Loading AI tools
attore, artista e artigiano italiano (1944-2020) Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Giancarlo Santelli, pseudonimo di Giovanni Prisciantelli (Santeramo in Colle, 22 luglio 1944 – Monterotondo, 1º dicembre 2020), è stato un attore, artista e artigiano italiano. Nella seconda metà del Novecento ha fornito un importante contributo allo studio e alla tradizione della Commedia dell'Arte e del teatro antico, principalmente attraverso la creazione di maschere e burattini.
Ha realizzato maschere di scena utilizzate da attori e registi, tra cui Eduardo De Filippo, Roberto De Simone[1], Bernardo Bertolucci, Giorgio Strehler, Dario Fo, Macario[2], Massimo Troisi, Ettore Scola[3] Massimo Ranieri, Cesare Zavattini, Giovanni Guareschi, Glauco Mauri, Maurizio Scaparro, Franco Zeffirelli, Giorgio Albertazzi[4], Gigi Proietti[1], spesso nell'ambito di un fertile sodalizio creativo con l'illustre costumista Odette Nicoletti[3] e con il costumista e scenografo Bruno Garofalo. Le sue creazioni, note anche all'estero[5][6][7][8], sono tuttora utilizzate da numerose scuole e compagnie teatrali, sono state oggetto di mostre ed esposizioni presso numerosi enti culturali, tra cui il Museo Nazionale Arti e Tradizioni Popolari di Roma[1], il Teatro di San Carlo di Napoli, il Teatro della Pergola di Firenze, il Museo Eroli di Narni e sono esposte in modo permanente presso il Museo delle maschere teatrali e del teatro dei burattini di Mentana. Santelli ha accettato di svolgere attività didattica in diverse occasioni[9], nell'ambito di percorsi formativi[10] o a margine di eventi culturali[11]. La dodicesima edizione della Giornata Mondiale della Commedia dell'Arte è stata dedicata alla memoria di Giancarlo Santelli e Franco Leita[4].
Giancarlo Santelli nacque a Santeramo in Colle nel 1944. "Ci tengo a dirlo: vengo come pastore di pecore. Novemila lire al mese la paga più alta. Mangiare e bere e dormire per terra"[12]. Negli anni sessanta del Novecento emigrò a Parma[13], dove si mantenne con diversi lavori manuali (bracciante, fabbro e falegname). Ricordando quegli anni, racconterà: "La nostra era una regione agricola, una terra di braccianti. Noi ragazzi andammo via a migliaia, chi nelle regioni del nord, chi all'estero"[14]. Nel tempo libero, si avvicina ai circoli artistici della città: "In Emilia-Romagna ho conosciuto molte personalità artistiche: Cesare Zavattini, Giovanni Guareschi, Bernardo Bertolucci, i burattinai Otello Sarzi e Giordano Ferrari" [14]. "Come tanti altri nelle mie stesse condizioni sono stato ospite dei Gesuiti, la Casa di Gesù era a Parma, famosissima. Tanti elementi, varie occupazioni, la sera si studiava. Musica, poesia, tante cose."[12] Nel 1964, a Parma, col nome d'arte di Marcello Mussini[15], prende parte a una serie di recital di poesie[16][17][18]. Successivamente, gli giunge la proposta di tentare un percorso di formazione teatrale più impegnativo. A Milano supera "brillantemente"[15] l'esame di ammissione al corso di arte drammatica dell'Accademia dei Filodrammatici diretta da Esperia Sperani, diplomandosi nel 1968 come attore[1][19]. "La scuola era qualcosa in più rispetto ai lavori che continuavo a fare", precisa in un'intervista[14]. L'apprendistato come artigiano si rivelerà decisivo nella riuscita delle attività successive.
Al termine degli anni Settanta si trasferisce a Roma. Una svolta che coincide con il graduale abbandono della carriera di attore a favore del percorso di realizzatore di maschere, sceneggiatore, scultore, burattinaio. "... Non m’interessava più recitare perché entravano i nuovi attori, nuove scuole. I nostri spazi prosciugati."[12] Prende il sopravvento un percorso creativo alternativo, incoraggiato dallo stesso Eduardo De Filippo.
