Flegias

re dei Lapiti nella mitologia greca e traghettatore dell'inferno dantesco Da Wikipedia, l'enciclopedia libera

Flegias

Flegias (in greco Φλεγύας Phlegýās) è una figura della mitologia greca, citata anche da Dante nel Canto VIII dell'Inferno.

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Fatti in breve Nome orig., Caratteristiche immaginarie ...
Flegias
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Flegias traghetta Dante e Virgilio, vetrata ottocentesca del Museo Poldi Pezzoli, Milano
Nome orig.Φλεγύας
Caratteristiche immaginarie
Speciesemidio
Sessomaschio
Luogo di nascitaTessaglia
Professionere dei Lapiti
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«"Or se’ giunta, anima fella!".»

Genealogia

Flegias è indicato come figlio di Ares e di Crise (figlia di Almo), da Pausania[1], o di Ares e Dotis (altrove sconosciuta) dallo Pseudo Apollodoro[2]. Secondo quest'ultimo autore non ebbe figli[3], mentre altrove è indicato come padre di Coronide, amata da Apollo, e di Issione[4]. Secondo una versione, la sposa di Flegias e madre di Coronide fu Cleofema, a sua volta figlia della musa Erato e del mortale Malo.[5]

Nella mitologia antica

Flegias fu re dei Lapiti, una popolazione della Tessaglia, ma secondo Pausania successe a Eteocle come re di Orcomeno, in Beozia, e fondò nei paraggi una città a cui diede il suo nome[6].

Per vendicare la morte della figlia Coronide, uccisa da Artemide su ordine di Apollo, Flegias tentò di incendiare il tempio del dio a Delfi, uno dei santuari più importanti della Grecia: per questo affronto Apollo, dopo averlo crivellato di frecce, lo scaraventò nel Tartaro e lo condannò a stare per l'eternità con un enorme masso sempre sul punto di cadergli addosso. La sua storia è narrata nell'Eneide e nella Tebaide di Stazio.

Un altro mito racconta che venne ucciso dai re di Tebe Lico e Nitteo.

Nell'arte

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La barca di Dante, Eugène Delacroix (1822), Flegias è raffigurato di tergo con un remo in mano.

Viene rappresentato da Eugène Delacroix nel celebre dipinto La barca di Dante (1822), di schiena mentre è intento a traghettare i due poeti al di là dello stige.

Nella Divina Commedia

Nell'ottavo canto dell'Inferno Dante e Virgilio si trovano davanti alla palude dello Stige, dove sono puniti gli iracondi e gli accidiosi: qui ricevono aiuto da Flegias, le cui sembianze e il cui vero ruolo sono taciuti.

Se sembra improbabile che sia un traghettatore per i peccatori di passaggio ai cerchi inferiori, essendovi le anime spedite direttamente da Minosse dopo il suo giudizio, potrebbe essere colui che getta i peccatori nella palude; in ogni caso Dante si preoccupa solo di citare la sua sovreccitazione, testimoniata dalle sue grida sia all'arrivo che alla discesa dei due poeti sulla sua barca.

Etimologia del nome

Il nome Flegias indica un avvoltoio dal piumaggio rosso e richiama il termine greco "phlego" e il termine latino "flagro", tradotti entrambi come "incendio": questa derivazione e la storia stessa del personaggio lo rendono appunto emblema di un'ira fulminea e deflagrante.

Note

Bibliografia

Altri progetti

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