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Emmanuelle Marie Charpentier (Juvisy-sur-Orge, 11 dicembre 1968) è una biochimica, genetista e microbiologa francese, membro dell'Accademia delle scienze e dell'Accademia delle tecnologie. Nel 2020 ha ricevuto insieme a Jennifer Doudna il Premio Nobel per la chimica "per lo sviluppo di un metodo per l'editing del genoma".[1][2][3].
Emmanuelle Charpentier tra il 1986 e il 1992 studia biologia, microbiologia, biochimica e genetica alla Università Pierre e Marie Curie a Parigi, dove è successivamente anche assistente. Svolge il post-dottorato all'Istituto Pasteur nel 1995-1996 e nel 1996-1997 alla Università Rockefeller di New York. Fino al 2002 è assistente di ricerca e poi ricercatrice associata in laboratori americani.[4] Dopo cinque anni negli Stati Uniti, ritorna in Europa. Dal 2002 al 2004 è a capo di un team di ricerca all'Università di Vienna, dov'è anche Professore invitato. Svolge attività di ricerca e insegnamento presso lo stesso istituto e istituzioni collegate, come l'istituto di ricerca "Max F. Perutz", fino al 2009.[4]
Nel 2009 si trasferisce in Svezia dove è nominata professore associato all'Università di Umeå. Lì è a capo di un gruppo di ricerca che ha collaborato con quello di Jennifer Doudna nella ingegnerizzazione della endonucleasi Cas9, facente parte del sistema batterico di difesa CRISPR. Hanno così proposto per prime, nel 2012, l'uso del sistema CRISPR-Cas9, basato su una guida di RNA sintetico che ne ha semplificato molto l'applicazione, per effettuare il cosiddetto editing del genoma,[5], ricevendo per questo numerosi premi e citazioni.
Co-detentrice di diversi brevetti basati sulla tecnica CRISPR-Cas9, Charpentier è cofondatrice con Rodger Novak e Shaun Foy delle società biotecnologiche "CRISPR Therapeutics" ed "ERS Genomics", che si propongono di applicare tale tecnica in campo biomedico e biotecnologico.[6] Dal 2013 assume incarichi di insegnamento e ricerca in Germania, presso la Medizinische Hochschule di Hannover (MHH) e l'Helmholtz-Zentrum für Infektionsforschung di Braunschweig (HZI).[4] Nel gennaio 2014 è la seconda donna nominata Alexander von Humboldt Professor[7] e divide il suo tempo tra i tre istituti di ricerca di Umeå, Hannover e Brunswick.
Dal 2015 dirige l'istituto di Biologia delle Infezioni della Società Max Planck a Berlino. Dal 2016 è Professore onorario alla Università Humboldt di Berlino.[4] Ha mantenuto fino alla fine del 2017 la sua posizione all'università d'Umeå, dove una nuova donazione da parte delle Kempe Foundations e della Knut e Alice Wallenberg Foundation le ha dato l'opportunità di offrire a giovani ricercatori l'opportunità di lavorare nei gruppi di ricerca del Laboratorio MIMS.[8] Nel 2018 ha fondato un istituto di ricerca indipendente, il Max Planck Unit for the Science of Pathogens.[9] Nel 2020 le viene assegnato il Premio Nobel per la Chimica.[3]
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