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poeta trovatore provenzale Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Giraut de Bornelh o nelle varianti ortografiche Guiraut de Bornelh, Giraud de Bornell o de Borneil, Girautz de Borneil o de Borneyll[1], italianizzato in Giraldo di Bornello (... – 1220 circa) fu un poeta trovatore provenzale, attivo all'incirca tra il 1160 e la fine o inizio del XII secolo, originario probabilmente di Excideuil[2] (Charente o Dordogna) o Bourneix (Dordogna)[1] (da cui il nome), vicino a Limoges.
Contemporaneo di Bernart de la Fon, Giraut fu in contatto più o meno diretto con le grandi corti d'Europa e con Riccardo Cuor di Leone, a fianco del quale partecipò alla terza crociata.[3]
In base a quanto riportato nella sua vida sappiamo che:
«Girautz de Borneill fo de Lemozi, de l’encontrada d’Esiduoill, d’un ric castel del vescomte de Lemotgas. E fo hom de bas afar, mas savis hom fo de letras e de sen natural. E fo meiller trobaire que neguns d’aquels que eron estat denant lui ni que foron apres; per qu’el fo apellatz maestre dels trobadors, et es ancaras per totz aquels que ben entendion sotils ditz ni ben pausatz d’amor ni de sen. Fort fon honratz per los valens homes e per los entendens e per las bonas dompnas q’entendion los sieus amaestramens de las soas chanssons. E la soa maineira si era aitals que tot l’invern estava en escola et aprendia letras, e tot l’estiu anava per cortz e menava .ij. chantadors que chantavont las soas chansons. Non volc mais moiller, mas tot so que gazaignava donava a sos paubres parens et a la gleisa de la vila on el nasquet, la cals gleisa avia nom, et a ancaras, Saint Gervasi.[4]»
«Giraut de Borneilh fu del Limosino, della contrada di Esiduoill, di un ricco castello del visconte di Limoges. Fu uomo di bassa estrazione, ma savio in lettere e senno. Fu il miglior trovatore di quelli che erano prima e di quelli che verranno dopo; per questo fu chiamato "maestro dei trovatori" e, inoltre, per tutti coloro che ben intendono il dir sottile era ben equilibrato in amore nel senno. Molto fu onorato dai valenti uomini, dagli intenditori e dalle nobildonne che audivano i suoi ammaestramenti nelle sue canzoni. E il suo modo di vivere era tale che tutto l'inverno stava a scuola ad imparare lettere, e tutta l'estate andava in giro per le corti con i menestrelli i quali cantavano le sue canzoni. Non volle mai sposarsi, e tutto quel che guadagnava lo dava ai suoi poveri genitori e alla chiesa della città in cui nacque, la quale aveva nome, e tuttora si chiama, Saint Gervasi.»
Secondo quando si evince dalla razo di S'ie.us quier conseill, bel amig' Alamanda, Giraut fece esperienza di un amore infelice, non essendo corrisposto dalla dama guascone Alamanda d'Estancs con la quale scambia coblas nella tenso in questione.[5]
Tradizionalmente detto "il maestro dei trovatori", fu l'iniziatore del cosiddetto trobar leu[1], un modo di poetare semplice e melodico, ma in realtà anche le sue liriche sono spesso difficili ed oscure. Egli pare, infatti, aver attraversato tutti gli stili, in seguito al conflitto tra l'ermetismo (trobar clus) a cui lo condurrebbe il saber e le esigenze divulgative, ed è da questo che gli deriva il titolo di maestro. La sua produzione è caratterizzata dalla varietà delle forme metriche, con innovazioni come le coblas tensonadas o strofe dialogate. Come altri trovatori aderisce alla polemica contro i cavalieri predoni e contro la degenerazione delle corti. Di lui ci rimangono 90 poemi, 76[1] di sicura attribuzione, e quattro melodie, tra cui due canzoni di crociata, una tenzone con Raimbaut d'Aurenga e un partimen Alfonso II d'Aragona[1].
Giraut è il secondo dei dodici trovatori presi di mira da Peire d'Alvergne nella sua famosa Chantarai d'aquestz trobadors:
E·l segonz Guirautz de Bornelh,
que sembla oire sec al solelh
ab son chantar magre dolen,
qu’es chans de vielha porta-selh,
que si·s mirava en espelh,
no·s prezaria un aguilen.
Dante Alighieri menziona più volte Giraut nella sua opera: nel De vulgari eloquentia egli identifica in tre poeti provenzali i massimi poeti esistenti, e cioè Giraut de Bornelh a proposito della poesia più elevata, che ha per argomento la virtù[6], Arnaut Daniel per la poesia d'amore e Bertrand de Born per la poesia marziale.[7] Nella Divina Commedia (Purgatorio, canto XXVI, 120: "quel di Lemosì"), tuttavia, egli sembra ridimensionare questo giudizio, accordando una netta preferenza ad Arnaut Daniel, mentre Giraut prevarebbe nell'opinione comune solo per fama e non secondo il suo vero valore.
"O frate", disse, "questi ch'io ti cerno
col dito", e additò un spirto innanzi,
"fu miglior fabbro del parlar materno.
Versi d'amore e prose di romanzi
soverchiò tutti; e lascia dir li stolti
che quel di Lemosì credon ch'avanzi.
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