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La Fraschetta è una subarea storico-geografica della piana di Alessandria nel territorio piemontese della bassa pianura padana occidentale.
«Aldilà dei monti, c'è una terra piana e verde, coperta da frasche di bosco, abitata da uomini forti, domatori e allevatori di cavalli.»
Fraschetta | |
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Scorcio del paesaggio tipico della Fraschetta tra San Giuliano Nuovo e San Giuliano Vecchio | |
Stati | Italia |
Regioni | Piemonte (AL) |
Territorio | Cascinagrossa Castelceriolo Litta Parodi Lobbi Mandrogne San Giuliano Nuovo San Giuliano Vecchio Spinetta Marengo |
Superficie | 86,668 km² |
Abitanti | 16,500 (30 settembre 2013) |
Densità | 188 ab./km² |
Lingue | italiano dialetto alessandrino dialetto tortonese |
Fusi orari | UTC+1 |
Nome abitanti | fraschettani[1] |
Come trascritto nella citazione iniziale, il primo a denominare l'area fu Strabone, geografo greco vissuto tra il 60 a.C. e il 23 d.C.. Terminati i suoi studi a Roma iniziò i suoi viaggi nell'Impero per testimoniare ogni sua visita e all'interno del settimo libro della sua opera intitolata Geografia" descrive la Fraschetta come nel testo citato in questa pagina: «Al di là dei monti, c'è una terra piana e verde, coperta da frasche di bosco, abitata da uomini forti, domatori e allevatori di cavalli». Quella terra di cui scrive Strabone, coperta di frasche di bosco, era la Fraschetta, un'antica foresta di latifoglie, costituita da frassini, olmi, ontani, querce, e pioppi neri.
La Fraschetta si trova nella provincia di Alessandria ad est dell'omonimo capoluogo ed abbraccia al suo interno gli otto sobborghi del Comune di Alessandria[2]:
La Fraschetta confina a nord con i comuni di Piovera e Sale, ad est con Tortona, a ovest con Frugarolo e Bosco Marengo, a sud con Pozzolo Formigaro.
Si può notare dalle mappe che la zona descritta è di colore rosso a causa della composizione prettamente argillosa del terreno, caratteristica principale che contraddistingue tutto il centro della regione. Come più avanti verrà descritto la composizione del terreno ha favorito e sviluppato la costruzione delle case utilizzando, appunto, la terra. L'area alessandrina della Fraschetta è quella dove si trova la maggior concentrazione di edifici in terra cruda posata con la tecnica della compressione in casseri o pisé.
La Fraschetta si trova nel cuore di una più ampia pianura alessandrina, che si estende dai piedi delle colline pre appenniniche di Gavi sino al fiume Po. I limiti idrografici della piana sono definiti a sud dal torrente Lemme (parzialmente) e dal territorio di Novi Ligure, ad est dal fiume Scrivia, ad ovest dal torrente Orba, dal fiume Bormida (fiume) e dal fiume Tanaro, a nord dal Po nel tratto tra la confluenza con il Tanaro e lo Scrivia.
La Fraschetta, e più in generale tutta la pianura alessandrina orientale, è il risultato di numerose antiche alluvioni dello Scrivia. Dalle mappe si evince la forma triangolare dell'area del conoide di deiezione (conoide alluvionale) con alla base del triangolo una linea immaginaria che corre dalle colline tortonesi, a est, fin verso le colline di Montecastello, a ovest. Il vertice di questo triangolo è rappresentato da Novi Ligure. L'antico corso del fiume piegava a sinistra, mischiandosi più a nord con l'Orba, la Bormida e il Tanaro. La situazione di apparente acquitrino ha dilagato nella pianura prima di fermarsi davanti alle colline di Tortona. Questa tipologia di decorso è confermato dalle curve di livello dei 140, 135, 130 m s.l.m., con ampio arco verso nord-ovest che indica appunto l'antica via dello Scrivia. L'andamento della fiumara quaternaria verso il Tanaro è pure confermato dal conoide, visibile sulla mappa, sopraelevato rispetto al piano generale della pianura su cui si collocano: Novi Ligure (199 m s.l.m.), Basaluzzo (149 m s.l.m.), Fresonara (143 m s.l.m.), Pozzolo Formigaro (172 m s.l.m.), Bosco Marengo (121 m s.l.m.), Frugarolo (115 m s.l.m.).
