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pittore italiano (1888-1959) Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Giuseppe Moroni (Cremona, 6 ottobre 1888 – Roma, 22 ottobre 1959) è stato un pittore italiano.
Secondogenito di Blandina Fava e di Giulio Moroni, decoratore e doratore, inizia la propria formazione artistica a Cremona frequentando il corso di arti ornamentali alla scuola Ala Ponzone; appena sedicenne, si trasferisce a Milano dove lavora e studia frequentando i corsi serali alla Scuola Superiore d'Arte Applicata all'Industria annessa al Museo Artistico Municipale. Vinto il concorso per il legato Fanny Ferrari,
continua i suoi studi all'Accademia di Brera, allievo del pittore scapigliato Vespasiano Bignami; nell'anno 1910-11 figura fra gli alunni della scuola obbligatoria di nudo del grande ritrattista Cesare Tallone.[1]
Nel 1912, vinto il Premio Oggioni, si reca a Roma per perfezionarsi alla Scuola Superiore di Belle Arti sotto la guida di Giulio Aristide Sartorio e Giulio Bargellini. Dopo il servizio militare, coadiuva e sostituisce Bargellini quale insegnante di decorazione applicata nella Regia Scuola Superiore di Architettura di Roma.[2] Lasciato l'insegnamento per dedicarsi completamente all'arte, sceglie di lavorare per buona parte dell'anno nella quiete di Pieveottoville in comune di Zibello, un paese della bassa parmense, poco distante dal Po, da lui ben conosciuto e amato per avervi trascorso tante volte le vacanze presso lo zio prete, Mons. Alessandro Fava, Cappellano di Sua Santità.[3]
Partecipa a varie esposizioni: Milano, Torino, Cremona, Quadriennale di Roma, Biennale di Venezia.[4] Nel 1925 vince il primo premio al Concorso Artistico Nazionale Francescano di Milano con “S. Francesco riceve le Stimmate”:[5] è premiato anche all'Esposizione Internazionale di Arte Sacra a Padova dove presenta il quadro “Miraculorum – Sant'Antonio risuscita un bimbo morto”.[6] Al Concorso Artistico Nazionale Francescano del 1927 ottiene la medaglia d'argento dal Ministero della Pubblica Istruzione per la tela “S. Francesco guarisce il lebbroso”.[7]
Di animo profondamente cristiano e devoto alla Madre di Dio, Moroni manifesta la sua predilezione per l'immagine di Maria col Bambino, dipingendo molti quadri su questo tema, tanto da essere chiamato “Il pittore delle Madonne”.[8] Nel 1997 l'ADAFA di Cremona organizza un'esposizione di dipinti e disegni intitolata “Immagini di Maria nei soggetti sacri del pittore Giuseppe Moroni”. Analoga esposizione gli dedica nel 1999 la Facoltà Teologica Marianum di Roma, dal titolo “Dignitas Matris: l'evento della maternità alla luce della madre di Gesù”
Moroni esegue grandi affreschi nelle Terme Berzieri di Salsomaggiore[9] e nelle Terme Tettuccio di Montecatini Terme[10], nella collegiata di San Bartolomeo Apostolo di Busseto, nella Chiesa dei Barnabiti a Cremona e nella Chiesa Santa Maria di Costantinopoli a Benevento. Numerosi suoi lavori si trovano in varie altre Chiese specie della pianura padana: Zibello, Polesine Parmense, Castelvetro Piacentino, Fidenza, Pieveottoville, Soragna e Noceto.
Esegue cartoni per mosaici per varie chiese: attratto dagli effetti di luminosità e trasparenza cromatica realizza con cura artigianale vetrate per numerose chiese dell'Emilia Romagna e della Lombardia, aiutato solamente dalla moglie e modella, Maria Stella Turchetti, curando personalmente la cottura per il fissaggio del colore in un apposito forno fatto installare nella sua dimora di Pieveottoville. ( Le immagini di alcune vetrate e mosaici si trovano sul sito web “beweb.chiesacattolica” all’indirizzo riportato nella voce “collegamenti esterni”) [11]
I soggetti preferiti sono principalmente religiosi, ma numerosi sono anche i ritratti e non mancano i paesaggi, in particolare ritratti dalla campagna intorno a Pieveottoville e le nature morte, in prevalenza fiori; in alcuni quadri figura anche la selvaggina, testimonianza della sua passione per la caccia. Di carattere mite e riservato, schiva la notorietà; queste caratteristiche si riflettono nella pittura dai toni smorzati, priva di colori violenti e dove le forme morbide, le nudità caste e il nitore cromatico trasmettono serenità e misticismo.
Sebbene in contatto con personaggi aderenti a vari movimenti artistici del primo novecento e soprattutto con i pittori della "Scuola Romana" fra i quali gli amici Alberto Ziveri e Guglielmo Janni, la sua pittura “presenta caratteri personali, duttilità di adeguazione ai suoi soggetti, intuito psicologico e capacità espressiva: elementi che testimoniano insieme ricchezza di doti artistiche e la sensibilità di immedesimarsi nei vari ambienti ai quali le sue opere erano destinate”,[12] quest'ultima caratteristica è particolarmente evidente nell'affresco di Salsomaggiore che si colloca in “perfetta armonia con i raffinati decori policromi dei marmi, delle ceramiche e del liberty orientaleggiante di Galileo Chini.”[13]
Con l'esposizione del suo dipinto "Modelli" nella mostra "Realismo Magico" al Museo d'arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto (MART) 2017/2018, Moroni ha trovato una sua collocazione anche in quella corrente pittorica internazionale che caratterizza gli anni venti e trenta del 1900, definita appunto "Realismo magico" dal critico d'arte tedesco Franz Roh.
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