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compositore tedesco Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Christoph Willibald Gluck (Erasbach, 2 luglio 1714 – Vienna, 15 novembre 1787) è stato un compositore tedesco, attivo soprattutto come operista, uno dei maggiori iniziatori del cosiddetto periodo della storia della musica che va sotto il nome di Classicismo nella seconda metà del XVIII secolo.
Attraverso nuove e radicali opere, come Orfeo ed Euridice (1762) e Alceste (1767), riformò l'opera seria, da tempo in declino, semplificandone la trama e cercando un sostanziale equilibrio tra musica e canto. La cosiddetta riforma gluckiana ebbe grande fortuna, influenzando notevolmente molti compositori, tra i quali Sacchini, Salieri, Cherubini, Spontini, Weber, Berlioz e Wagner.
Gluck nacque a Erasbach (oggi parte di Berching), una cittadina dell'Alto Palatinato. Il padre era una guardia forestale sovrintendente ai pedaggi di Erasbach e di alcuni ricchi possedimenti monastici. Dell'infanzia del compositore si conosce poco: con ogni probabilità ricevette lezioni di organo o clavicembalo presso il collegio dei gesuiti di Komatau, frequentato da un fratello, e in questo periodo imparò a suonare il violino e il violoncello. È certo invece che, per poter seguire le sue inclinazioni musicali avversate in famiglia, fu costretto a fuggire di casa e a guadagnarsi da vivere esibendosi nelle chiese e nelle piazze come cantore e suonatore ambulante e che, dopo la riconciliazione con il padre, visse per alcuni anni a Praga, dove proseguì gli studi musicali e frequentò la Facoltà di Filosofia dell'università locale, seguendo i corsi di logica, fisica e metafisica.
Gluck entrò in contatto a Praga con le opere italiane di Johann Adolf Hasse, basate sul modello metastasiano, un modello che trionfava in tutta Europa e che il compositore tedesco ebbe modo di conoscere ancora meglio quando si trasferì a Vienna, nel 1735, lavorando come "musico di camera" presso il principe Lobkowitz. Lasciata Vienna, Gluck si trasferì a Milano con il nobile Antonio Maria Melzi, suo amico e protettore. Fu lo stesso Melzi ad affidare il giovane compositore agli insegnamenti di un maestro molto rinomato, soprattutto nel campo della musica strumentale: Giovanni Battista Sammartini. È significativo che in questo periodo Gluck scrivesse alcuni brani strumentali: le sei sonate in trio, pubblicate a Londra nel 1746. Il teatro rimaneva però al centro dei suoi interessi.
Il 26 dicembre 1741 la sua prima opera lirica, Artaserse, su testo di Metastasio, fu accolta con favore dal pubblico del Teatro Regio Ducale di Milano. A questo fortunato esordio fecero seguito poco meno di una decina di lavori scritti per i teatri di Milano, Venezia e Torino, che gli procurarono una buona fama. Nel 1745 si trasferì a Londra, dove con La caduta de' giganti esordì, questa volta con scarso successo, al King's Theatre. Qui incontrò Händel – che per il più giovane collega non nutrì una particolare stima (dopo aver ascoltato quest'opera, egli dichiarò che il suo autore si intendeva di contrappunto come il suo cuoco) – e si esibì con lui in un concerto. La grandiosa semplicità del modello teatrale di Händel e in particolare l'uso drammatico del coro colpirono profondamente Gluck, esercitando su di lui un influsso destinato a dar frutti negli anni successivi.
Nel 1750 sposa Marianne Pergin a Vienna. Nel 1752 ritornò a Vienna dove, nominato Kapellmeister (maestro di cappella) di un'importante orchestra, pose base stabile – fatta eccezione per gli spostamenti legati alla sua attività – fino alla morte. Qui conobbe Giacomo Durazzo, direttore di due importanti teatri della città, attorno al quale ruotavano molte attenzioni, soprattutto da parte di molti appartenenti al mondo intellettuale e nobiliare che miravano a restaurare il teatro d'opera. Gluck fu coinvolto in alcune rappresentazioni con certe compagnie dell'Opéra-comique francese e nel 1761 compose la musica del balletto pantomimo Don Juan ou le festin de pierre, coreografato dal celebre ballerino e coreografo Gasparo Angiolini, che sarebbe stato suo collaboratore anche in Italia; durante questo lavoro conobbe il librettista Ranieri de' Calzabigi, con il quale iniziò la cosiddetta "riforma gluckiana".
L'anno seguente, il terzetto produsse Orfeo ed Euridice, destinata a diventare l'opera più famosa di Gluck in quanto prima espressione della sua riforma. A questo lavoro nel 1765 seguirono altri due balletti pantomimi: Semiramide, da una tragedia di Voltaire, e Ifigenia in Aulide e in seguito le opere Alceste del 1767 e Paride ed Elena del 1770. Conclusa questa esperienza, Parigi divenne il nuovo centro intellettuale cui Gluck decise di indirizzare il suo talento. Contando anche sulle brighe di un suo nuovo amico, attaché all'ambasciata francese a Vienna e aspirante librettista, noto come Le Bailly du Roullet,[2] e soprattutto sulla protezione della nuova delfina di Francia, Maria Antonietta d'Asburgo-Lorena, già sua affezionata allieva di canto, Gluck riuscì infine ad ottenere una ricca scrittura da parte dell'Académie Royale de Musique e, nel 1773, partì alla volta della capitale francese con la partitura di una nuova opera, già pronta. Si trattava dell'Iphigénie en Aulide, scritta su libretto del Du Roullet, tratto da un testo di Racine: l'opera fu presentata nel 1774 e ottenne un discreto successo, seguito, a distanza di pochi mesi, da quello clamoroso dell'Orphée et Euridice, versione francese di Orfeo ed Euridice.
Nel 1776 la stessa sorte toccò all'Alceste, mentre alla fine di quell'anno giunse a Parigi Niccolò Piccinni, considerato il rivale di Gluck. Negli anni successivi i vari sostenitori dei diversi musicisti diedero vita ad accesi dibattiti su quale fosse la miglior forma di teatro d'opera adatta allo spirito francese dell'epoca e anche questo è un particolare che la dice lunga su quanto fosse pressante la volontà intellettuale collettiva di rinnovamento. In particolare, nel 1777, Jean-François de La Harpe scrisse sul Journal de politique et de litérature di Parigi la critica dell'opera Armide di Gluck iniziando la polemica tra piccinnisti e gluckisti alla quale Gluck rispose sul Journal de Paris.
Nel maggio del 1779 l'Iphigénie en Tauride ebbe grande successo, ma in settembre in una lettera da Londra, Ferdinando Bertoni accusò Gluck di aver copiato dalla sua opera Tancredi l'aria L'espoir renaît nella terza versione francese dell'Orfeo e Euridice e successivamente una sorte completamente opposta toccò a Echo et Narcisse. Con grande sconforto fece ritorno a Vienna e lì, dopo molti anni di malattia, morì nel 1787. Il funerale seguì il rito cattolico come da lui espressamente richiesto.[3]
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