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scultore italiano Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Giovanni di Balduccio (Pisa, 1300 circa – 1365?[1]) è stato uno scultore italiano, attivo tra il 1320 e il 1347.
Figlio di Balduccio di Alboneto, nacque quasi sicuramente a Pisa intorno all'anno 1300.
Svolse il suo apprendistato da scalpellino nel grande cantiere dell'Opera del Duomo di Pisa negli anni immediatamente successivi all'uscita di scena di due grandi maestri della scultura toscana, Giovanni Pisano (morto nel 1314) e Tino di Camaino[2]. Nel mediocre niveau del nuovo capomastro Lupo di Francesco da Pisa e della sua bottega, è credibile che le sue sculture lo abbiano messo in mostra piuttosto presto. Non fu allievo di Giovanni Pisano per motivi anagrafici e non è documentata alcuna occasione di incontro con Andrea Pisano e la sua bottega. Così si ritiene probabile un sodalizio artistico con Tino di Camaino, col quale sembra condividere anche certi stilemi e molte caratteristiche esecutive.
Nei primi anni '30 è attestato a Bologna, dove ha lasciato un polittico marmoreo per lungo tempo rimasto nella Basilica di San Domenico e ora smembrato. La composizione è stata identificata con l'altare della cappella del Castello di Galliera, costruito nel 1331-1332 e destinato a residenza pontificia ma demolito a furor di popolo nel 1334. È probabile infatti che il polittico sia arrivato nella chiesa domenicana dopo questa data.[3]
La sua attività si svolse essenzialmente in Toscana e a Milano; tra le poche notizie biografiche di cui siamo a conoscenza c'è il trasferimento dell'artista in Lombardia, su invito di Azzone Visconti, intorno al 1334.[3] Ha lasciato la sua firma nelle sculture di Sarzana (1327), San Casciano in Val di Pesa (1330-31) e Milano (1339 e 1347); l'ultima sua impresa potrebbe essere stata la decorazione della facciata della chiesa di Santa Maria di Brera.
Nel 1349 gli venne offerta la nomina a capomastro del cantiere del Duomo di Pisa, ma Giovanni la rifiutò. Dopo questa data non si hanno più notizie di lui. Recentemente, anche l'arca di Sant'Agostino, conservata nella basilica di San Pietro in Ciel d'Oro a Pavia e realizzata tra il 1362 e il 1365 (ma non del tutto terminata), è stata attribuita, come già ipotizzato da importanti studiosi, quali William Reinhold Valentiner e Francesco Caglioti, al maestro pisano. Con tutta probabilità, Giovanni non morì nel 1349, ma rimase operativo in Lombardia almeno fino al 1365, anno in cui si interruppero i lavori dell'arca di Sant'Agostino, che quindi fu realizzata da Giovanni di Balduccio, ormai anziano, insieme ad alcuni suoi allievi[1].
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