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vescovo cattolico italiano (1551-1625) Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Giulio Sansedoni (Siena, 28 marzo 1551 – Roma, 19 dicembre 1625) è stato un vescovo cattolico italiano.
Giulio Sansedoni vescovo della Chiesa cattolica | |
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Incarichi ricoperti | Vescovo di Grosseto (1606-1611) |
Nato | 28 marzo 1551 a Siena |
Ordinato presbitero | 15 giugno 1577 |
Nominato vescovo | 20 novembre 1606 da papa Paolo V |
Consacrato vescovo | 26 novembre 1606 dal cardinale Girolamo Bernerio, O.P. |
Deceduto | 19 dicembre 1625 (74 anni) a Roma |
Nobile senese della famiglia Sansedoni e figlio di Alessandro, venne ordinato presbitero il 15 giugno 1577. Fu tra i discepoli di san Filippo Neri.[1] Insegnò diritto canonico al neo-istituito Collegio germanico di Roma, fu un amante delle lettere e della poesia e si dedicò anche alla pittura.[1] Scrisse alcune opere, ma dette alle stampe solamente una biografia dell'antenato beato Ambrogio Sansedoni.[1][2]
Nominato vescovo di Grosseto da papa Paolo V il 20 novembre 1606, fu consacrato a Roma il 26 seguente, presso la chiesa di Santa Cecilia in Trastevere, dal cardinale Girolamo Bernerio e i vescovi Paolo Alberi e Metello Bichi.[3] Fu in rapporti con padre Giovanni Nicolucci, contribuendo alla fondazione di nuovi edifici di culto all'interno della diocesi.
Lo storico Giovanni Antonio Pecci scrive che il Sansedoni «siccome era assuefatto a attendere più al profitto dell'anima propria, che alle brighe cagionate dall'officio di pastore, ottenne la permissione di potere rinunziare questa mitra».[1] Si dimise così dall'incarico vescovile nel 1611 e tornò a Roma, rinunciando alla pensione, fatto che lo portò lentamente ad impoverirsi, «a mendicare il vitto».[1] Grazie alle conoscenze che possedeva e alla sua fama, fu aiutato e assistito negli ultimi anni della sua vita, compreso papa Urbano VIII, che lo volle come suo elemosiniere.[1]
Morì il 19 dicembre 1625, afflitto da una malattia ai reni,[1] e fu sepolto nella chiesa di San Filippo Neri.[3]
Sansedoni è raffigurato in un dipinto di anonimo senese del XVII secolo, proveniente dalla raccolta d'arte di Palazzo Sansedoni, con la berretta scura in testa e recante in mano la biografia del beato Ambrogio da lui scritta.[4]
La genealogia episcopale è:
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