Una mappa militare del XX secolo divide la Fraschetta in cinque terrazze:
Nella Fraschetta l'impianto centuriale si fonda essenzialmente su di un asse primario da nord a sud (grossomodo da Sale a Basaluzzo) di circa 25 km. L'asse appena descritto, almeno per la parte ancora percettibile e riscontrabile sulle cartine IMG in scala 1:25.000, ha una lunghezza di circa 17 km. Assolutamente rettilineo, copre di fatto l'area pianeggiante compresa tra il Po, il Tanaro, lo Scrivia e l'Orba. Dalla zona di Sale raggiunge San Giuliano Nuovo e, dopo un'interruzione di circa un paio di chilometri, riprende a San Giuliano Vecchio per terminare sulla ex strada statale 35 dei Giovi Alessandria-Pozzolo Formigaro.
Qui di seguito i principali corsi d'acqua che delimitano e attraversano la Fraschetta:
Le escursioni termiche della temperatura che si registrano nella Fraschetta sono significative: si passa da punte di -10/15 °C in inverno per arrivare a occasionali picchi di +35/40 °C durante l'estate. Generalmente le stagioni hanno un carattere ben delineato: si presentano inverni rigidi ed estati torride.
Durante il periodo invernale spira frequentemente una ventilazione nordorientale dovuta al frequente instaurarsi di aree di bassa pressione sul vicino mar Ligure. All'inizio della primavera e in autunno possono avvenire intense irruzioni di fohn appenninico che si presenta molto intenso e rafficoso. Durante la primavera e la prima parte di estate si hanno sovente irruzioni di un vento di caduta appenninico detto "marino" che favorisce l'abbassamento dell'umidità e allontana verso nord le precipitazioni piovose. Questo tipico evento è solitamente associato al fenomeno della maccaja al di là dello spartiacque appenninico, ed è possibile prevederne l'arrivo in quanto si possono vedere le nebbie che si accumulano sui monti del versante Ligure dell'Appennino. Durante l'estate si possono avere giornate umide ed afose, favorendo la schiusa di miliardi di larve di zanzara, presenti nei vicini rii e canali di irrigazione del mais, vera e unica fastidiosa calamità estiva. Talvolta i venti sono forti, nonostante non causino danni agli edifici, raggiungendo come velocità massima gli 80 km/h, in special modo in primavera-estate.
Le precipitazioni sono comprese tra i 900/1000 mm annui dei distretti più prossimi ai rilievi appenninici e i 600/700 mm delle aree settentrionali, su un totale medio annuo di 30/40 giorni con precipitazioni. I valori medi mensili più elevati si riscontrano nel mese di ottobre e novembre (circa 80/90 mm.) e nel mese di aprile (70 mm.); i valori medi minimi si registrano in estate. La primavera e il tardo autunno si confermano le stagioni più piovose. In autunno e inverno è frequente la nebbia. Durante la stagione invernale cadono mediamente tra i 50 e i 100 cm complessivi di neve con andamento decrescente da sud verso nord. La nevosità invernale è soggetta a notevoli variazioni tra i vari anni e si conferma comunque in calo come in tutta l'Italia settentrionale.
I valori oscillano tra l'8 e il 100 (%) di umidità relativa con valori massimi concentrati in autunno-inverno.
I valori barometrici oscillano tra i 981 e i 1030 Mbar.
I valori si aggirano tra i 350 W/m 2 (inverno) e i 1295 W/m 2 (estate). Si tratta di una delle aree più soleggiate dell'Italia settentrionale, ciò ha favorito l'insediamento di numerosi campi fotovoltaici per la produzione di energia elettrica.
