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poeta e tragediografo italiano (1762 - 1824) Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Giuseppe Luigi Biamonti (San Biagio della Cima, 1762[1] – Milano, 13 ottobre 1824) è stato un poeta, tragediografo ed erudito italiano, professore di eloquenza all'Università di Bologna e Torino.
Nato nel 1762 in un piccolo comune ligure nei pressi di Bordighera, a quindici anni Giuseppe Biamonti, avviato alla carriera ecclesiastica, proseguì gli studi presso il gesuita Collegio Romano[2]. Precettore in casa dei nobili Doria, a ventitré anni, nel 1785, compose la sua prima tragedia, Ifigenia in Tauri, pubblicata a Roma quattro anni più tardi con la prefazione di Vincenzo Monti[2].
Dopo aver soggiornato a Torino e a Milano ove fu precettore dei conti Della Somaglia, esperto di lingue classiche, nel 1805 Biamonti ottenne la cattedra di eloquenza italiana e latina nell'Università di Bologna[2]. Nella città felsinea, frequentò casa Malvezzi e strinse amicizia con la contessa Teresa Carniani alla quale impartì lezioni di filosofia antica e di letteratura greca[3]
Nel 1814 si trasferì nuovamente a Torino ove era stato nominato professore di eloquenza nell'ateneo sabaudo[2] e nel 1816 divenne socio dell'Accademia delle Scienze nella classe di Scienze morali, storiche e filologiche[4].
In polemica con Giulio Perticari, poeta e scrittore, amico e genero del Monti[5] nelle Lettere di Panfilo a Polifilo, pubblicate a Firenze nel 1821, Biamonti sostenne la tesi che la nostra lingua nazionale è toscana perché dal dialetto toscano la derivarono gli scrittori delle altre regioni italiane. L'argomentazione fu avversata da Monti[6], un tempo suo amico ed allievo per la lingua greca[2].
Dotato di profonda erudizione attestata anche da alcune sue notazioni filologiche, in letteratura fu di orientamento classicheggiante. Le sue opere sono generalmente modeste e carenti di sentimento[2].
Morì a Milano, a circa sessantadue anni, nel 1824. Al suo nome sono intitolate una via di Torino e una del paese natale.
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