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ninfe degli alberi nella mitologia greca Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Le driadi o adriade (in greco antico: Δρυάς, Dryàs) sono figure della mitologia greca.
In origine le driadi erano propriamente le ninfe dei faggi, come rivela il loro nome (dryas, faggio) anche se in seguito il termine è stato utilizzato per indicare tutte le ninfe degli alberi in generale[1].
Le driadi erano ninfe che vivevano nei boschi e ne incarnavano la forza e il rigoglio vegetativo. A differenza delle amadriadi, non facevano corpo con gli alberi, né morivano con essi, ma potevano muoversi liberamente, danzare e unirsi anche con semplici mortali. Venivano raffigurate come belle e giovani donne, con la parte inferiore della persona terminante in una sorta di arabesco che imitava un tronco d'albero: erano delle piante, dunque, solo in parte. La parte superiore evidenziava invece una certa bellezza e solarità. Il loro corpo poteva essere parzialmente ricoperto da sottili vesti, ma il più delle volte preferivano rimanere completamente nude.
«Uscite da' vostri alberi, o pietose Amadriadi, sollicite conservatrici di quelli, e parate un poco mente al fiero supplicio che le mie mani testé mi apparecchiano. E voi, o Driadi, formosissime donzelle de le alte selve, le quali non una volta ma mille hanno i nostri pastori a prima sera vedute in cerchio danzare all'ombra de le fredde noci, con li capelli biondissimi e lunghi pendenti dietro le bianche spalle, fate, vi prego, se non sète insieme con la mia poco stabile fortuna mutate, che la mia morte fra queste ombre non si taccia, ma sempre si estenda più di giorno in giorno ne li futuri secoli, acciò che quel tempo il quale da la vita si manca, a la fama si supplisca.»
«lo spirito silenzioso che abita nella penombra dei boschi e che si avventura non visto tra i campi aperti, gli era apparso improvvisamente come una driade»
«Al passare della nuvola, il carpino tacque. È compagno all’olmo, e nella Nea Keltiké lo potano senza remissione fino a crescerne altrettanti pali con il turbante, lungo i sentieri e la polvere: di grezza scorza, e così denudati di ramo, han foglie misere e fruste, quasi lacere, che buttano su quei nodi d’in cima. La robinia tacque, senza nobiltà di carme, ignota al fuggitivo pavore delle Driadi, come alla fistola dell’antico bicorne: radice utilitaria e propagativa dedotta in quella campagna dell’Australasia e subito fronzuta e pungente alla tutela dei broli, al sostegno delle ripe.»
Le ninfe del frassino sono state differenziate col nome di Meliadi[1], mentre le ninfe associate al melo erano le Epimelidi; quelle a protezione del noce era indicate inizialmente come "Cariatidi" (da cui prese nome l'elemento architettonico della cariatide, la scultura utilizzata come colonna che rappresenta una figura femminile)[1].
Alcuni nomi conosciuti di singole driadi sono:
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