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scrittore, produttore teatrale e artista italiano Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Giacomo Agosti (Milano, 1962) è uno scrittore, produttore teatrale e artista italiano.
Fratello degli storici dell'arte Barbara e Giovanni Agosti, ha studiato Storia dell'arte sotto la guida di Paola Barocchi alla Scuola Normale Superiore a partire dal 1981, laureandosi nel 1984 e ottenendo il dottorato nel 1995.
Ha cominciato a scrivere guardando il cinema del passato e riannodando il documento testuale con la voglia di ricostruire la storia della Galleria di Villa Borghese a Roma, di cui ha pubblicato i documenti relativi al passaggio dai principi allo Stato italiano tra la fine del XIX e gli inizi del XX secolo.[1].
Negli stessi anni ha scoperto l'archivio privato di Adolfo Venturi, presso la nipote romana, che ha fatto donare alla Scuola Normale.[2]
Nel 1987 ha organizzato insieme a diversi studiosi italiani e stranieri una mostra e un convegno a Bergamo su Giovanni Morelli e la cultura dei conoscitori ottocenteschi. L'iniziativa è stata accompagnata da una serie di pubblicazioni che hanno aiutato a reinserire un personaggio complesso all'interno dell'ambiente milanese e in particolare della Brera di fine Ottocento.[3]
Una testimonianza ulteriore dell'interesse per la cultura bergamasca si trova nel saggio dedicato a Enrico Scuri, maestro all'Accademia Carrara per buona parte dell'Ottocento.[4]
Nel 1989 ha vinto il posto di assistente a una delle cattedre di stile, storia dell'arte e del costume dell'Accademia di Brera, allora diretta da Daniela Palazzoli. Lavorando a fianco di Piero Quaglino, ha avuto modo di conoscere un altro esponente della cultura torinese, Mario Soldati.5
Ha partecipato come attore ai film sperimentali di Francesco Ballo, presentati in diversi festival tra cui quello torinese (1996)6, ai quali ha seguito l'ingaggio in alcune repliche teatrali della Confessione, lo spettacolo immaginato da Walter Manfré per stringere attore e spettatore in un rapporto esclusivo.7
Nel 2002 ha prodotto al Teatro Out Off di Milano una versione teatrale – di cui è stato anche interprete – del film di Don Siegel, L'invasione degli ultracorpi, affidandone la regia a Corrado Accordino.8
Nel frattempo ha offerto una prima elaborazione dell'esperienza paterna affrontando il rapporto tra Auguste Renoir e suo figlio Jean, di cui ha fatto ripubblicare per Garzanti il libro Renoir mio padre accompagnandolo con un saggio intitolato La Francia vista dall'America.9
Il cannocchiale retrospettivo, dalla piattaforma di Brera, è continuato attraverso il dialogo con Cesare Garboli10 e con l'organizzazione delle mostre sulla storia dell'insegnamento di scenografia (1997-1998)11 e soprattutto con un volume sulle collezioni dell'Accademia, curato insieme a Matteo Ceriana della Soprintendenza, che ha offerto nuovi materiali per capire come e cosa si fosse insegnato a Brera dalla fine del Settecento agli anni Cinquanta del Novecento.12
Negli stessi anni A. ha preso a indagare il legame storico tra melodramma e cinema13 e la natura delle illustrazioni dei libri di cinema, prossimi a essere sostituiti dalla rete.14
La mostra su Senso di Visconti (1998) ha chiuso la volontà di guardare all'indietro – sebbene il catalogo sia uscito contemporaneamente agli atti delle giornate di studio su Camillo Boito, organizzate a Brera sulla falsariga di quelle pisane per Venturi (2002).15
Privatosi di una serie di riferimenti logici e verbali, A. ha deciso in quel momento di ripartire dalla propria fisicità, analogamente a quanto intraprendeva il suo allievo Roberto Cuoghi col quale ha collaborato in diversi video (2004).16
Ha prestato il suo corpo a un reportage di moda di Jonathan Frantini (2007)17 e si è impegnato in due campagne pubblicitarie a largo raggio, quella per Banca Intesa – all'interno della cui corporate tv ha creato il personaggio di Mister Bank (2003)18 – e quella per Bang e Olufsen, che era costituita da una performance itinerante negli stores italiani sul tema della Laura di Otto Preminger (2004).19
Nel frattempo la cattedra a Brera, vinta nel 1998 con la dicitura di metodologia e storia della critica d'arte, si era mutata in pratica e cultura dello spettacolo.
