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sommergibile della Regia Marina Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Il Gondar è stato un sommergibile della Regia Marina, col motto "Usque ad finem".
Gondar | |
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Vista di poppa del Gondar. Notare gli alloggiamenti cilindrici per SLC | |
Descrizione generale | |
Tipo | Sommergibile di piccola crociera |
Classe | Adua |
Proprietà | Regia Marina |
Cantiere | OTO, Muggiano |
Impostazione | 15 gennaio 1937 |
Varo | 3 ottobre 1937 |
Entrata in servizio | 28 febbraio 1938 |
Intitolazione | Gondar |
Destino finale | autoaffondato dopo essere stato danneggiato da cacciatorpediniere ed aerei britannici il 30 settembre 1940 |
Caratteristiche generali | |
Dislocamento | |
Lunghezza | fuori tutto: 60,18 m |
Larghezza | 6,45 m |
Pescaggio | 4,66 m |
Profondità operativa | 80 m |
Propulsione | 2 motori diesel FIAT da 1400 CV totali 2 motori elettrici Magneti Marelli da 800 CV totali |
Velocità | |
Autonomia | |
Equipaggio | 4 ufficiali, 32 sottufficiali e marinai |
Armamento | |
Artiglieria | 2 mitragliere singole Breda Mod. 31 da 13,2 mm (3.000 colpi) |
Siluri |
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Note | |
Motto | Usque ad finem |
informazioni prese da[1],[2] e[3] | |
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Entrato in servizio il 28 febbraio 1938, il seguente 3 luglio ottenne la bandiera di combattimento a La Spezia e nel mese di novembre, da Taranto, raggiunse con la sua squadriglia la base di Lero nel Dodecaneso rientrando a Messina nel febbraio 1940. Tornato in alto Tirreno, dal maggio 1940 fece parte della XI Squadriglia Sommergibili, basata a La Spezia[4], al comando del tenente di vascello Piero Riccomini, in comando dal 20 ottobre 1938.
Fu scelto per l'impiego come mezzo «avvicinatore» di SLC e nell'agosto-settembre 1940 modificato di conseguenza: furono eliminati il cannone da 100/47 Mod. 1935, le sue munizioni, due siluri ed altro materiale; sul ponte di coperta del sommergibile furono collocati tre cilindri a tenuta stagna (uno a prua e due, affiancati, a poppa), nei quali potevano essere alloggiati altrettanti SLC[5]. Del peso di 2,8 tonnellate, tali cilindri erano in grado di resistere fino a 90 metri di profondità, il triplo della profondità consentita dal sistema, più rudimentale, adottato sul primo sommergibile avvicinatore, l’Iride[4][5].
Dopo il fallimento del primo tentativo di attacco contro il porto di Alessandria d'Egitto – conclusosi con l'affondamento dell’Iride e della nave appoggio Monte Gargano ad opera di aerosiluranti[6] –, il Gondar fu scelto per il secondo tentativo, denominato operazione «G.A. 2», che prese avvio il 19 settembre 1940[4][7].
Il 21 settembre il sommergibile, una volta imbarcati i tre SLC, lasciò La Spezia al comando del tenente di vascello Francesco Brunetti, ex comandante del predecessore del Gondar, l'Iride[4][7]. Giunto a Messina nella serata del 23, il Gondar prese a bordo gli uomini della X Flottiglia MAS destinati all'impresa: il capitano di fregata Mario Giorgini – comandante della I Flottiglia MAS e dell'operazione –, i sei operatori degli SLC (quattro ufficiali e due sottufficiali), fra cui vi era anche il capitano del Genio Navale Elios Toschi, inventore, insieme a Teseo Tesei, degli SLC, e due sottufficiali operatori di riserva[4][7].
Il Gondar partì da Messina alle 7.30 del 24 settembre, diretto nel punto «D» al largo di Alessandria, dove avrebbe dovuto verificare che non vi fossero unità nemiche di vigilanza; sarebbe quindi proseguito sino al punto «A», dove si sarebbe fermato per rilasciare gli SLC[4][7].
Arrivato nel punto «D» nella notte tra il 28 ed il 29 settembre, il sommergibile rilevò però i segni di un'intensa attività navale britannica: fu avvistata una corvetta e all'idrofono furono avvertiti i rumori di turbine appartenenti ad almeno tre navi differenti, nonché, in un secondo tempo, anche quelli dei motori di altre navi che si stavano allontanando[7]. Solo alle sette di sera del 29 fu possibile emergere, in ritardo sulle previsioni, ma quasi subito fu ricevuto a bordo un messaggio di precedenza assoluta inviato da Supermarina alle 13.55: il Gondar sarebbe dovuto rientrare subito a Tobruk, dato che l'operazione era stata rimandata per la partenza da Alessandria della maggior parte della flotta inglese (bersaglio dell'attacco), uscita in mare con le navi maggiori e 10 cacciatorpediniere il giorno 28, a protezione di due incrociatori, il Liverpool ed il Gloucester, impegnati in missione di trasporto a Malta di 2000 uomini[7].
Alle 20.30, sulla rotta di rientro, il Gondar s'imbatté nel cacciatorpediniere australiano Stuart a soli 1500 metri, dovendosi immergere con rapidità ad 80 metri[4][7]. La nave avversaria individuò però in breve il sommergibile con l'ecogoniometro, iniziando a bombardarlo con cariche di profondità; due ore dopo (alle 22.30) si unirono alla caccia il cacciatorpediniere Diamond ed una corvetta, cui si aggiunsero poi anche ricognitori ed aerei antisommergibili (in particolare un idrovolante Short Sunderland)[4][7]. Investito da una simile pioggia di bombe di profondità, il Gondar, gravemente danneggiato nonostante tutte le manovre evasive, dovette emergere, dopo aver resistito per dodici ore: erano le 8.30 del 30 settembre[4][7].
Una volta a galla alcuni uomini, tra cui Brunetti, avviarono le manovre di autoaffondamento: il sommergibile s'inabissò di poppa nel giro di poche decine di secondi, su un fondale di 2000 metri, a circa 110 miglia per 300° dal faro di Alessandria[4][7].
Nell'affondamento vi fu una vittima, il marinaio elettricista Luigi Longobardi, attardatosi a bordo con il comandante Brunetti e pochi altri per avviare le manovre di autoaffondamento e ucciso in mare, dove era stato fra gli ultimi a buttarsi, dallo scoppio di una bomba: alla sua memoria fu conferita la Medaglia d'oro al valor militare[8]. Il resto dell'equipaggio fu tratto in salvo – e fatto prigioniero – dallo Stuart[4][7].
Con l'affondamento del Gondar i servizi segreti britannici iniziarono ad insospettirsi circa l'esistenza di un corpo speciale della Regia Marina incaricato delle incursioni nei porti nemici, (reparto sul quale del resto avevano già alcune informazioni): notarono infatti la presenza dei tre cilindri presenti sul ponte del sommergibile, nonché la presenza, fra i prigionieri, di numerosi subacquei[7].
Il Gondar aveva svolto in tutto 4 missioni di guerra, percorrendo complessivamente 3440 miglia in superficie e 534 in immersione[9].
COMANDANTI
Tenente di Vascello Mario Ricci dal 28 febbraio al 19 ottobre 1938;
Tenente di Vascello Piero Riccomini dal 20 ottobre 1938 al 9 settembre 1940;
Tenente di Vascello Francesco Brunetti dal 10 al 30 settembre 1940 (con i cilindri già applicati)
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