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Francesco Tirelli
abate italiano (1719-1792) Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
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Francesco Tirelli, Monsignore, noto anche con lo pseudonimo di Tesillo (Guastalla, 3 ottobre 1719 – Guastalla, 5 agosto 1792), è stato un abate italiano, noto per il suo impegno nel difendere l’autonomia ecclesiastica della diocesi di Guastalla e per la sua attività culturale..

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Biografia
Riepilogo
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Storia di Famiglia
La famiglia Tirelli trae le sue origini da Desenzano del Garda, dove nel Cinquecento figurava tra le nobili famiglie della città. Sul finire del secolo, Ferrante II Gonzaga, duca di Guastalla, invitò Giambattista Tirelli a stabilirsi nella sua residenza, offrendogli cittadinanza e privilegi. Un secolo più tardi, il 27 gennaio 1696, Giulio Tirelli e i suoi discendenti furono insigniti del titolo marchionale da Francesco Farnese, duca di Parma, Piacenza e Castro, in riconoscimento dei servizi resi alla corte e al bene pubblico. Nel 1800 Francesco Tirelli, in occasione delle nozze con la marchesa Barbara Malaspina di Olivola, si trasferì a Parma, dove nel 1816 ricoprì la carica di Ciambellano di Corte della duchessa Maria Luigia e nel 1825 divenne Consigliere di Stato onorario, mentre la moglie fu Dama di Corte. Ancora nel 2015 risultavano viventi il marchese Angelo Tirelli e Francesca Tirelli, figlia del marchese Alessandro, deceduto nel 2006.[1]
Infanzia
Francesco Tirelli, nacque a Guastalla il 3 ottobre 1719. Ancora fanciullo fu inviato insieme ai fratelli al Collegio dei Nobili di Parma, dove maturò la propria vocazione religiosa. Nel marzo 1735, quindicenne, vestì l’abito talare. Proseguì gli studi di Diritto Canonico e Civile a Reggio Emilia, conseguendo nel giugno 1740 la laurea magna cum laude et summo honore.
Sacerdozio
Il 26 settembre 1743, a soli ventitré anni e grazie a una dispensa concessa da papa Benedetto XIV, fu ordinato sacerdote dal vescovo di Reggio. Resosi economicamente indipendente grazie a una parte del patrimonio paterno, a ventisei anni fu nominato coadiutore dell’abate di Guastalla, allora assente, grazie al diretto interessamento di Eleonora Carlotta d’Holstein, moglie del duca Giuseppe Maria Gonzaga.[2]
Al suo arrivo trovò una situazione ecclesiastica complessa: sebbene la diocesi di Guastalla godesse dell’antico privilegio di essere direttamente soggetta alla Santa Sede, il vescovo di Reggio ne contestava l’autorità. Non tollerando tale ingerenza, il giovane monsignore Tirelli ricorse al pontefice e si recò più volte a Roma, dove intrecciò relazioni con numerosi cardinali.
L'ufficio di abate

Alla morte dell’abate, nel 1755, Tirelli entrò formalmente in possesso dell’abbazia e continuò a perorare la causa dell’indipendenza della diocesi presso la burocrazia pontificia. Dopo quasi vent’anni di dispute e grazie anche al prezioso sostegno della principessa Teodora d'Assia-Darmstadt, vedova del duca Antonio Ferdinando Gonzaga, il pontefice Clemente XIV riconfermò l’autonomia della chiesa di Guastalla, sancendone la dipendenza diretta dalla Santa Sede con giurisdizione quasi vescovile.
Nella Pasqua del 1774 l’abate, insieme al clero e al popolo, innalzò un solenne inno di ringraziamento per il riconoscimento dell’antico privilegio, che restituiva alla chiesa di Guastalla il suo onore e la sua dignità spirituale.
Negli anni seguenti Tirelli si dedicò con zelo all’abbellimento della chiesa e alla tutela dell’integrità della fede e dei costumi. Favorì inoltre lo sviluppo delle varie comunità religiose presenti nel territorio.
Nel 1775 ebbe l’onore di ospitare, nella sua casa signorile di campagna e nel palazzo privato (corredato di una pregevole galleria di quadri comprendente opere di artisti come il Guercino, Guido Reni, il Veronese e il Correggio) il duca Ferdinando di Borbone e la consorte Maria Amalia.
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Attività letteraria
Come pastore arcade, con il nome di Tesillo, Francesco Tirelli compose sonetti e poesie d’occasione, distinguendosi per eleganza e finezza di stile.
Fu inoltre nominato accademico d’onore della Nuova Accademia Reale di Mantova, a riconoscimento della sua attività letteraria e culturale.
Note
Bibliografia
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