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storico e politologo italiano (1938-2006) Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Giorgio Aldo Rumi (Milano, 15 marzo 1938 – Milano, 30 marzo 2006) è stato uno storico e politologo italiano di famiglia feudale di Dongo, sul Lago di Como[1].
Esponente di spicco del cattolicesimo liberale[2], figura di riferimento della cultura nazionale[3], fu apprezzato per lucidità di analisi, sobrietà di stile, capacità di confronto con culture diverse oltre che per innate doti oratorie.
Laureatosi in scienze politiche con Gianfranco Miglio all'Università Cattolica di Milano, fu ivi allievo di Ettore Passerin d'Entreves e, all'ISPI, di Brunello Vigezzi. Libero docente dal 1971, già professore di Teoria e Storia della Storiografia e di Storia Contemporanea della Facoltà di Scienze Politiche delle Università di Milano e di Bari, nel 1977 fu nominato ordinario di Storia Contemporanea nella Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università Statale di Milano.
Come membro del CNR (per il Comitato di Scienze filosofiche e filologiche) strinse profondi legami con Rosario Romeo, Ruggero Moscati, Rodolfo Mosca, Enrico Serra e Gabriele De Rosa che contribuirono a definirne lo spirito di cattolico liberale. Come curatore, insieme a Brunello Vigezzi e Enrico Decleva, del progetto per la costituzione dell'archivio storico della Banca Commerciale Italiana, entrò in assiduo contatto con Raffaele Mattioli la cui profonda influenza emerge nello studio della formazione della classe dirigente nell'Italia unita.
Dopo essersi concentrato sulla politica estera fascista, sul ruolo della Santa Sede nella politica internazionale, sui rapporti Stato-Chiesa prima e dopo l'Unità, la poliedrica attività di Rumi si rivolse allo studio della Lombardia nella specificità dei suoi rapporti con l'Europa dell'Antico regime, la Santa Sede e l'Italia unita, oltre che sul tema della formazione delle sue élite.
La tipicità del cattolicesimo lombardo e del suo stretto legame con Roma è alla base di molte sue ricerche che vanno dalla storia dell'Università Cattolica a quelle sulle diocesi e sulle principali istituzioni cattoliche e dei suoi protagonisti, caratterizzate dal dilatarsi della dimensione locale a quella internazionale.
Editorialista per lunghi anni dell'Osservatore Romano e di Avvenire, membro dell'Accademia di S. Carlo Borromeo presso la Biblioteca Ambrosiana, della Veneranda Fabbrica del Duomo, dell'Ambrosianeum, dell'Istituto Luigi Sturzo, fu attivo collaboratore del Centro Paolo VI di Brescia.
Presenza costante nella realtà politica e culturale del Paese, firma di rilievo del Corriere della Sera, cofondatore e condirettore della rivista Liberal (marzo 1995), fu membro del Consiglio di Amministrazione dell'Università Statale di Milano, dell'Istituto Lombardo Accademia di Scienze e Lettere, del Teatro alla Scala, della RAI, vice presidente della Società Storica Lombarda. Collaboratore dell'Istituto Regionale delle Ricerche della Lombardia, dell'Istituto per la Scienza della Pubblica Amministrazione, della Fondazione Visconti di San Vito, dell'Accademia Virgiliana, fu presidente del Centro Interdipartimentale di Storia della Svizzera "Bruno Caizzi" e consigliere della Fondazione Balzan Premio.
Riposa tumulato nell'edicola di famiglia nel cimitero di Dongo[4]. Il suo nome è stato iscritto nel Famedio del Cimitero Monumentale di Milano[5].
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