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avvocato italiano Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Giacomo Stefano Antonio Giovanetti (Giovannetti) (Orta, 1º giugno 1787 – Novara, 22 gennaio 1849) è stato un avvocato e politico italiano[1].
Giacomo Giovanetti | |
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Senatore del Regno di Sardegna | |
Durata mandato | 10 maggio 1848 – 22 gennaio 1849 |
Legislatura | dalla I (nomina 3 aprile 1848) |
Tipo nomina | Categoria: 21 |
Incarichi parlamentari | |
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Sito istituzionale | |
Dati generali | |
Titolo di studio | Laurea in giurisprudenza |
Università | Università di Pavia |
Professione | Avvocato |
Di famiglia borghese (il padre era chirurgo), fu un avvocato tra i più rinomati del foro piemontese nell'epoca di Carlo Alberto.
Laureato in giurisprudenza a Pavia, allievo del Romagnosi, viene considerato un maestro dal conte di Cavour. Fu senatore e segretario del Senato stesso, membro del Consiglio di Stato e presidente della sezione "Grazia e Giustizia".
È ricordato per i suoi interventi nel campo dell'economia, dove, pur rimanendo sempre indipendente dal punto di vista politico, anche se vicino ai moderati, prende parte per un deciso liberoscambismo, che ne caratterizza tutta l'attività. La politica protezionista porta, come affermava il Giovanetti, molto ascoltato tra i consiglieri di Carlo Alberto, ad accumuli di ricchezza immeritata, e da ciò la necessità per il Piemonte di una dottrina economica esattamente contraria, quel liberismo che a fatica ma con fermezza si farà avanti dopo il 1830.
Viene ricordato in primo luogo per la libertà di utilizzo dell'acqua in agricoltura. L'acqua porta al terreno un valore aggiunto di grande importanza incrementandone la produttività quindi la distribuzione irrigua deve essere regolamentata determinando con giusto criterio la quantità ceduta dal proprietario all'utente. Sono campi d'indagine del Giovanetti il diritto di passaggio delle acque su fondo altrui per alimentare il proprio terreno, le servitù coatte per l'apertura di canali necessari alla bonifica quali gli scoli per paludi e acquitrini, la proprietà delle sponde, l'utilizzazione delle sorgenti "oziose" (così lasciate dal proprietario perché non direttamente interessato al loro uso) e tanto altro ancora.
Alla sua morte, nel 1849, l'amico Francesco Antonio Bianchini fu incaricato di scriverne l'epitaffio[2].
L'opera principale per la quale è conosciuto in Europa è il “Du régime des eaux et particulièrement de celles qui servent aux irrigations”, scritto direttamente in francese per invito dell'ispettore dell'agricoltura di Francia De Mauny de Mornay e pubblicato a Parigi nel 1844 destinato a far chiarezza nell'esistente coacervo di norme incomplete, vaghe, ingiuste, confuse e a volte contraddittorie. Le proposte normative esposte nel Régime des eaux verranno riprese dal Codice Albertino e apprezzate dai giuristi in tutta Europa.
Un altro importante lavoro, rimasto incompiuto e inedito, viene fatto per lo Zar di Russia: un progetto per l'irrigazione e la bonifica della penisola di Crimea.
Del 1845 è l'ultimo lavoro in materia di acque. Arriva a Novara il ministro portoghese Josè d'Avila per consultarlo circa un progetto di un canale per irrigazione e navigazione parallelo al Tago e ne ottiene una memoria densa di utili consigli.
Altri importanti interventi riguardano:
Il suo fondo manoscritti (gran parte inediti) è a disposizione degli studiosi presso l'Archivio di Stato di Novara mentre le sue opere a stampa e gli studi storici che lo riguardano sono reperibili presso la Biblioteca Civica di Novara e l'archivio storico dell'Associazione di Irrigazione est Sesia.
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