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La Geènna (o Gheènna o Gehènna) è una valletta scavata dal torrente Hinnom sul lato meridionale del monte Sion; il nome deriva dall'ebraico gē-hinnom che significa, appunto, 'valle dell'Hinnom'.[1] Il Sion è il rilievo montuoso sul quale la città di Gerusalemme è stata fondata ad opera del popolo dei Gebusei; il re Davide la conquistò e ne fece la propria capitale. Attualmente la valle è tutta edificata.
Nella valle dell'Hinnom i re di Giuda Acaz e Manasse avrebbero praticato il culto del dio Moloch, al quale, dopo essere stati sgozzati, venivano bruciati in olocausto i bambini[2] (2 Cronache 28,1-3[3]; 33,1-6[4]; Geremia 7,31-32[5]; 32,35[6]): per bocca del profeta Geremia, Dio preannunciò che nella valle dell'Hinnom, dove venivano immolati e bruciati bambini, sarebbero, invece, stati bruciati in massa i cadaveri dei giudei sconfitti in guerra (Geremia 7,32-33[7]; 19,2-11[8]).
Il re Giosia volle allora sopprimere sul proprio territorio ogni tipo di devozione non diretta a YHWH; per impedire che in futuro si continuassero pratiche simili, fece distruggere il luogo in cui si praticava il culto idolatrico (23,10[9]) e ne fece più propriamente una discarica di immondizie, dove bruciava un fuoco continuo. Quanto dichiara la Bibbia a proposito della Geenna concorda con l'idea tradizionale di fonte rabbinica e di altre fonti: la valle di Hinnom diventò il luogo adibito all'eliminazione dei rifiuti di Gerusalemme.
Di qui, per similitudine, la Geenna è passata a rappresentare l'Inferno, un luogo di punizione, dove il fuoco brucia i peccatori. Questo è propriamente il significato che viene attribuito a questa parola in tutto il Nuovo Testamento; a volte essa viene tradotta proprio con la parola inferno in alcune versioni della Bibbia ma, più spesso, è lasciata invariata.
Questo nome ricorre 12 volte nel testo greco della Sacra Scrittura, in cui s'impiega, con accezione equivalente, anche il termine greco Ades:
Anche Gesù Cristo associò il fuoco con la Geenna (Matteo 5,22[31]; 18,9[32]; Marco 9,47-48[33]), come fece anche il discepolo Giacomo (Giacomo 3,6[34]), l'unico autore neotestamentario ad aver usato questo termine oltre a Matteo, Marco e Luca (i tre sinottici).
Alcuni esponenti all'interno delle classi degli scribi e dei farisei erano considerati iniqui nell'applicazione della Legge e perciò potenzialmente «soggetti alla Geenna», in accordo con l'uso rabbinico del termine (Matteo 23,13-33[35]).
Nella Mishnà e nel Talmud la valle sarà il luogo della distruzione dei malvagi nel giorno della risurrezione dei morti.
Anche nell'Islam s'afferma che Allah condannerà i non credenti e i peccatori alle sofferenze della Geenna dopo la morte e il Giudizio universale.[44]
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