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politico italiano Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Gianclaudio Bressa (Belluno, 16 gennaio 1956) è un politico italiano, senatore della Repubblica per il Partito Democratico dal 2018.
È stato sindaco di Belluno dal 22 dicembre 1990 al 7 giugno 1993, più volte sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri, deputato alla Camera per cinque legislature (XIII, XIV, XV, XVI e XVII), ricoprendo vari incarichi parlamentari.
Nato a Belluno nel 1956, dopo aver conseguito la maturità classica, ha lavorato per vari anni come consulente aziendale.[2]
Ha iniziato la carriera politica con la Democrazia Cristiana (DC), dov'è stato eletto il 18 luglio 1988 consigliere comunale e ha ricoperto la carica di assessore nell'amministrazione comunale di Belluno fino al 1990.[3][4]
Successivamente viene eletto a sindaco di Belluno dal 1990 al 1993[3][4]. Ricopre nuovamente la carica di consigliere comunale fino a luglio 1995.[3][4]
Nel 1994, con lo scioglimento della DC, aderisce alla rinascita del Partito Popolare Italiano (PPI) di Mino Martinazzoli, viene eletto deputato alle elezioni politiche del 1996.
È stato Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio nel primo governo D'Alema e nel secondo governo Amato, occupandosi soprattutto di norme a tutela delle minoranze linguistiche e di autonomie speciali, di funzione pubblica e di affari regionali[5] e redigendo, nell'ambito della riforma del Titolo V della Costituzione, il nuovo comma 3 dell'articolo 116 dedicato all'autonomia differenziata.[6]
Dopo aver confermato il suo seggio a Montecitorio nelle politiche del 2001, nelle liste della Margherita, è stato vicepresidente della Commissione Affari Costituzionali. Nel 2005 ha scritto il libro Quel "pasticciaccio brutto" della riforma costituzionale. 164 motivi per non volerla, in riferimento al tentativo di riforma costituzionale della Casa delle Libertà. Il volume raccoglie 164 interventi pronunciari in aula, ed è stato definito vagamente autocelebrativo[7].
Bressa è stato eletto per la terza volta alla Camera dei deputati nel 2006 con la lista dell'Ulivo, nella circoscrizione Trentino-Alto Adige-Südtirol. È presidente della Commissione dei Sei per l'autonomia della provincia autonoma di Bolzano e uno dei vicepresidenti del gruppo parlamentare dell'Ulivo-Partito Democratico.
Alle elezioni politiche in Italia del 2013 è stato eletto alla Camera dei deputati, come capolista tra le lista del Partito Democratico nella circoscrizione Trentino-Alto Adige.[8] In quell'occasione è stato l'artefice dell'accordo elettorale tra il PD e Südtiroler Volkspartei.[9]
Già membro della Commissione paritetica per le norme di attuazione dello statuto del Trentino Alto Adige, ne è diventato presidente il 4 febbraio 2014[5].
Il 28 febbraio 2014 è stato nominato sottosegretario agli Affari Regionali[5], carica che lascia il 12 dicembre 2016, quando contestualmente diventa Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio nel Governo Gentiloni. In seguito alle dimissioni del ministro per gli affari regionali Enrico Costa assume la delega il 26 luglio 2017.
Alle elezioni politiche del 2018 viene candidato nel collegio uninominale di Bolzano al Senato della Repubblica, per la coalizione di centro-sinistra in quota PD, e viene eletto senatore con il 43% dei voti contro il candidato del centro-destra, in quota Lega Massimo Bessone (25,45%) e del Movimento 5 Stelle Diego Nicolini (20,28%), grazie anche all'accordo con il Südtiroler Volkspartei. A 10 giorni dalle politiche, 14 esponenti del PD altoatesino hanno annunciato la loro uscita dal PD, per via della "candidatura imposta dall'alto" di Bressa e Maria Elena Boschi.[10]
Nella XVIII legislatura si iscrive al gruppo parlamentare Per le Autonomie (con Südtiroler Volkspartei, Partito Autonomista Trentino Tirolese e Union Valdôtaine), nonostante sia un esponente del Partito Democratico.
Non si ricandida alle elezioni politiche del 2022, lasciando il parlamento dopo più di 26 anni.[11]
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