Dalla scena al laboratorio, dalla prosa ai burattini, Giancarlo Santelli si dedicherà a tempo pieno al teatro. Realizza di giorno, studia di notte, alla ricerca di una concentrazione "mostruosa"[20], unica condizione per giungere alla piena realizzazione del suo ideale creativo. Lavorerà a un ritmo incessante, dividendosi tra interessi distinti ma interdipendenti, fino alla "sosta forzata" della primavera 2020, dovuta alla crisi sanitaria da Covid-19. Costretto ad annullare gli spettacoli di burattini in calendario, si rifugia nell'atelier di Mentana, dove si dedica alla manutenzione dei burattini e alla realizzazione di nuove maschere. Si spegne il 1 dicembre 2020 all'ospedale di Monterotondo (RM), dove era stato ricoverato per una crisi cardiaca. Sarà seppellito nel cimitero di Santeramo in Colle (BA), il comune di nascita.
Dopo il diploma, Santelli recitò in importanti produzioni teatrali[21][22], radiofoniche, cinematografiche[23] e televisive. Tra queste, le trasposizioni televisive delle opere teatrali di Eduardo De Filippo, tra le quali Il contratto e Il sindaco del rione Sanità[24][25][26]. Nel cartellone delle prime esibizioni, nella Compagnia stabile del teatro Odeon di Milano guidata da Piero Mazzarella, Santelli mantiene il nome di battesimo, è indicato come "Gianni Prisciantelli", così come nel programma del saggio finale del corso di dizione dell'Accademia[19] e delle manifestazioni teatrali collaterali[27]. La prima scrittura con Erminio Macario lo vede in scena col nome di "Gianni Santelli"[28] e successivamente col definitivo "Giancarlo"[29]. A due anni dal diploma, accetta un ruolo secondario in una acclamata direzione di Giorgio Strehler. Da lì, farà parte di diverse compagnie:
Giancarlo Santelli apprese l'arte di mascheraio e burattinaio da Otello Sarzi e Giordano Ferrari[76]. La sua abilità venne riconosciuta immediatamente da artisti quali Eduardo De Filippo, che nel 1977 gli commissionò le maschere per un allestimento presso il Teatro Quirino di Roma. Ricevette commissioni da vari teatri, tra cui il Teatro Brancaccio, da artisti di fama internazionale. A partire dalla fine degli anni Ottanta collabora con storici e archeologi per riportare in scena le maschere del teatro antico, su commissione dei registi Maurizio Scaparro e Giancarlo Sammartano, nell'ambito dei progetti dell'Istituto nazionale del dramma antico e le compagnie teatrali impegnate nel recupero di tradizioni antiche, come la maschera atellana[77][78].
Per realizzare le sue maschere, Giancarlo Santelli si è avvalso di un approfondito lavoro di documentazione, a partire da fonti iconografiche e dal confronto con i massimi studiosi della storia del teatro. Tuttavia, a rendere possibile la concreta realizzazione delle sue opere è un lungo apprendistato artigianale, in gran parte da autodidatta, sull'esempio dei pochi artisti attivi in Italia nella seconda metà del Novecento. Buona parte della sua tecnica è frutto di prove, personali elaborazioni e sperimentazioni, durate mezzo secolo, derivanti dall'osservazione dei materiali, mettendo a confronto le sue diverse identità: l'attore, l'artigiano, l'artista alle prese con la realizzazione di maschere. Un personalissimo percorso di apprendistato, in parte solitario, fondato sull'esperienza operaia, rivendicata dall'artista in ogni occasione. In base alla maschera da realizzare, Santelli sceglieva i materiali e le tecniche più adatte allo scopo.
Gran parte delle maschere per il teatro della Commedia dell'Arte sono state realizzate in cuoio. Così Santelli descrive la sua tecnica: "Si parte dal disegno, dalla fase di progettazione, poi si modella l'argilla, si fa il calco in gesso, fino ai passaggi per ottenere il calco in piombo sul quale si lavorerà, ad esempio, il cuoio bagnato."[89]
Il materiale di base delle maschere per il teatro antico è invece il lattice, spesso in combinazione con pellami o fibre impiegati per consolidarne la struttura nella parte interna. Questo materiale consente di dare alla maschera il colore più adatto alle esigenze della rappresentazione teatrale. In alcuni casi, consente di riprodurre con maggiore fedeltà i modelli classici, ripresi dalle maschere oggetto di studio archeologico[85]. Anche in questo caso, sulla base di un disegno si realizza un modello tridimensionale in argilla, da qui il calco in gesso. Il lattice si distribuisce in forma liquida all'interno del calco. L'applicazione di altri materiali può essere contestuale, come nel caso di una garza da immergere nel lattice, oppure successiva, come è il caso di fodere interne applicate anche per proteggere il viso dell'attore. L'esterno della maschera sarà infine colorato e decorato, sempre in base al progetto di partenza.
