calcarei più o meno saldati tra loro; in alcuni casi (p.es. Corallium rubrum), gli scleriti sono così cementati tra loro da far assumere alla colonia una consistenza rocciosa, simile a quella degli Scleractinia.
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Note
Bibliografia
Voci correlate
Altri progetti
Collegamenti esterni
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