A. ne aveva fatto un laboratorio per artisti che partendo dalle sensazioni fisiche arrivasse a un graduale trattamento delle emozioni (documentato dal dvd Fuori Genere compilato per l'Università di Torino e parzialmente presentato al Milano Film Festival del 2006).20
La svolta ha permesso di mettere l'allievo al centro dell'attenzione con tutto se stesso prima che col lavoro finito. Di qui sono nate discussioni sullo statuto formale a cui A. ha affiancato due lavori letterari nati dalla riflessione sul gesto della scrittura: La divisa blu e soprattutto Il mio Puccini 21. Se per Walter Siti Il Mio Puccini soffriva di “un eccesso di ellissi” dove “la cultura, invece che farsi materia, rischia di essere un tappo”22, il testo sembrava ad Anna Albano “la progressiva messa a nudo dei corpi sbagliati, ma senza suadenti spogliarelli”, bensì “strappando i panni”.23
All'interno del capitolo sulla “Rondine” A. ha avuto l'opportunità di chiarire una volta per tutte l'esaurimento di un modello che l'aveva affascinato nella giovinezza e al quale aveva dedicato studi e ricerche – in particolare l'edizione del carteggio con Bernard Berenson fatta insieme a Cesare Garboli24 - culminati in un progetto editoriale approvato da Bompiani.
“(Roberto) 'Longhi' restava il nome di un'alleanza che c'era stata. Cresciuta in spessore, aveva perso di intenzione (…) Garantiva un mondo fiabesco di ragazzi bravi a scuola e primari nelle associazioni: mi piace questo, allora sono questo (…) La scrittura si è esaurita da sé, in tutta naturalezza. Un capitolo dopo l'altro ho abbassato le luci e ho ristretto il numero degli spettatori, finché ho lasciato una frase a mezzo e non l'ho più ripresa “.25
Nel 2007 A. ha deciso di arrestare gli esperimenti di mimesi teatrale estemporanea al fine di concentrarsi su un lavoro più ambizioso. C'era già stata la regia di Tosca al Teatro delle Erbe a Milano (2005)26 e nello stesso anno l'esperienza come scenografo per la Bohème al Teatro Guaira di Curitiba in Brasile.27 Il melodramma fluiva come un racconto già fatto che attivava in pari tempo la voce dei morti. Nacque così Esser madre è un inferno (il titolo è una citazione dall'Arlesiana di Cilea), in cui A.- in giacca e cravatta - si raccontava come sua madre dalla nascita alla morte. Lo spettacolo fu portato da un piccolo teatro romano alla sezione off del Festival di Sant'Arcangelo.28 Le repliche turbarono più di uno spettatore e A. tornò ad occuparsi di altri progetti sull'originarietà, come la mostra per i 70 anni della Biancaneve organizzata dalla Disney Italia insieme a Brera.29
Nel 2008 ha pubblicato un diario apocrifo di Simone Simon (l'interprete del film Il bacio della pantera)30 . Ha sviluppato la collaborazione con Gianluca Peluffo e Ernesta Caviola31 prestandosi come modello per le loro campagne fotografiche. Il lavoro presenta somiglianze con quello che A. ha intrattenuto con Chiara Dynys: anche per l'artista mantovana A. si è prestato ad agire diverse performances e a interpretare un intero film prodotto dalla RSI (Fantasy in Bregaglia, 2008).32
A partire dal 2010 le attività di A. hanno preso un ritmo, una forma e un campo diverso. Anziché recitare in prima persona, A. ha stretto il progetto rappresentativo su un gruppo di cantanti lirici (che si sono alternati a seconda del repertorio) adattando la partitura alle occasioni ed esplorando, col suono e la fisicità, lo spazio di azione.