La terra tipicamente rossa ospita una macchia costituita prevalentemente dal gelso bianco, dal gelso nero (muróu-murón in dialetto alessandrino), dalla robinia (rubelia in dialetto alessandrino) e Prunus brigantiaca (marmòta in dialetto alessandrino). In antichità la Fraschetta era decisamente diversa rispetto alle condizioni del XXI secolo, la vegetazione si presentava fitta ed estesa.
Per secoli le popolazioni della regione si prodigarono con fatica a disboscare, per immettere nuove coltivazioni di frutti e ortaggi e, con l'arrivo dei Celti, di orzo. L'attività di disboscamento fu massiva a tal punto da rendersi necessario il rimboschimento. Dal III-IV secolo cominciò l'opera di piantumazione scegliendo il gelso nero che si affiancò a quello bianco. Il gelso, con una vita media di circa cento anni, era segno di ricchezza per cui tra le cascine esisteva una sorta di gara di predomino per possederne un numero sempre maggiore rispetto alle altre[4]. Sino agli anni cinquanta del XX secolo il gelso ha offerto molteplici risorse, da combustibile per riscaldare e cucinare[5] fino al fogliame che era utilizzato per l'allevamento dei bachi da seta.
Il patrimonio faunistico della zona è stato limitato dal forte impatto antropico rispetto alle potenzialità tipiche delle zone limitrofe dove le modificazioni dirette ed indirette non sono state drastiche. L'insediamento urbano di tipo residenziale e i numerosi insediamenti industriali e produttivi, i nuclei urbani sparsi, il considerevole sviluppo della rete stradale e ferroviaria, l'agricoltura intensiva praticata, hanno ridotto moltissimo gli habitat di potenziale insediamento della maggior parte delle specie animali. Se ne avvantaggiano ovviamente specie più antropofile. È da notare d'altro canto che alcuni uccelli e piccoli mammiferi trovano proprio nei campi coltivati un'interessante opportunità alimentare, utilizzando le varie colture ed i prati come pastura (ambienti trofici).
Anche la rete idrica superficiale risulta piuttosto ridotta e non più integra negli elementi paesaggistici e geomorfologici (naturalità, sviluppo ed integrità delle sponde) e di interesse faunistico. Attorno a questi esistevano microambienti molto vari per quanto riguarda la fauna minore. Sia nei campi che lungo i corsi d'acqua l'intenso uso dei diserbanti, antiparassitari e concimi chimici, ha contribuito al degrado, ed in qualche caso alla scomparsa di interi popolamenti animali. Gli ambiti di vegetazione naturale o seminaturale in grado di ospitare specie animali vertebrate, appaiono circoscritti, limitati alle aree cespugliate, ai filari di alberi (esclusi quelli lungo le strade a maggior traffico) o ad alcuni giardini privati. La occasionale presenza di fauna selvatica è comunque legata, in zone poco distanti da quelle considerate, alla presenza di ambienti di insediamento che presentano un maggior grado di naturalità e risultano complessivamente meno turbati (ad esempio macchie boscate e cespugliate, canali e corsi d'acqua).
Potenzialmente l'area è abitata da volpi, lepri, donnole, faine, scoiattoli ed altri piccoli roditori, chirotteri, insettivori che si possono ancora trovare nelle limitate aree boscate. Sono presenti numerose specie di uccelli nidificanti, mentre si evidenzia in zona la presenza di mammiferi di piccola taglia a livello del terreno. Degni di nota sono il riccio, il ghiro, la lepre la cui presenza viene mantenuta con annuali ripopolamenti, scarse sono invece le lepri di cattura. Accertata la presenza del coniglio selvatico, incerti il tasso e la volpe. Lungo i fossi d'acqua si può trovare fra i rettili la biscia dal collare e tra gli anfibi la rana temporaria. Numerosi gli Insetti che si inseriscono nell'ambiente con i loro cicli vitali talvolta sconvolti dalle pratiche agricole e dagli insetticidi.