Da un lato, Santelli custodiva con gelosia i segreti del suo atelier. Dall'altro, era propenso alla promozione della cultura del teatro, a partire dai rudimenti dell'arte di costruzione della maschera. Visitava scuole e università. "Preferisco far venire gli studenti [nel laboratorio di Mentana], dove c'è tutto il materiale a disposizione I ragazzi hanno così l'opportunità di vedere le varie fasi di costruzione della maschera. Il prossimo anno farò lo stesso lavoro sui burattini, che sono interessantissimi per chi vuole fare l'attore perché c'è pittura, musica, dialogo."[89]
"Il mestiere di burattinaio - spiega Santelli - non si può inventare. Esso vive nella storia personale di ognuno, si tramanda di padre in figlio e sopravvive solo all'interno del contesto in cui nasce"[90]
Decisivo è stato l'apprendistato a Parma, presso il teatro di Giordano Ferrari, e a Reggio Emilia, con Otello Sarzi[91].
I primi burattini interamente realizzati da Santelli sono commissionati come oggetti di scena nell'ambito di spettacoli teatrali, come il "Gaetanaccio" di Luigi Magni. Lo spettacolo, allestito nel 1978 al Teatro Brancaccio di Roma, narra la vicenda di un burattinaio, interpretato da Gigi Proietti[92]. In scena, tra le mani del protagonista, i burattini devono essere visibili dal pubblico di una sala da teatro convenzionale - pertanto sono "di notevoli dimensioni"[93] anche se realizzati secondo le tecniche tradizionali: le teste e le mani scolpite nel legno, il resto è una combinazione di tessuti a strati, tale da donare la giusta struttura e flessibilità alla figura. Burattini di simile fattura appaiono negli spettacoli "George Sand" di Albertazzi e "Er dom Pasquale" di Schipa[93].
Santelli porta in scena il primo spettacolo completo per burattini il 19 marzo 1981 al teatro Bataclan di Roma (via Trionfale 130 A). Lo spettacolo è "Pulcinella Innamorato" scritto da Guido Finn. I giornali sottolineano che in scena andranno "burattini giganti", che "rappresentano le più celebri maschere della Commedia dell'arte"[93][94]. Il testo sarà presentato al Carnevale di Viareggio e in Francia, a Parigi[95] , nel Festival internazionale di Commedia dell'Arte, che prevede anche la partecipazione di Dario Fo e Vittorio Gassman[96][97].
Le pagine di spettacoli riportano repliche a Parigi[95], Roma[93], Fara Sabina[110], Napoli[111], Castellammare di Stabia[112], Grenoble[113], anche nell'ambito delle iniziative della UNIMA (Union International de la Marionette)[114][115], con la partecipazione di artisti e compagnie come Bruno Leone, fratelli Ferrajolo, Alexandre Sbilidov, Kheineh Shab Bazi, Haiali Torum Celebi, Max Alexander, Théàtre des Marionettes des Champs Elisées.
Fin dagli esordi, Santelli coniuga produzione artistica e intervento sociale, allo scopo di diffondere una cultura viva del teatro, oltre i luoghi e i tempi della rappresentazione. Nella primavera del 1980 il Comune di Roma gli affida un "laboratorio della maschera" rivolto ai giovani del quartiere San Basilio, presso il tendone allestito dal Teatro di Roma[90], cui ne seguiranno altri, nell'intento di coinvolgere nella vita del teatro le periferie, le nuove generazioni[132], inclusi i detenuti del carcere minorile[133]. Costante la ricerca di allievi in luoghi periferici, come nei dieci laboratori sui "Cavalieri della Tavola Rotonda"[134], che coinvolgono duecento giovani attori[135], realizzati tra i Comuni della provincia di Roma[136][137] con Ambrogio Sparagna e Toni Esposito, tra gli altri[138].
Nel 1981 il regista Mario Monicelli realizza a Roma il cortometraggio "Conoscete veramente Mangiafoco?", una intervista al burbero burattinaio inventato da Carlo Collodi, interpretato da Vittorio Gassman, con Giorgio Manganelli nei panni dell'intervistatore. Il luogo in cui si svolge l'intervista è un capannone di legno di via Giulio Rocco, ormai sostituito da una costruzione in cemento, nel quartiere San Paolo-Garbatella. Nello stesso immobile Santelli lavorò ai suoi burattini e alle sue maschere per tutti gli anni Ottanta e incontrò, tra gli altri, la costumista Odette Nicoletti.
Seamless Wikipedia browsing. On steroids.
Every time you click a link to Wikipedia, Wiktionary or Wikiquote in your browser's search results, it will show the modern Wikiwand interface.
Wikiwand extension is a five stars, simple, with minimum permission required to keep your browsing private, safe and transparent.