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ingegnere italiano Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Gioacchino Luigi Mellucci (Curti, 11 gennaio 1874 – Napoli, 30 aprile 1942) è stato un ingegnere italiano, tra i principali esponenti del liberty napoletano[1].
Nato da una nobile famiglia comitale, ramo dei Caracciolo, distintasi[2] nelle lotte risorgimentali[3]: il padre Pasquale[4] fu sindaco e legale del Comune di Curti e la madre, Adele Gaudiosi, era figlia del nobile Pasquale[5], primo consigliere provinciale di Pomigliano d'Arco . Trascorse la sua infanzia nel seicentesco palazzo di famiglia[6] a Napoli in via Stella n° 45, per poi trasferirsi agli inizi del 1924 nel quartiere Vomero, nel palazzo Mellucci[7] a monte al Petraio[8] da lui progettato[9].
Si laureò[10] alla Regia Scuola d'Applicazione di Napoli[11] nel 1900[12] e iniziò l'attività edile[13]. La sua prima opera si inquadra perfettamente con lo stile liberty in voga in quel periodo[14] infatti tra il 1900 e il 1920 lo stile liberty raggiunse la massima diffusione nella città di Napoli.
Nel 1904 sposò Francesca Ridola[15], figlia dell'avvocato Alfonso Ridola[16].
La sua competenza[17] dell'uso del calcestruzzo armato[18] lo rese fin dai primi anni uno dei più importanti nomi del liberty napoletano[1] e gli valse la collaborazione con numerosi ingegneri e architetti dell'epoca, tra i quali Pier Luigi Nervi[19], Giuseppe Mannajuolo, Gio Ponti, Germano Ricciardi, Tancredi Zeni, Pasquale Borrelli e Gaetano Costa.
In quegli anni, oltre a Roma, a Bologna e a Firenze, la sua opera si manifestò a Napoli soprattutto nel progetto e nella direzione dei lavori per il rifacimento del Palazzo Buono in via Toledo, futura sede de La Rinascente, e per la costruzione dell'Hotel Bertolini, delle Terme di Agnano, della Villa Frenna – Scognamiglio in via Domenico Cimarosa, del Palazzo Leonetti nel rione Amedeo e di vari palazzi situati in via dei Mille[14].
Nel 1920 divenne inoltre sindaco della Società Finanziaria Italiana di Napoli e della società conserviera Del Gaizo-Santarsiero & Co.[20], costituita in seguito alla fusione tra le società Del Gaizo e Santarsiero[21].
Da questo periodo la sua opera entrò nella fase della maturità con la progettazione e direzione dei lavori del Teatro Augusteo[22] (1926-1930) e della Funicolare Centrale (1928); i lavori furono svolti in collaborazione con la ditta Nervi[14] e Nebbiosi.
L'ultimo lavoro, incompiuto per motivi di salute, fu il Teatro Umberto I, ubicato in via Marchese Campodisola, presso piazza Bovio[23].
Scomparve a Napoli nel 1942[14].
All'ingegnere sono state intitolate una via a Napoli[24] e una a Curti[25][26].
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