Località | Abitanti[6] |
---|---|
Cascinagrossa | 896 |
Castelceriolo | 1.707 |
Litta Parodi | 1.211 |
Lobbi | 962 |
Mandrogne | 1.686 |
San Giuliano Nuovo | 1.066 |
San Giuliano Vecchio | 1.714 |
Spinetta Marengo | 7.258 |
Totale | 16.500 |
Fin dai tempi di Strabone[7] questo lembo di terra veniva definito bosco o frasca, ed in seguito lo si può trovare denominato, almeno in parte, bosco di San Giuliano[8]. Prima che Alessandria con la Fraschetta passassero sotto il dominio dei Savoia per effetto del trattato di Utrecht, tutta l'area è stata territorio dei Visconti e degli Sforza poi. Alcune famiglie nobili alessandrine si divisero il territorio della Fraschetta, tra di esse si ricorda la famiglia dei Ghilini che ebbe fin dal XII secolo giurisdizione e possedimenti. Francesco Guasco di Bisio, nelle sue Tavole Genealogiche[9], definisce Gherardo I Ghilini - capostipite della famiglia presente negli atti di fondazione della città di Alessandria nel 1168 - Signore di Marengo e Sezzè nel XII secolo.
La Fraschetta fu teatro di una delle più importanti battaglie dell'era moderna, la Battaglia di Marengo. La battaglia fu combattuta il 14 giugno 1800 nel corso della seconda campagna d'Italia, durante la guerra della seconda coalizione, tra le truppe francesi dell'Armata di riserva, guidate dal Primo console Napoleone Bonaparte e l'esercito austriaco comandato dal generale Michael von Melas. La battaglia fu combattuta a est del fiume Bormida nei pressi dell'attuale Spinetta Marengo. Lo scontro iniziò il primo mattino con l'attacco a sorpresa degli austriaci che mise in grave difficoltà Bonaparte; le truppe francesi dopo una strenua resistenza sembrarono condannate alla disfatta; quando la sconfitta appariva inevitabile l'arrivo nel pomeriggio dei reparti di rinforzo guidati dal generale Desaix permise a Bonaparte di contrattaccare e sbaragliare il nemico.
Alla fine della giornata il Primo console aveva concluso la battaglia con una grande vittoria e l'esercito austriaco era in rotta a ovest della Bormida; il giorno seguente il generale von Melas chiese un armistizio. Nella fase culminante della battaglia il generale Desaix era stato mortalmente ferito.
La battaglia divenne subito uno degli eventi più importanti della leggenda napoleonica ed ebbe un'influenza decisiva dal punto di vista militare, ripristinando il predominio francese in Italia, e dal punto di vista politico, consolidando definitivamente il prestigio e il potere del Primo console Bonaparte in Francia.
Dal 1802 al 1814 il territorio divenne uno dei dipartimenti del Primo Impero francese. La fraschetta, dall'11 settembre 1802 dunque, assunse il nome di Dipartimento di Marengo per commemorare la battaglia del giugno del 1800. Il dipartimento fu creato quando Napoleone Bonaparte occupò il Piemonte annettendolo alla Repubblica Francese; la capitale era Alessandria. Comprendeva inizialmente i territori delle ex province piemontesi di Alessandria, Casale Monferrato, Tortona, Voghera e Bobbio. Nel 1805, dopo l'annessione della Repubblica Ligure e la creazione del dipartimento di Genova cui vennero unite Voghera, Bobbio e Tortona, il suo territorio fu rimaneggiato con l'acquisizione di Asti, già inclusa nel dipartimento del Tanaro. Il dipartimento fu eliminato dopo la sconfitta di Napoleone nel 1814.
La Fraschetta è caratterizzata da una notevole quantità di stabilimenti industriali. I principali sono:
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La posizione centrale della Fraschetta rispetto ai tre grandi centri (Torino, Milano, Genova) che segnano i vertici del cosiddetto triangolo industriale, ha permesso lo sviluppo di un'articolata rete stradale. Vi è un'antica struttura centuriata che in gran parte è stata inglobata nell'odierno reticolo, mantenendo così ancora vivo il senso della centuriazione romana. Qui di seguito l'elenco delle principali direttrici viarie:
La Fraschetta è attraversata dalla rete ferroviaria della linea Alessandria-Piacenza e ha due stazioni che servono l'area:
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