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personaggi della mitologia greca, figli dei Sette contro Tebe Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Gli Epigoni, figure della mitologia greca, sono i figli dei sette capi che combatterono contro Tebe (vedi I sette contro Tebe).
Il nome "epigoni", dal greco ἐπίγονος ("nato dopo"[1]), significa "coloro che vennero dopo", ossia una generazione successiva (non necessariamente quella subito dopo la prima). Il termine "epigono" conserva, in italiano, il significato di "continuatore"/"imitatore"[2]. Del mito degli epigoni esiste anche la tragedia chiamata appunto Gli Epigoni di Sofocle.
Secondo Apollodoro gli Epigoni furono: Anfiloco e Alcmeone (figli di Anfiarao), Egialeo (figlio di Adrasto), Diomede (figlio di Tideo), Promaco (figlio di Partenopeo), Stenelo (figlio di Capaneo), Tersandro (figlio di Polinice), Eurialo (figlio di Mechisteo)[3].
Dieci anni dopo la vicenda dei loro padri, per vendicarne la morte, gli Epigoni ripresero la guerra contro Tebe, guidati da Alcmeone o da Adrasto. Cominciarono col saccheggiare i villaggi attorno alla città, provocando l'intervento dei tebani che, guidati dal re Laodamante, furono sconfitti. Nella battaglia morì Egialeo ucciso da Laodamante che a sua volta fu ucciso da Alcmeone.
Sono detti epigoni (greco: Επίγονοι, Epigonoi, "discendenti"), nella storia ellenistica, i figli e i discendenti dei diadochi (i generali macedoni che alla morte di Alessandro Magno, nel 323 a.C., si contesero il controllo del suo impero).[5]
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