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personaggio della mitologia greca, figlio di Priamo re di Troia e Arisbe, sua prima moglie Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Esaco (in greco antico: Αἴσακος?, Áisakos; in latino Aesacus) è un personaggio della mitologia greca, figlio di Priamo re di Troia e Arisbe, sua prima moglie[1].
Esaco | |
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Esaco e Sterope in un'incisione | |
Nome orig. | Αίσακος |
Caratteristiche immaginarie | |
Sesso | Maschio |
Luogo di nascita | Troia |
Secondo Apollodoro, Esaco (come i fratellastri Eleno e Cassandra) aveva il dono della veggenza, in particolare era noto per l'interpretazione dei sogni che aveva ereditato dal nonno materno Merope[2].
Per la maggior parte delle fonti, tra cui le Metamorfosi di Ovidio, Esaco era il primogenito del re Priamo e l'unico figlio che il re ebbe dalla sua prima moglie Arisbe[1], secondo altri la madre di Esaco sarebbe stata la ninfa Alessiroe figlia del fiume Granico.
Prima della nascita di Paride, Ecuba sognò di generare una fascina di legna piena di serpenti, di svegliarsi e gridare che Troia era in fiamme. Priamo subito consultò Esaco per comprendere quel sogno, egli esclamò: "Il bimbo che sta per nascere sarà la rovina della nostra patria! Ti supplico di liberartene!".
Pochi giorni dopo Esaco fece una nuova profezia: "Le principesse troiane che partoriranno oggi dovranno essere uccise e così i loro figli!" e Priamo uccise così sua sorella Cilla e il figlio di lei Munippo, nato quella mattina.
Anche Ecuba partorì quel giorno suo figlio ma Priamo non li uccise.
Esaco era perdutamente innamorato di Sterope, figlia del fiume Cebreno che morì morsa da un serpente. Esaco non riuscì a darsi pace e cercò più volte la morte, senza trovarla, gettandosi in mare da un'erta rupe.
Alla fine, mossi a compassione gli dei lo tramutarono in uno smergo, uccello che può abbandonarsi alla sua ossessione, senza offendere il creato.
Secondo altre tradizioni, Esaco partecipò alla guerra di Troia: ebbe modo di distinguersi in battaglia, ma venne ucciso per mano di Agamennone[3][4].
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