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scrittore, critico letterario e biografo italiano (1882-1960) Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Ettore Allodoli (Firenze, 6 febbraio 1882 – Firenze, 26 maggio 1960) è stato uno scrittore, critico letterario, biografo e pubblicista italiano.[1]
Scrittore, critico letterario e biografo. Nato a Firenze il 6 febbraio 1882, si laurea in lettere presso l'Istituto di studi superiori della sua città d'origine e si dedica all'insegnamento. Dal 1940 è titolare della cattedra di letteratura italiana presso la facoltà di architettura dell'università di Firenze. Legato da grande amicizia a Giovanni Papini, è da quest'ultimo spinto, a soli sedici anni, a pubblicare una antologia di letteratura portoghese (1898) e quindi una storia della letteratura giapponese (1905).
Curatore di molte edizioni di testi classici della letteratura italiana, nel 1921 pubblica la sua prima opera di narrativa, "Il domatore di pulci e altri fatti della mia vita", a cui seguono altri testi sempre di narrativa, tra cui Amici di casa (1923), Novelle morali (1923), Racconti di Vallombrosa (1950). È anche autore di numerosi libri per ragazzi, come Il ragazzo risuscitato, 1923, A guisa di stella, 1926, Il castello di Atlante, 1933, ecc.[2]
Allodoli ha pubblicato anche manuali e testi scolastici. Dell'intellettuale fiorentino si ricordano molti volumi di biografie di personalità di primo piano della storia e dell'arte italiana, come Michelangelo, Cellini, Giovanni dalle Bande Nere, Francesco Ferrucci, Savonarola, i Medici. Sul versante della critica letteraria, ha scritto articoli, monografie e curato edizioni di Boccaccio, Michelangelo, Aretino, Doni, Celio Malespini, John Webster, Giambattista Andreini, i poeti burleschi del Seicento, Dati, Gigli, Antonio Malatesti, Metastasio, Alfieri, Keats, Foscolo, Vincenzo Monti, Leopardi, Gioberti, Giuseppe Giusti, de Vigny, D'Azeglio, Carducci, Fucini, Pascoli, D'Annunzio. Numerose e intense anche le sue collaborazioni a riviste e giornali, spesso con interventi incentrati sullo studio della lingua e della letteratura italiana. Nel 1939 gli è stato assegnato il premio dell'Accademia d'Italia. Si spegne a Firenze il 26 maggio 1960, a causa di una grave forma di esaurimento nervoso che già lo aveva colpito nel 1944 costringendolo a un lungo ricovero in una casa di cura per malattie mentali.[1]
Il Fondo Allodoli[3], acquistato dal Gabinetto Vieusseux nel 1987, documenta l'attività letteraria e la vita privata e familiare dello scrittore fiorentino. Riordinato è consultabile presso l'Archivio contemporaneo "Alessandro Bonsanti". Gabinetto Vieusseux[3].
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