Sono nati così nel giro di pochi anni il Rigoletto dello Spazio Frigia a Milano33, il quarto atto del Trovatore nella grotta di Bedulita (Bergamo)34, il finale di Aida nel Labirinto di Arnaldo Pomodoro35, il Don Giovanni (atto secondo, prima parte) nella Sala dei Papiri al Museo Nazionale di Napoli36, la Rondine in Casa Verdi37, l'Arlesiana al Pim Off38 e soprattutto i cicli di interventi per le sale del Poldi Pezzoli39 e, a partire dall'inaugurazione, per il Museo del 900 di Milano.40
I lavori sono stati prodotti dall'Associazione di A., il Nuovo Mondo, col supporto occasionale del Comune di Milano. La direzione musicale, al pianoforte, è stata quasi sempre di Emanuele De Filippis.
Brera ha prodotto il Wozzeck di Berg, ridotto per due pianoforti41; il King Lear in collaborazione con la RADA di Londra42 e l'Alcina di Haendel sull'Isola Comacina con l'insieme dell'Accademia dell'Annunciata diretto da Riccardo Doni.43
In collaborazione con Emilio Sala e con l'orchestra di Milano Classica diretta da Gianluca Capuano A. ha curato la regia della prima ripresa moderna di un'opera comique di Dalayrac, I due Savoiardi (alla Palazzina Liberty, 2013).44
Sono seguite due giornate per Piano City a Milano (un concerto su Smareglia, 201745, e la ripresa della Tilda di Cilea, 201846) e due lavori commissionati dall'Università dell'Aquila: la Figlia di Iorio di Pizzetti47 e una versione della Tote Stadt di Korngold all'interno dell'auditorium di Renzo Piano e con un'installazione luminosa di Mattia Agnelli ispirata alla Donna che visse due volte di Hitchcock.48
Nel 2013, durante un'esecuzione dei Wesendonck Lieder al Pim Off di Milano, A. aveva dato alle fiamme il catalogo della Biennale di Venezia del 1910 postillato da Roberto Longhi.49
Il gesto, proposto col titolo Il silenzio di Longhi, scioglieva fisicamente la lunga storia d'amore con l'altrove, con l'altro da sé 'bravo a scuola', e apriva una nuova fase: l'acquisto della totalità delle azioni dell'azienda di famiglia, Laros, dove A. si è impegnato a lavorare da allora insieme col suo compagno, Walter Sala, imprenditore arricchito dagli studi di politica internazionale, e padre con lui di Liam e Milagros Agosti Sala, nati a Portland (Oregon) nel 2015.
Attualmente A. ha insegnato a Brera per più di trent'anni (oltre ai già citati, tra i suoi allievi ricordiamo l'illustratore Angelo Ruta, il regista cinematografico Alessandro Leone, il poeta Dome Bulfaro, la pittrice coreana Minjung Kim, Luca Bertolo docente a Bologna, Nicola Trezzi direttore del Center of Contemporary Art di Tel Aviv).
Ha donato all'Accademia diverse migliaia di volumi che costituiscono un fondo a lui intitolato.
L'interesse per la musica americana gli ha fatto produrre a Brera una versione di West Side Story per pianoforte e percussioni50, seguita dalla prima esecuzione italiana di Show Boat di Jerome Kern proposta al Pim Off di Milano nel 201551.
Lo sviluppo di queste suggestioni si trova nel libro di prossima pubblicazione per la collana Le Sfere (Ricordi): L'isola delle sirene. Gay culture e american musical da Busby Berkeley a Betty Grable.
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