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mostri della mitologia greca, figlie di Forco e Ceto Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Le gòrgoni o gorgóni (in greco antico: Γοργόνες?, Gorgónes; in greco Γοργών?, Gorgṓn) sono mostri della mitologia greca. Figlie di Forco e di Ceto, abitavano nell'estremo occidente del mondo conosciuto dai greci[1].
Erano tre sorelle, Steno, Euriale e Medusa. Di aspetto mostruoso, avevano ali d'oro, mani di bronzo, al posto dei capelli avevano dei serpenti, e chiunque le guardasse direttamente negli occhi rimaneva pietrificato. La gorgone per antonomasia era Medusa, unica mortale fra le tre e loro regina, che, per volere di Persefone, era la custode degli Inferi. Le Gorgoni rappresentavano la perversione nelle sue tre forme: Euriale rappresentava la perversione sessuale, Steno la perversione morale e Medusa la perversione intellettuale.[2]
Il mito narra che Perseo, avendo ricevuto l'ordine di consegnare la testa di Medusa a Polidette, signore dell'isola di Serifo, si recò prima presso le Graie, sorelle delle Gorgoni, costringendole a indicargli la via per raggiungere le Ninfe. Da queste ricevette sandali alati, una bisaccia e un elmo che rendeva invisibili: doni ai quali si aggiunsero uno scudo levigato, tanto da riflettere l'immagine della Gorgone, da parte di Atena e un falcetto da parte di Ermes.
Così armato, Perseo volò contro le Gorgoni e, mentre erano addormentate, guardandone l'immagine nello scudo divino di Atena per evitare di rimanere pietrificato, tagliò la testa a Medusa e la chiuse subito nella bisaccia delle Graie. Dal tronco decapitato di Medusa uscirono, insieme ai fiotti di sangue, il cavallo alato Pegaso e Crisaore, padre di Gerione.
Perseo donò la testa della Gorgone alla dea Atena, la quale la fissò al centro del proprio scudo per terrorizzare i nemici in battaglia.
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