agronomo italiano (1925-2012) Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Giorgio Bargioni (Firenze, 13 marzo 1925 – Verona, 1º febbraio 2012) è stato un agronomo italiano.
Figlio di Vittorio Bargioni e di Maria Luisa Gaeta, si laureò in agraria a Firenze il 5 novembre 1948 con il massimo dei voti e la lode[1]. Ebbe come maestro Alessandro Morettini[2].
Fu direttore del centro per l'incremento della frutticoltura ferrarese dal 1951 al 1954. Dal 1955 al 1990, anno del pensionamento, è stato direttore dell'Istituto sperimentale di frutticoltura della Provincia di Verona.
Ha introdotto la moltiplicazione in vitro delle piante.[senza fonte] Sulle specie da frutto ha svolto un intenso lavoro di ricerca sul ciliegio, producendo tra le altre le varietà di ciliegie denominate "Vittoria", "Adriana" e "Giorgia", di cui la prima particolarmente adatta alla raccolta meccanizzata e in grado di staccarsi senza peduncolo dalla pianta.
Libero docente di coltivazioni arboree, dal 1964 ha insegnato per sei anni viticoltura all'Università di Padova. Dal 2004 al 2007 è stato incaricato di un corso di olivicoltura all'Università di Verona.
È stato collaboratore di numerose riviste scientifiche e divulgatore con circa 400 pubblicazioni tra monografie e articoli su riviste.
È stato membro effettivo dell'Accademia dei Georgofili[3], dell'Accademia Nazionale dell'Olivo e dell'Olio, dell'Accademia di Agricoltura Scienze e Lettere di Verona e dell'Accademia Nazionale di Agricoltura[4].
L'Accademia dei Georgofili lo ha commemorato con un'adunanza pubblica e giornata di studio il 21 giugno 2012.[5]
Giorgio Bargioni svolse attività innovativa di ricerca sugli apparati radicali del susino, dell'olivo, della vite, del ciliegio, del pesco, del pero, del cotogno e del cachi; nel 1959 individuò allelopatia in alcuni tipi di piante della stessa specie e studiò i danni da alluvione ai frutteti.
Egli fu tra i primi, agli inizi degli anni '60, a intuire l'importanza dell'impiego dei materiali plastici.[senza fonte] Realizzò un'intelaiatura per la protezione di un fragoleto con polietilene trasparente e pacciamatura sulla fila con polietilene nero già nel 1957, e realizzò delle prove di coltivazione in serra del pesco coprendo alcuni alberi di "Precocissima Morettini", i cui frutti maturarono con circa una settimana di anticipo.
Svolse attività di miglioramento genetico sul ciliegio. Attraverso l'incrocio artificiale controllato, a partire dal 1958 con Tiziano Tosi, cercò di contribuire alla soluzione del problema della raccolta dei frutti, a migliorare l'assortimento per la resistenza allo spacco e il calendario di maturazione.
Uno dei più importanti risultati fu la varietà di ciliegie "Vittoria", licenziata nel 1970, dalle ottime caratteristiche generali, buona produttività, di ottimo sapore e serbevolezza, prima varietà al mondo con la caratteristica di prestarsi facilmente ed integralmente ad una raccolta meccanizzata[senza fonte] e quindi destinata soprattutto agli usi industriali.
S'impegnò anche sulla fragola, incoraggiando e sostenendo l'opera di Tiziano Tosi, con il quale lavorò per la produzione di piante madri esenti da virus, per la produzione in montagna e per la coltura protetta.
Dopo le iniziali sperimentazioni sulla biologia fiorale dell'olivo, dove peraltro caratterizzò le varietà gardesane (Bargioni, 1962), pubblicò vari contributi ad intervalli pluriennali con osservazioni ripetute sulle tecniche di coltivazioni e sulla potatura (Bargioni, 1982; Bargioni e Liut, 1989; Bargioni, 1992, Bargioni, 1994).
Fu invitato a tenere conferenze sui risultati delle ricerche veronesi in Svizzera (a Sion), in Francia (ad Avignone, a Montpellier, ad Agen, a Perpignan), in Belgio (a Gembloux), in Bulgaria (a Plovdiv, a Sofia e a Kjustendil), in Ungheria (Budapest). Collaborò colla Stazione sperimentale canadese di Summerland (British Columbia), che permisero le prime valutazioni delle nuove varietà e selezioni di ciliegio autofertili e con la Stazione francese de La Grande Ferrade di Bordeaux per il ciliegio dolce, nonché quella nell'ambito del Gruppo Frutticoltura della Comunità di lavoro "Alpe Adria" che riunisce le Regioni e i Länder confinanti con le Alpi orientali.
Ha scritto Il ciliegio dolce, nel 1982, si annovera la collaborazione alla stesura dei trattati di Frutticoltura Speciale (1991), dove ha descritto "il ciliegio", di Frutticoltura Generale (1992) in cui ha svolto gli argomenti Potatura degli alberi da frutto (Bargioni, 1992) e Scelta e preparazione del terreno (Bargioni, 1992); successivamente nella pubblicazione Sweet Cherry Scion (1996) ha svolto i temi dell'assortimento varietale e del miglioramento genetico del ciliegio, quest'ultimo argomento sviluppato anche successivamente su L'arboricolture Fruitiere (Bargioni et al., 1998a; Bargioni et al., 1998b), e nel testo Le tipologie di alberi nelle drupacee, dove ha descritto il portamento dell'albero di ciliegio (Bassi e Bargioni, 2003). Vanno menzionati anche l'ampia analisi sull'evoluzione della frutticoltura italiana nel ventesimo secolo (Bargioni, 2001) e tra gli scritti divulgativi il manuale L'olivo e la sua coltivazione (2002).
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